«Voi non siete speciali» Ai ragazzi si insegna così

Diventa un libro il discorso del professore di inglese David McCullough ai diplomati del suo liceo di Boston visualizzato due milioni di volte e che ha sbancato Facebook

«Voi non siete speciali. Vi hanno viziati, coccolati, idolatrati. Ma diversamente da quanto suggeriscono il trofeo che avete vinto a calcio o la vostra splendida pagella, non lo siete. Anche se ci fosse un diplomato su un milione, sareste comunque settemila sulla terra: se tutti siete speciali, non lo è nessuno». Il discorso del professore d’inglese David McCullough ai diplomati del suo liceo di Boston finì su YouTube appena concluso, il 7 giugno 2012. La sera stessa era stato visualizzato 2 milioni di volte e condiviso su centinaia di migliaia di bacheche Facebook. E in pochi mesi è diventato un libro, uscito ora anche in Italia: Ragazzi, non siete speciali! E altre verità che non sappiamo più dire ai nostri figli (Garzanti, 252 pagg., € 15, traduzione di Roberto Merlini). «Ricevetti tonnellate di email, la gente mi fermava per strada, le tv mi invitavano. La mia era una critica da insegnante: negli ultimi anni i miei allievi, spronati da genitori che per la loro formazione investono molto, hanno sempre più difficoltà a valutare i propri talenti, pensano che un master darà loro lavoro e diventano narcisisti, incapaci di gestire l’insuccesso. Ma nessuno si è offeso. Anzi, ho capito che il messaggio ‘‘non siete speciali’‘ generava in tutti un certo sollievo». 

Già, sollievo. Perché «per i ragazzi di oggi essere speciali è una condanna», spiega lo scrittore Francesco Pacifico. «Non c’è scelta: i loro padri l’avevano, tra un percorso sicuro ma poco eccitante e carriere ambiziose ma più precarie. Loro no: anche per fare l’insegnante oggi servono dieci anni di tribolazioni. Così ci si butta, finanziati da genitori ansiosi, su ambizioni spesso fuori misura: regista, diplomatico, fisico nucleare». Al tema Pacifico ha dedicato un romanzo, Class – vite infelici di romani mantenuti a New York (Mondadori, 189 pagg., € 19). Che inizia così: «La realizzazione personale di un giovane borghese non vale il denaro che costa». E racconta le storie (infelici, appunto) di un giovane regista e della moglie, le cui carriere creative sono finanziate da famiglie non miliardarie fino a tardissima età. 
«Credendo di aiutarli, i genitori li caricano di aspettative. E ritardano domande fondamentali: ‘‘ho talento o no? Quello per cui sto studiando mi piace o no?’‘». Non a caso, il manuale Ragazzi, non siete speciali! è dedicato «agli adolescenti, ma soprattutto a mamma e papà. È da loro che nascono moltissime delle ambizioni sbagliate dei ragazzi, e delle loro frustrazioni», spiega McCullough. 

Isabella Milani, docente di italiano, è autrice di un blog per insegnanti: uno dei momenti più rischiosi per gli adolescenti è la scelta delle scuole superiori

E se il docente americano descrive genitori «ossessionati dai voti, pronti a telefonare a casa dell’insegnante per fargli cancellare un’insufficienza per timore che macchi il curriculum del ragazzo», i colleghi italiani raccontano di «mamme che fanno i compiti al posto dei figli, e se chiedo loro perché mi rispondono: era stanco. Se do un sei, mi chiedono perché non sette, in fondo il ragazzo è portato. E così via». A parlare è Isabella Milani, professoressa di italiano in una scuola media e autrice di un fortunato blog per insegnanti (http://bit.ly/milani_scuola). «Ma il momento peggiore è la scelta delle superiori: noi insegnanti diamo consigli, ma in pochi ci ascoltano. Preferiscono mandarli al liceo, a costo che sputino sangue, e protestare anche lì se i voti non sono buoni, piuttosto che scegliere un buon istituto tecnico o professionale dove potrebbero fare, e stare, meglio».

Un errore e che molti pagano con la dispersione o l’abbandono scolastico. «Il 74% delle richieste di consulenza arrivate tra il 2010 e il 2012 sono di studenti liceali che vogliono cambiare percorso», commenta Francesco Dell’Oro, per anni responsabile del Servizio orientamento scolastico al Comune di Milano e autore di vari saggi sul tema. «Molto spesso non hanno scelto loro di andare al classico o allo scientifico. Ma i genitori, che hanno una fede incrollabile nell’iter liceo – università ‘‘concreta’‘ come Economia o Ingegneria – laurea a pieni voti, come carta vincente per trovare lavoro. E sbagliano». Mostra i risultati 2013 dell’indagine Excelsior di Unioncamere, secondo cui le capacità più richieste per un neolaureato sono «lavorare in gruppo» e «attitudini comunicative»: «capacità che un ragazzo sviluppa se studia con piacere e curiosità, non con l’acqua alla gola in un corso scelto ‘‘perché dà lavoro’‘. Magari uno sarebbe un buon chef, e invece passa anni di fatica a studiare da medico». 
O, come i velleitari protagonisti del romanzo di Pacifico, anni di scuole di cinema per poi scoprirsi senza talento. Anche questo è un rischio. «Ma almeno sta seguendo la sua strada», chiosa McCullough. «L’importante è che si trovi un piano B, un’attività con cui mantenere il sogno e che non gli dispiaccia. Se no non diventa adulto». Figlio di uno storico affermato (il premio Pulitzer David McCullough Sr.), da giovane aveva i mezzi economici e il desiderio di fare lo scrittore. Tre romanzi impubblicati – «e impubblicabili, lo ammetto» – più tardi ripiega, senza voglia, sull’insegnamento. «Un lavoro ordinario. Che però mi piacque moltissimo. E non solo: mi ha poi consentito di scrivere un libro, proprio sull’insegnamento. Realizzando, alla fine, il mio sogno da ragazzo». 

Convegno di aggiornamento per Insegnanti di Religione

Traguardi per lo sviluppo e profili di competenza nell’IRC

23-25 marzo 2012.

Istituto Sacro Cuore, Via Marsala, 42, Roma.

 

L’Istituto di Catechetica della Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università Salesiana di Roma promuove un incontro di due giorni con gli Insegnanti di religione di ogni ordine e grado, che avrà luogo a Roma il 23-25 marzo 2012, con sede presso l’Istituto Salesiano S. Cuore in Via Marsala 42.

 

Obiettivo del Corso.

Il tema delle competenze e dei profili fermenta la Scuola attuale: impone una precisa definizione per ciascuna delle discipline

Naturale quindi la tempestiva elaborazione, che impegna la CEI.

Altrettanto urgente la riflessione dell’Istituto di Catechetica che intende promuovere, nella pedagogia specifica ermeneutica, le indicazioni applicative più consone.

Il Convegno si propone come spazio urgente per la riflessione personale e per l’intervento educativo del Docente di Religione Cattolica.

(Testo base: TRENTI Z., Dire Dio. Dal rifiuto all’invocazione, Roma, Armando, 2011).

 

 

PROGRAMMA

 

Sabato, 24 mattino

9.00      Lodi

9,15-10.30:     Prof. Michele Pellerey.

Traguardi per lo sviluppo e profili di competenza nella scuola attuale.

10.30 -11.00 Intervallo

11.00 – 12.30: Prof. Cesare Bissoli.

Le competenze per l’IRC: Le indicazioni CEI.

13.00 Pranzo

15.00 – 16.00: Prof. Sergio Cicatelli.

“Profili degli studenti e competenze prodotte dall’IRC”.

16.30 – 17.00:  Intervallo

17.00 – 17.45: Prof. Wierzbicki Miroslaw.

Competenza nel contesto europeo.

17.45- 18.30:  Prof. Corrado Pastore.

La competenza nell’IRC e l’uso delle fonti bibliche.

 

Domenica 25 marzo

9.00                  Lodi

9.15 – 10 30:  Prof. Zelindo Trenti.

Il linguaggio religioso alla  base della competenza professionale.

11.00- 12.20:  Prof. Roberto Romio.

Traguardi di sviluppo e profili nell’apprendimento: Dimensione didattico-

sperimentale   della competenza.

12.30                Conclusioni e Quadro delle iniziative dell’Istituto.

 

Note

L’Incontro è organizzato ai sensi delle Direttive Ministeriali n. 305 (art. 2 comma 7) del 1 luglio 1996,  n. 156 (art. 1 comma 2) del 26 marzo 1998.

Ai sensi dell’art. 14 comma 1, 2 e 7 del CCNL, rientra nelle iniziative di formazione e aggiornamento progettate e realizzate dalle Agenzie di Formazione riconosciute dal MIUR.

Ai partecipanti sarà rilasciato un attestato di partecipazione.



Note organizzative

 

È richiesta una quota di partecipazione di 55 Euro che può essere versata

Su conto corrente postale N. 99941007 intestato al Pontificio Ateneo Salesiano, Piazza Ateneo Salesiano, 1 – 00139 ROMA

Sul conto corrente Banca Popolare di Sondrio – Piazza Filattiera, 24 – 00139 ROMA intestato al Pontificio Ateneo Salesiano

IBAN: IT62 WO56 9603 2190 0000 1000 X18

(indicare con precisione il nome della/delle persone cui esso si riferisce e la causale del versamento: iscrizione Convegno IdR 24-25 marzo 2012)

Direttamente presso la Segreteria dell’Istituto di Catechetica all’atto dell’iscrizione.

Le iscrizioni al Corso devono pervenire via Fax o Mail entro il 28 febbraio 2012 alla Segreteria dell’Istituto di Catechetica, mediante

  • invio della scheda di iscrizione unitamente alla ricevuta comprovante il versamento della quota di iscrizione (55 Euro)
  • direttamente presso la Segreteria dell’Istituto di Catechetica all’Università Salesiana nei termini indicati
Soggiorno

È possibile ricevere ospitalità presso l’Istituto Salesiano S. Cuore (sede del Convegno), in Via Marsala 42, nei pressi della Stazione Termini.

Si dispone di circa 80 posti fra camere singole e multiple. Le camere singole sono in numero

limitato, perciò l’invito è di scegliere più possibile la sistemazione in camera multipla, indicando eventualmente il compagno/a di camera.

I prezzi sono i seguenti:

–          45 Euro a notte in camera singola

–          40 Euro a notte in camera doppia

–          35 Euro a notte in camera tripla

–          10 Euro ogni singolo pasto per coloro che pernottano

–          15 Euro ogni singolo pasto per coloro che non pernottano.

Nota Importante

Le camere e i pasti si devono prenotare direttamente presso l’ufficio Ospitalità dell’Istituto Sacro Cuore entro e non oltre il 23 febbraio 2012. Anche il pagamento deve essere realizzato presso Il Sacro Cuore.

Mail: sacrocuoreosp@tiscali.it

Tel. 06 49.27.22.88

Fax: 06 – 44.63.352

 

 

Iscrizioni e informazioni

Segreteria Istituto di Catechetica

Università Pontificia Salesiana

Piazza Ateneo Salesiano, 1

00139 ROMA

Tel 06 87290.651; 06 87290808

Fax 06 87290.354

e-mail: catechetica@unisal.it

orario di ufficio:

8-12 Martedì e Giovedì

 

 

SCHEDA DI ISCRIZIONE

 

 

COGNOME  e Nome________________________

 

Nato a______________________il____________

 

Indirizzo_________________________________

 

Tel. + e-mail

 

Grado Scolastico ………………………………

 

Sacerdote       religioso/a       laico  

 

        ha versato la quota di iscrizione di 55  Euro sul ccp 99941007 intestato al Pontificio Ateneo Salesiano, Piazza Ateneo Salesiano, 1 – 00139 ROMA

(indicare con precisione il nome della/delle persone cui esso si riferisce e la causale del versamento: iscrizione Convegno IdR 23-25 marzo 2008)

Sul conto corrente Banca Popolare di Sondrio – Piazza Filattiera, 24 – 00139 ROMA intestato al Pontificio Ateneo Salesiano: IBAN: IT62 WO56 9603 2190 0000 1000 X18

 

firma

 

data

Le competenze dei quindicenni europei

 

Verso Lisbona 2020: il punto su Matematica

 

Sono stati pubblicati nei giorni scorsi, a cura della Commissione europea, due rapporti che raccolgono gli esiti delle ultime rilevazioni internazionali relative alle competenze dei 15enni europei in scienze e in matematica.

Androulla Vassiliou, commissario europeo per l’istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventù, nell’introduzione al volume dedicato alla matematica, sottolinea l’importanza strategica per i giovani di una solida cultura in questo campo, non solo per rispondere ad un interesse personale, ma anche per un utile impiego nel lavoro e nella vita quotidiana.

Il rapporto prende in considerazione l’impatto delle modalità di insegnamento della matematica nei diversi sistemi scolastici, anche con l’intenzione di suggerire una migliore diffusione di buone pratiche a sostegno dei percorsi di insegnamento.

L’Europa assiste ad una costante diminuzione di studenti nelle facoltà matematiche, scientifiche e tecnologiche, oltre al permanere di un annoso squilibrio nel numero di studenti e studentesse frequentanti questo tipo di facoltà.

L’attuale crisi finanziaria rafforza il convincimento che sia di cruciale importanza un’attenzione e una cura crescenti per l’istruzione scientifica e matematica che permetta alle giovani generazioni di affrontare le problematiche future con un sicuro bagaglio di conoscenze.

Il volume ricorda che le rilevazioni internazionali, fin dal 2009, hanno indicato per i 15enni europei scarse competenze matematiche e stabilito, per il 2020, una riduzione nel numero dei ragazzi insufficientemente preparati di almeno il 15%.


tuttoscuola.com venerdì 18 novembre 2011

 

 

Verso Lisbona 2020: il punto sulle Scienze

 

Tra le più recenti pubblicazioni della Commissione europea, va considerata quella che raccoglie in un complesso organico le rilevazioni sulle competenze in Scienze dei 15enni dei 31 Paesi europei solitamente coinvolti nelle rilevazioni internazionali.

L’insegnamento scientifico fa parte delle competenze chiave che debbono possedere i giovani cittadini europei, tuttavia lo studio evidenzia come solo 8 Paesi abbiano delle strategie didattiche nazionali complessive per la promozione di questa disciplina.

Pochi inoltre sono i Paesi che pongono in essere politiche specifiche per equilibrare la percentuale di studenti e studentesse coinvolti negli studi scientifici o per incoraggiarli ad abbracciare carriere scientifico – tecnologiche.

Di contro, si rileva che due terzi dei Paesi che hanno partecipato alle rilevazioni indicano vari soggetti specializzati a livello nazionale in grado di organizzare formazione, aggiornamento per insegnanti e iniziative dedicate agli studenti.

Per quanto riguarda la didattica, tutti i Paesi, Italia compresa, iniziano ad insegnare Scienze con un approccio integrato e multidisciplinare, salvo poi, durante la scuola secondaria di secondo grado declinare l’insegnamento scientifico per singole discipline come la chimica o la biologia.

Un approccio ancora forse troppo strettamente disciplinaristico è presente, in molti casi, anche all’università dove gli studenti hanno maggiore libertà nello scegliere i soggetti all’interno dei programmi di studi.

–>


tuttoscuola.com venerdì 18 novembre 2011

 

una grammatica ‘esistenziale’ per imparare le lingue

una proposta del prof. Bertagna:

 

Secondo recenti ricerche l’85 per cento dei ragazzi italiani tra i 17 e i 23 anni sostiene di sapere l’inglese. E’ una percentuale alta, simile a quella dichiarata dai coetanei tedeschi e polacchi, e più elevata di quella dei giovani spagnoli e francesi.

E’ ben noto tuttavia che alla conoscenza cosiddetta ‘scolastica’ dell’inglese non corrisponde affatto una effettiva padronanza della lingua, e se ne hanno continue riprove in varie circostanze e a vari livelli. Non per nulla le scuole private di lingua inglese sono assai frequentate, e molto diffusi sono anche i corsi in autoistruzione, Cd, video cassette e lezioni online.

Ma perché la scuola italiana, a differenza di quella di altri Paesi, si attesta su livelli di apprendimento – o meglio di padronanza – così modesti?

Secondo Giuseppe Bertagna, che affronta il problema in una intervista a ilsussidiario.net, la ragione di fondo dell’inconsistenza dell’inglese ‘scolastico’ deriva dal fatto che in Italia si è attuata una “politica delle lingue basata più sull’utilità che sulla formatività delle lingue”, mentre “le persone non vivono solo di utilità, ma innanzitutto di verità”, nel senso che “se l’apprendimento della lingua straniera, come qualsiasi altro contributo di insegnamento, non trova un senso proprio nelle motivazioni e nell’interesse di chi apprende, ha vita breve”. Perciò, se si vuole risolvere il problema, “la lingua straniera deve diventare una verità esistenziale, una modalità di rapporto col mondo”.

Ma la scuola non ce la può fare da sola, come l’esperienza insegna. Perciò occorrerebbe varare un piano per incrementare e stimolare, d’intesa con le famiglie, tutte le occasioni di apprendimento esterne alla scuola, dai viaggi agli stage alla Tv e agli altri media. In questo modo “la scuola ricaverebbe spunti per la sua analisi critico-riflessiva, facendo grammatica non solo formale ma esistenziale”.

A ben riflettere la strategia suggerita da Bertagna per l’inglese – una sorta di curricolo integrato tra scuola ed extrascuola – trova punti di analogia e motivazioni non diverse anche per quanto riguarda l’apprendimento delle e attraverso le tecnologie dell’informazione e comunicazione. I ragazzi imparano a usarle, e con quale facilità e rapidità!, perché così soddisfano un loro bisogno esistenziale prima ancora che subire una ‘materia’ scolastica…




–>


tuttoscuola.com

Sperimentazione per la Scuola Primaria

 

 

Avviamo con questo contributo la sperimentazione per la Scuola Primaria.

Abbiamo pensato di iniziare delineando sinteticamente il quadro di riferimento della sperimetazione: La Didattica Ermeneutica Esistenziale (DEE).

Seguiranno nel corso dell’anno alcune Unità di Apprendimento (UdA) costruite, riferendosi a questo modello, da due insegnanti della scuola primaria: Teresa e Sabrina Albertini.

Un gruppo pilota, al quale si può accedere contattando Sabrina e Teresa (sabrinaeteresa@yahoo.it), sperimenterà le UdA  e ne verificherà e valuterà i risultati attraverso una opportuna strumentazione che sarà a suo tempo comunicata.

 

SPERIMENTAZIONE  SCUOLA PRIMARIA

1. LA PRASSI DIDATTICA NELLA PROSPETTIVA ERMENEUTICA ESISTENZIALE

La prassi didattica che si rifà alla prospettiva ermeneutica esistenziale nasce da studi, pubblicazioni, corsi, sperimentazioni, che in questi ultimi decenni hanno impegnato la Facoltà di Scienze dell’Educazione ed in particolare l’Istituto di Catechetica della Pontificia Università Salesiana. [1]

I tentativi di applicazione effettuati, hanno evidenziato una positiva accoglienza e disponibilità, ma anche una difficoltà nella concreta applicazione.  In particolare le difficoltà nascono dall’abitudine a pratiche che si collegano a prospettive pedagogiche acquisite per tradizione e applicate intuitivamente seguendo i risultati di precedenti esperienze.

 

1.1  Progettare nella didattica ermeneutica esistenziale (DEE)

Nella didattica ermeneutica esistenziale (DEE) muta profondamente la prospettiva che ha caratterizzato la programmazione educativa e didattica tradizionale. In linea con le scelte della Riforma, la DEE abbandona la programmazione curricolare, che si proponeva di mediare a livello locale e di classe  la trasmissione dei  contenuti previsti a livello nazionale e pone al centro del processo didattico il soggetto che apprende e l’individualizzazione dei percorsi di apprendimento[2]. La novità nella pianificazione dei processi sta nella progettazione delle esperienze di apprendimento a partire dalla domanda esistenziale del soggetto concreto e non dalla mappa dei contenuti da trasmettere definita dalle discipline di studio. Il pieno successo formativo si raggiunge allora, quando si è data adeguata e proporzionata risposta alle aspettative esistenziali dello studente. Aspettative, attese, domande educative e culturali, spesso inespresse e inconsapevoli, che trovano identificazione e definizione, a partire dal contesto più generale e poi in quello locale e individuale. La progettazione ermeneutica esistenziale fa riferimento ad un quadro che delinea la reale condizione educativa del discente nel particolare momento evolutivo che sta vivendo. Ma non predetermina la successione delle mete educative, didattiche e culturali in modo rigido e simile per tutti gli alunni. Anche se conosce i traguardi e le tappe del processo, essa accoglie la diversità delle situazioni, delle domande, dei percorsi e delle soluzioni in una logica personalizzante per una  “crescita e maturazione della persona in tutti i suoi aspetti e dimensioni”. [3]

Al termine del processo si pone la trasformazione della persona mediante l’acquisizione di nuove competenze. Competenze che vengono acquisite attraverso una prassi didattica centrata su compiti autentici di apprendimento.

Le unità di apprendimento (UA), a partire dagli obiettivi formativi (OF), si strutturano attorno ai compiti di apprendimento e propongono un percorso che tenga presente le attese educative e culturali del discente. Le unita didattiche (UD) tradizionali seguono invece un’altra logica: la logica sistematica e coerente della trasmissione dei contenuti delle aree disciplinari.

Nella DEE  si tratta quindi di selezionare, calibrare e offrire percorsi, proposte di lavoro e materiali adeguati per l’elaborazione delle risposte alle domande educative proprie degli allievi delle diverse età. [4]

 

Nell’attuazione concreta del processo di apprendimento si deve:

–          individuare la domanda educativa dello studente e portarla a consapevolezza,

–          indicare i compiti proporzionati alla condizione e alla domanda del discente,

–          accompagnare e sostenere il processo di elaborazione della risposta.

–          Verificare, attraverso nuovi compiti,  valutare e certificare le competenze raggiunte

 

Gli elementi strutturali della progettazione ermeneutica sono dunque diversi da quelli della programmazione tradizionale.[5] La progettazione ermeneutica è chiamata ad individuare la domanda ed il possibile percorso di elaborazione della risposta e a scandirla in un processo di apprendimento.  In esso troveranno concreta espressione l’OF, le attività, i contenuti, le metodologie, gli strumenti e le modalità di verifica e valutazione adeguati alla situazione del gruppo classe e del singolo alunno.[6]

Se volessimo esplicitare le fasi strutturali della DEE potremmo indicare:

 

Fase ideativa:

individuazione della domanda educativa a partire dall’esperienza dello studente

definizione delle fasi del processo di apprendimento

formulazione del compito unitario di apprendimento e organizzazione del lavoro

individuazione del compito di verifica e dei criteri di valutazione della competenza attesa.

Fase applicativa:

risoluzione del compito di apprendimento, con il sostegno del docente, lavorando in modo collaborativo, sui materiali proposti dal docente o individuati, attraverso la ricerca, dagli studenti.

Fase valutativa:

soluzione del compito di verifica, dei criteri e della scala di valutazione e certificazione della competenza raggiunta.

 

1.2 I passaggi qualificanti della fase ideativa

 

Come abbiamo detto, punto qualificante della DEE è la partenza del processo di apprendimento dalla dimensione esistenziale che caratterizza lo studente nel  particolare momento del suo sviluppo. Il tema che qualifica il processo non può dunque nascere  dal contenuto da trasmettere,  ma deve nascere dalla condizione esistenziale dello studente. Non è comunque facile individuare e precisare  un tema che nasce dal vissuto dello studente. Il processo di individuazione sperimentato in queste anni ci ha portato a definire alcuni passaggi che andiamo ad illustrare:

 

A) individuare e precisare l’area di esperienza

Ogni condizione esistenziale vissuta dallo studente è identificabile  in aree di esperienza[7] che la contraddistinguono (Esempio di aree di esperienza: l’identità, la relazionalità, l’orientamento, la generatività, la sessualità, i valori morali, la maturazione fisica, l’emotività, ecc.). Sono aree molto ampie  all’interno delle quali si può ricondurre l’enorme mole di esperienze che caratterizzano le diverse fasi di sviluppo di uno studente.

L’area di esperienza individuata deve essere, inoltre, meglio precisata con la scelta di uno degli elementi qualificanti che la compongono (per l’area della relazionalità, ad esempio, possibili elementi qualificanti sono: la relazione  di amicizia, nel gruppo dei pari, nelle relazioni familiari, nelle relazioni scolastiche, nelle relazioni istituzionali, ecc.) e che possono meglio identificare la condizione esistenziale vissuta dallo studente.

L’elemento qualificante scelto può essere ulteriormente precisato attraverso la scelta di  modalità concrete di attuazione (ad esempio: in classe, o nel gruppo sportivo, o in parrocchia,  o nel quartiere, o nel  paese, o al muretto, ecc.) Ciò circoscrive ancor di più l’area di intervento e rende più efficace il processo unitario di elaborazione della risposta.

Questa triplice scelta permette di giungere alla individuazione della dimensione antropologica  del vissuto del ragazzo più significativa in quel momento del suo sviluppo. A partire da quella dimensione antropologica potrà essere definito il motivo educativo conduttore unitario dell’intervento didattico disciplinare o interdisciplinare che si esprimerà nel titolo dell’UA.

Naturalmente prima di dare un’ultima definizione al motivo conduttore sarà opportuno effettuare un confronto orientativo con i documenti  normativi della progettazione definiti dalle Indicazioni nazionali.  Il confronto consentirà di verificare la pertinenza dell’area di indagine scelta con il ciclo di studi, l’istituzione educativa (POF) e l’ambito disciplinare (TSC, TC, OA).

 

B) definire le fasi del processo di apprendimento.

Il compito più impegnativo, ma centrale nella fase di ideazione, consiste nel fissare i passaggi del processo di apprendimento che il docente intende far percorrere allo studente. Attraverso questi passaggi di comprensione lo studente sarà accompagnato nel processo che va dall’esplorazione della dimensione esistenziale dell’esperienza alla acquisizione di una più profonda competenza.

La chiara individuazione e definizione di questi passaggi guiderà la determinazione di tutte le ulteriori fasi del processo di apprendimento: l’obiettivo Formativo, gli obiettivi di fase, il compito, la verifica e la valutazione.

 

In quadro di sintesi

I passaggi del processo di comprensione individuato dal docente

–          saranno formulati sinteticamente nell’ obiettivo formativo (OF)

–          verranno indicati analiticamente negli obiettivi di fase che descrivono i successivi passaggi di comprensione necessari per raggiungere l’OF.

–          determineranno la scelta del compito autentico e delle attività da svolgere insieme ai compagni, con il sostegno e lo stimolo del docente

–          guideranno la scelta dei materiali su cui lavorare

–          determineranno la scelta del compito di verifica

–          guideranno la scelta dei criteri di verifica e valutazione

–          troveranno codificazione nella competenza finale acquisita e certificata.

 

1.3 I passaggi qualificanti della Fase applicativa nella DEE

 

La fase preliminare della nascita della domanda

Tutto il processo di ideazione fatto dall’equipe pedagogica e dal docente,  in base ai dati in loro possesso, deve ancora diventare consapevole e motivante per lo studente all’avvio del processo di apprendimento. Il passaggio verso la consapevolezza e la motivazione si realizzerà attraverso provocazioni (esperienze dirette, filmati, immagini, interviste, canzoni, conversazioni cliniche, ecc.) che facciano nascere l’interesse e le domande dello studente.  L’analisi iniziale di esperienze significative ha l’obiettivo di far emergere gli interrogativi nascosti nella dimensione antropologica di partenza. Questa analisi preliminare introduce al compito che lo studente dovrà svolgere nella vera e propria fase operativa del processo di apprendimento. Il docente, in questo momento preliminare, dovrà aiutate gli studenti ad orientare gli interrogativi e mirarli verso l’ OF, che eventualmente potrà essere ancora ulteriormente rettificato, prima di avviare la ricerca per la costruzione della risposta.

 

L‘elaborazione della risposta attraverso un compito di lavoro sulle fonti

La fase applicativa riguarda la concreta realizzazione del processo di apprendimento progettato nella fase ideativa. Essa si incentra nell’esecuzione di un compito autentico di apprendimento.

È attraverso l’esecuzione di precise prestazioni indicate dal compito che si può acquisire una competenza. Il compito consiste sempre in una rielaborazione personale, di materiali pertinenti, selezionati dai docenti, in vista della costruzione di una risposta corretta alla domanda formulata nell’OF. È in questa fase che i contenuti disciplinari danno tutto il loro contributo, depositari di verità garantite dal sapere codificato e dalla tradizione culturale e non possedute dallo studente. Verità però velate, da scoprire,  induttivamente presenti, nelle fonti più autorevoli della tradizione, ma non enunciate in modo deduttivo, manualistico e sistematico. Lavorando sulle fonti con una metodologia ermeneutica lo studente scoprirà quegli elementi di verità che gli serviranno per  costruire la sua risposta.

 

Le caratteristiche del compito unitario d’apprendimento

L’apprendimento è un processo unitario che si realizza attraverso l’esecuzione di un compito. Il compito deve prevedere una serie di attività attraverso cui si consegue l’apprendimento ed è resa  possibile la costruzione della risposta.  Le attività di apprendimento si strutturano in diverse fasi e consistono nel lavoro sui materiali selezionati dal docente in funzione dei passaggi di apprendimento previsti per lo studente nella fase di progettazione. Saranno sempre svolte con la guida, il sostegno, il consiglio del docente che affiancherà lo studente in tutte le fasi di svolgimento. Il compito può prevedere momenti di introduzione, spiegazione,  ma consisterà fondamentalmente nel lavoro collaborativo, a casa e in classe, degli studenti,  non esclusi  momenti di lavoro individuale.

L’indicazione chiara e precisa delle prestazioni che gli studenti dovranno dare, permette di porre in relazione la dimensione esistenziale iniziale, con l’OF e la competenza attesa. [8] La finalità del compito, nella fase di apprendimento, è quella di facilitare il percorso di apprendimento, non di verificare ciò che è stato appreso. Ogni errore, in questa prospettiva, diviene una importante risorsa per indicare dove orientare la ricerca e lo sforzo di apprendimento.

Attraverso compiti autentici, tratti da situazioni problematiche tipiche della vita concreta, sarà più immediata la nascita dell’interesse e della motivazione e potranno essere fatte emergere, osservate e valutate quelle prestazioni che permetteranno di inferire il possesso di una competenza.[9] Il compito autentico facilita infatti sia  la comprensione che la manifestazione delle prestazioni richieste per la verifica e la valutazione della competenza acquisita dallo studente. [10]

 

1.4 I passaggi qualificanti della Fase valutativa nella DEE


Il processo di apprendimento nella DEE si chiude solo con l’esecuzione di un nuovo compito che verifichi la reale acquisizione della competenza esercitata nella fase applicativa con l’ausilio ed il sostegno del docente. La fase valutativa della DEE consiste nella esecuzione di un compito di verifica,  nella valutazione del prodotto e nella certificazione del grado di competenza accertato. La realizzazione autonoma di un nuovo compito diverso, ma affine al precedente, potrà garantire che lo studente è ora capace di dare risposta all’interrogativo problematico da cui è partito il processo di apprendimento e saprà farlo in futuro.

Le consegne dei compiti nella fase valutativa, per rispondere alle caratteristiche della valutazione autentica, devono coinvolgere gli studenti e avvicinarli al loro mondo reale, più a portata dei loro strumenti interpretativi e delle loro chiavi di lettura.

A differenza di quella tradizionale,  la valutazione autentica della DEE, valuta l’utilizzo contemporaneo e coordinato di una pluralità di capacità di base, ma non può mai essere una valutazione globale della persona poiché possono esserci capacità che essa non attualizza nelle prestazioni che compie.[11]

Nella valutazione del compito autentico di verifica verranno naturalmente applicati quegli indicatori selezionati in fase di ideazione. Si dovrà pervenire ad identificare, in base alla scala predeterminata, il livello di competenza raggiunto. Tale livello dovrà, infine,  essere certificato in un documento che potrà essere conservato nel portfolio delle competenze.

 

1.5 Progettare le Unità di Apprendimento nella DEE

 

La progettazione delle UA nella DEE fa riferimento ad un preciso modello[12] costruito nell’ottica

della flessibilità e dell’adattabilità alla mutevolezza e diversità dei percorsi di apprendimento del singolo studente (vedi allegato A). Il progetto dell’UA può essere formulato in una scheda, con chiarezza e sinteticità, in modo da poter essere facilmente riadattato alle nuove esigenze e condizioni.  La scheda di sintesi sarà seguita poi dall’UA operativa che svilupperà in modo dettagliato tutte le indicazioni e conterrà gli allegati dei materiali previsti nella scheda.

Il modello struttura l’UA in tre fasi:

 

Fase ideativa: Definire la domanda

il dato antropologico guida tutto il processo dell’UA, mentre il confronto con i documenti normativi è solo orientativo. Vanno però ritrovati i nessi con i documenti normativi per evitare sfasamenti, sovrapposizioni e inutili ripetizioni. L’OF, se necessario, potrà essere meglio dettagliato e precisato nelle fasi di realizzazione.[13] Le attività del compito autentico espliciteranno le fasi del processo di apprendimento. La definizione del compito di verifica e della scala di valutazione consentirà di valutare il livello di competenza raggiunto

Fase di applicazione: Costruire la risposta

il cuore del processo sta nella soluzione del compito autentico. Un compito molto preciso, concreto e dettagliato. Vengono anche stabilite le modalità organizzative delle attività previste per la soluzione del compito: tempi, modalità delle prestazioni, metodi, mezzi, strumenti.

Fase di verifica e valutazione: Verifica, valutazione  e certificazione della competenza acquisita.

La verifica, consente di valutare e quindi certificare il reale possesso della competenza prevista nell’OF e acquisita con l’aiuto del docente e dei compagni nella fase di applicazione. Sarà una competenza specifica coerente con una delle macrocompetenze previste nel Piano di lavoro Annuale, dalle Indicazioni Nazionali e dall’Istituzione scolastica nel POF.

 

 

Allegato n.1

Scheda di progettazione

MODELLO PER LA PROGETTAZIONE DI UA IN PROSPETTIVA ERMENEUTICA ESISTENZIALE

Elementi di identificazione: Scuola, anno, disciplina, classe e sezione

 

FASE IDEATIVA:

definire la domanda

  1. individuare e precisare l’area di esperienza e la domanda educativa
  2. indicare Motivo educativo conduttore
  3. definire le fasi e i passaggi del processo di apprendimento
  4. confronto orientativocon i documenti  normativi della progettazione
  5. definizione dell’Obiettivo Formativo

FASE DI APPLICAZIONE

costruire la risposta

 

  1. Individuare  il “compito autentico” di apprendimento
  2. Stabilire le modalità di esecuzione del compito autentico unitario
  3. indicare le attività previste
  4. precisare: tempi, modalità, metodi, mezzi, strumenti scelti per le attività

 

 

 

 

 

 

FASE DI VALUTAZIONE

verifica, valutazione, certificazione  della  competenza acquisita

 

  1. stabilire il “compito autentico” di verifica
  2. precisare le modalità di verifica
  3. definire i criteri e la scala di valutazione
  4. individuare modalità di certificazione della competenza acquisita
  5. confronto con  i documenti normativi

 

 

 

 

 

 

 

 


[1] R.ROMIO–Z. TRENTI, La pedagogia dell’apprendimento nell’orizzonte ermeneutico, Elledici, Torino-Leumann, 2006.

Nel testo sono esposti i fondamenti pedagogici della prospettiva ermeneutica esistenziale e le indicazioni didattiche per una sua concreta applicazione.

[2] G. BERTAGNA, I piani di studio personalizzati,Tecnodid, Napoli, 2003, pp. 240-2,

[3] R.ROMIO–Z. TRENTI, La pedagogia dell’apprendimento, o.c., II parte

[4] R. ROMIO., Un modello pedagogico didattico per l’educazione religiosa, Orientamenti Pedagogici, vol. 56 n.5(335)  settembre/ottobre 2009

[5] Gli elementi  comunemente più conosciuti tipici della programmazione curricolare sono: le finalità educative; gli obiettivi didattici, i contenuti culturali; le metodologie; gli strumenti ed i mezzi; le modalità di verifica e valutazione.

[6] Il processo didattico nella metodologia ermeneutica si può scandire nelle seguenti fasi: individuazione della situazione problematica, formulazione degli interrogativi, chiarificazione della domanda, ricerca sulle fonti, selezione dei contributi significativi, confronto con le istanze attuali, elaborazione della risposta, interpretazione della soluzione.

[7] Si veda la Tabella dei compiti di sviluppo (UPS, Roma, 2006) elaborata dalla Prof. F. Kannaiser  più volte distribuita in numerosi corsi di aggiornamento per docenti.

[8] Spesso si trovano indicazioni di compito molto generiche, del tipo: lettura di documenti forniti dall’insegnante e lavoro di gruppo, realizzazione di un elaborato scritto, costruzione di un cartellone, realizzazione di un ppt o di un cd, risposta al un questionario, ecc. Pur rimanendo quelle le prestazioni finali dovremmo invece indicare le modalità precise che abbiamo previsto per ottenere quelle prestazioni. Se volessimo ad esempio condurre un processo di comprensione dell’esperienza dell’Esodo dovremmo definire precisamente le attività che chiediamo perché lo studente raggiunga quell’apprendimento. Ad esempio:

– suddivisione in gruppi di 5 studenti secondo la modalità … : il gruppo A…,  il gruppo B…, il gruppo C…,

–  Il gruppo A ricostruisce l’itinerario dell’esodo del popolo di Israele dall’Egitto,

–  Attività: esame del filmato…, lettura e riassunto del racconto dell’Esodo…,  consultare la descrizione nel sito… ecc

– Identificare le diverse fasi  e riassumerle in schede con disegno e didascalia

– Trasferire le schede realizzate nelle slide di un ppt

– Presentare e commentare alla classe il ppt

[9] P. LE BOTERF, De la compétence: essay sur un attracteur étrang, Les Edition d’Organisation, Paris, 2000, p.149

[10] R.TRINCHERO, Valutare l’apprendimento nell’e-learning. Dalle abilità alle competenze, o.c., pp.211-212

[11] R.TRINCHERO, Valutare l’apprendimento nell’e-learning. Dalle abilità alle competenze, o.c., pp.211-212

[12] in seguito alla sperimentazione  condotta da diversi anni dall’Istituto di Catechetica sono stati apportati al modello numerosi aggiustamenti e semplificazioni nella prospettiva di una essenzializzazione che lo renda comprensibile e praticabile con facilità anche da coloro che non conoscono bene tutte le dinamiche della DEE.

[13] Alcuni parlano di obiettivi di fase e di standard per la valutazione.

La certificazione delle competenze nel nuovo scenario europeo

A.N. A.P. S.

Giornata di Formazione per i Professionisti della scuola

La certificazione delle competenze nel nuovo scenario europeo

GIOVEDI 13 ottobre 2011
ore 9,00 – 17,30
presso l’Aula Magna
I.P.S. “B. Cavalieri”
Via Olona, 14 – Milano
Interverranno:
Prof. Mario Castoldi
Prof. Roberto Romio
Autorizzata con Decreto n. 232 / 8-6-2011 dall’ USR – Lombardia
Viale Gran Sasso, 22 20131-Milano tel.; 02.52512882 tel/fax.: 02.55230697 ..anapscuola@virgilio.it.

 

 

Materiali del corso

 

Competenze_(Castoldi_13-10-11)

documentazione ANAPS_(Castoldi)

COMPETENZE eDEE13102011

esposizione

 

 



 

Siate affamati. Siate folli

 

Discorso di Steve Jobs alla Stanford University di Palo Alto il 12 giugno 2005


Sono onorato di essere qui con voi oggi, nel giorno della vostra laurea presso una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. A dir la verità, questa è l’occasione in cui mi sono di più avvicinato a un conferimento di titolo accademico. Oggi voglio raccontarvi tre episodi della mia vita. Tutto qui, nulla di speciale. Solo tre storie.

La prima storia parla di “unire i puntini”. Ho abbandonato gli studi al Reed College dopo sei mesi, ma vi sono rimasto come imbucato per altri diciotto mesi, prima di lasciarlo definitivamente. Allora perché ho smesso? Tutto è cominciato prima che io nascessi. La mia madre biologica era laureanda ma ragazza-madre, decise perciò di darmi in adozione. Desiderava ardentemente che io fossi adottato da laureati, così tutto fu approntato affinché ciò avvenisse alla mia nascita da parte di un avvocato e di sua moglie. All’ultimo minuto, appena nato, questi ultimi decisero che avrebbero preferito una femminuccia. Così quelli che poi sarebbero diventati i miei “veri” genitori, che allora si trovavano in una lista d’attesa per l’adozione, furono chiamati nel bel mezzo della notte e venne chiesto loro: “Abbiamo un bimbo, un maschietto, ‘non previsto’; volete adottarlo?”. Risposero: “Certamente”. La mia madre biologica venne a sapere successivamente che mia mamma non aveva mai ottenuto la laurea e che mio padre non si era mai diplomato: per questo si rifiutò di firmare i documenti definitivi per l’adozione. Tornò sulla sua decisione solo qualche mese dopo, quando i miei genitori adottivi le promisero che un giorno sarei andato all’università. Infine, diciassette anni dopo ci andai. Ingenuamente scelsi un’università che era costosa quanto Stanford, così tutti i risparmi dei miei genitori sarebbero stati spesi per la mia istruzione accademica. Dopo sei mesi, non riuscivo a comprenderne il valore: non avevo idea di cosa avrei fatto nella mia vita e non avevo idea di come l’università mi avrebbe aiutato a scoprirlo. Inoltre, come ho detto, stavo spendendo i soldi che i miei genitori avevano risparmiato per tutta la vita, così decisi di abbandonare, avendo fiducia che tutto sarebbe andato bene lo stesso. Ok, ero piuttosto terrorizzato all’epoca, ma guardandomi indietro credo sia stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso. Nell’istante in cui abbandonai potei smettere di assistere alle lezioni obbligatorie e cominciai a seguire quelle che mi sembravano interessanti.

Non era tutto così romantico al tempo. Non avevo una stanza nel dormitorio, perciò dormivo sul pavimento delle camere dei miei amici; portavo indietro i vuoti delle bottiglie di coca-cola per raccogliere quei cinque cent di deposito che mi avrebbero permesso di comprarmi da mangiare; ogni domenica camminavo per sette miglia attraverso la città per avere l’unico pasto decente nella settimana presso il tempio Hare Krishna. Ma mi piaceva. Gran parte delle cose che trovai sulla mia strada per caso o grazie all’intuizione in quel periodo si sono rivelate inestimabili più avanti. Lasciate che vi faccia un esempio: il Reed College a quel tempo offriva probabilmente i migliori corsi di calligrafia del paese. Nel campus ogni poster, ogni etichetta su ogni cassetto, erano scritti in splendida calligrafia. Siccome avevo abbandonato i miei studi ‘ufficiali’ e pertanto non dovevo seguire le classi da piano studi, decisi di seguire un corso di calligrafia per imparare come riprodurre quanto di bello visto là attorno. Ho imparato dei caratteri serif e sans serif, a come variare la spaziatura tra differenti combinazioni di lettere, e che cosa rende la migliore tipografia così grande. Era bellissimo, antico e così artisticamente delicato che la scienza non avrebbe potuto ‘catturarlo’, e trovavo ciò affascinante.

Nulla di tutto questo sembrava avere speranza di applicazione pratica nella mia vita, ma dieci anni dopo, quando stavamo progettando il primo computer Machintosh, mi tornò utile. Progettammo così il Mac: era il primo computer dalla bella tipografia. Se non avessi abbandonato gli studi, il Mac non avrebbe avuto multipli caratteri e font spazialmente proporzionate. E se Windows non avesse copiato il Mac, nessun pc ora le avrebbe. Se non avessi abbandonato, se non fossi incappato in quel corso di calligrafia, i computer oggi non avrebbero quella splendida tipografia che ora possiedono. Certamente non era possibile all’epoca “unire i puntini” e avere un quadro di cosa sarebbe successo, ma tutto diventò molto chiaro guardandosi alle spalle dieci anni dopo. Vi ripeto, non potete sperare di unire i puntini guardando avanti, potete farlo solo guardandovi alle spalle: dovete quindi avere fiducia che, nel futuro, i puntini che ora vi paiono senza senso possano in qualche modo unirsi nel futuro. Dovete credere in qualcosa: il vostro ombelico, il vostro karma, la vostra vita, il vostro destino, chiamatelo come volete… Questo approccio non mi ha mai lasciato a terra, e ha fatto la differenza nella mia vita.

La mia seconda storia parla di amore e di perdita. Fui molto fortunato – ho trovato cosa mi piacesse fare nella vita piuttosto in fretta. Io e Woz fondammo la Apple nel garage dei miei genitori quando avevo appena vent’anni. Abbiamo lavorato duro, e in dieci anni Apple è cresciuta […] sino ad una compagnia da due miliardi di dollari con oltre quattromila dipendenti. Avevamo appena rilasciato la nostra migliore creazione – il Macintosh – un anno prima, e avevo appena compiuto trent’anni… quando venni licenziato. Come può una persona esser licenziata da una società che ha fondato? Beh, quando Apple si sviluppò assumemmo una persona – che pensavamo di grande talento – per dirigere la compagnia con me, e per il primo anno le cose andarono bene. In seguito però le nostre visioni sul futuro cominciarono a divergere finché non ci scontrammo. Quando successe, il nostro consiglio di amministrazione si schierò con lui. Così a trent’anni ero a spasso. E in maniera plateale. Ciò che aveva focalizzato la mia intera vita adulta non c’era più, e tutto questo fu devastante.

Non avevo la benché minima idea di cosa avrei fatto, per qualche mese. Sentivo di aver tradito la precedente generazione di imprenditori, che avevo lasciato cadere il testimone che mi era stato passato. Mi incontrai con David Packard e Bob Noyce e provai a scusarmi per aver mandato all’aria tutto così malamente: era stato un vero fallimento pubblico, e arrivai addirittura a pensare di andarmene dalla Silicon Valley. Ma qualcosa cominciò a farsi strada dentro me: amavo ancora quello che avevo fatto, e ciò che era successo alla Apple non aveva cambiato questo di un nulla. Ero stato rifiutato, ma ero ancora innamorato. Così decisi di ricominciare. Non potevo accorgermene allora, ma venne fuori che essere licenziato dalla Apple era la cosa migliore che mi sarebbe potuta capitare. La pesantezza del successo fu sostituita dalla soavità di essere di nuovo un iniziatore, mi rese libero di entrare in uno dei periodi più creativi della mia vita.

Nei cinque anni successivi fondai una Società chiamata NeXT, un’altra chiamata Pixar, e mi innamorai di una splendida ragazza che sarebbe diventata mia moglie. La Pixar produsse il primo film di animazione interamente creato al computer, “Toy Story”, ed è ora lo studio di animazione di maggior successo nel mondo. In una mirabile successione di accadimenti, Apple comprò NeXT, ritornai in Apple e la tecnologia che sviluppammo alla NeXT è nel cuore dell’attuale rinascimento di Apple. E io e Laurene abbiamo una splendida famiglia insieme.

Sono abbastanza sicuro che niente di tutto questo mi sarebbe accaduto se non fossi stato licenziato dalla Apple. Fu una medicina con un saporaccio, ma presumo che “il paziente” ne avesse bisogno. Ogni tanto la vita vi colpisce sulla testa con un mattone. Non perdete la fiducia, però. Sono convinto che l’unica cosa che mi ha aiutato ad andare avanti sia stato l’amore per ciò che facevo. […] Se non avete ancora trovato ciò che fa per voi, continuate a cercare, non fermatevi, come capita per le faccende di cuore, saprete di averlo trovato non appena ce l’avrete davanti. E, come le grandi storie d’amore, diventerà sempre meglio col passare degli anni. Quindi continuate a cercare finché non lo trovate. Non accontentatevi.

La mia terza storia parla della morte. Quando avevo diciassette anni, ho letto una citazione che recitava: “Se vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo, uno di questi ci avrai azzeccato”. Mi fece una gran impressione, e da quel momento, per i successivi trentatré anni, mi sono guardato allo specchio ogni giorno e mi sono chiesto: “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?”. E ogni volta che la risposta era “No” per troppi giorni consecutivi, sapevo di dover cambiare qualcosa. Ricordare che sarei morto presto è stato lo strumento più utile che abbia mai trovato per aiutarmi nel fare le scelte importanti nella vita. Perché quasi tutto – tutte le aspettative esteriori, l’orgoglio – sono cose che scivolano via di fronte alla morte, lasciando solamente ciò che è davvero importante. Ricordarvi che state per morire è il miglior modo per evitare la trappola rappresentata dalla convinzione che abbiate qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c’è ragione perché non seguiate il vostro cuore.

Un anno fa mi è stato diagnosticato un cancro. Effettuai una scansione alle sette e trenta del mattino, e mostrava chiaramente un tumore nel mio pancreas. Fino ad allora non sapevo nemmeno cosa fosse un pancreas. I dottori mi dissero che con ogni probabilità era un tipo di cancro incurabile, e avevo un’aspettativa di vita non superiore ai tre-sei mesi. Il mio dottore mi consigliò di tornare a casa “a sistemare i miei affari”, che è un modo per i medici di dirti di prepararti a morire. Significa che devi cercare di dire ai tuoi figli tutto quello che avresti potuto nei successivi dieci anni in pochi mesi. Significa che devi fare in modo che tutto sia a posto, così da rendere la cosa più semplice per la tua famiglia. Significa che devi pronunciare i tuoi “addio”. Ho vissuto con quella spada di Damocle per tutto il giorno. In seguito quella sera ho fatto una biopsia, dove mi infilarono una sonda nella gola, attraverso il mio stomaco fin dentro l’intestino, inserirono una sonda nel pancreas e prelevarono alcune cellule del tumore. Ero in anestesia totale, ma mia moglie, che era lì, mi disse che quando videro le cellule al microscopio, i dottori cominciarono a gridare perché venne fuori che si trattava di una forma molto rara di cancro curabile attraverso la chirurgia. Così mi sono operato e ora sto bene.

Questa è stata la volta in cui mi sono trovato più vicino alla morte, e spero lo sia per molti decenni ancora. Essendoci passato, posso dirvi ora qualcosa con maggiore certezza rispetto a quando la morte per me era solo un puro concetto intellettuale. Nessuno vuole morire. Anche le persone che desiderano andare in paradiso non voglion morire per andarci. E nonostante tutto la morte rappresenta l’unica destinazione che noi tutti condividiamo, nessuno è mai sfuggito ad essa. Questo perché è come dovrebbe essere: la morte è la migliore invenzione della vita. E’ l’agente di cambio della vita: fa piazza pulita del vecchio per aprire la strada al nuovo. Ora come ora “il nuovo” siete voi, ma un giorno non troppo lontano da oggi, gradualmente diventerete “il vecchio” e sarete messi da parte. Mi dispiace essere così drammatico, ma è pressappoco la verità. Il vostro tempo è limitato, perciò non sprecatelo vivendo la vita di qualcun’altro. Non rimanete intrappolati nei dogmi, che vi porteranno a vivere secondo il pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui zittisca la vostra voce interiore. E, ancora più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione: loro vi guideranno in qualche modo nel conoscere cosa veramente vorrete diventare. Tutto il resto è secondario. Quando ero giovane, c’era una pubblicazione splendida che si chiamava “The whole Earth catalog”, che è stata una delle bibbie della mia generazione. Fu creata da Steward Brand, non molto distante da qui, a Menlo Park, e costui apportò ad essa il suo senso poetico della vita. Era la fine degli anni Sessanta, prima dei personal computer, ed era fatto tutto con le macchine da scrivere, le forbici e le fotocamere polaroid: era una specie di Google formato volume, trentacinque anni prima che Google venisse fuori. Era idealista, e pieno di concetti chiari e nozioni speciali. Steward e il suo team pubblicarono diversi numeri di “The whole Earth catalog”, e quando concluse il suo tempo, fecero uscire il numero finale. Era la metà degli anni Settanta e io avevo pressappoco la vostra età. Nella quarta di copertina del numero finale c’era una fotografia di una strada di campagna nel primo mattino, del tipo che potete trovare facendo autostop se siete dei tipi così avventurosi. Sotto, le seguenti parole: “Siate affamati. Siate folli”. Era il loro addio, e ho sperato sempre questo per me. Ora, nel giorno della vostra laurea, pronti nel cominciare una nuova avventura, auguro questo a voi.
Siate affamati. Siate folli.

di Steve Jobs

Il futuro della scuola nel segno di Steve Jobs

la sostituzione dei libri stampati con quelli digital

 

Qualche settimana fa si è saputo che la Corea del Sud ha programmato la sostituzione dei libri stampati con quelli digitali in tutta la scuola primaria entro il 2015,e in tutto il mondo cresce il numero delle sperimentazioni che vanno nella stessa direzione.

Si useranno probabilmente i tablet, una delle invenzioni che si devono al genio anticipatore di Steve Jobs. Come già accade quest’anno – come riferisce Claudio Del Frate sul “Corriere della sera” – all’istituto tecnico “Ikaros” di Bergamo, che ha acquistato un i-Pad per ogni studente. Ma tutti i processi formativi a tutti i livelli saranno trasformati dalle innovazioni tecnologiche degli ultimi trent’anni, in buona parte targate Apple, l’azienda fondata da Jobs. Innovazioni che hanno quasi sempre costretto le aziende concorrenti a rincorrere la Mela sul suo terreno, inducendo Jobs ad esplorare nuove vie.

La scuola, tendenzialmente conservatrice non foss’altro che per la formazione a-tecnologica di gran parte dei suoi attuali insegnanti, è stata investita dalla rivoluzione comunicativa provocata da queste novità succedutesi in un breve lasso di tempo (il primo i-phone è del 2007, l’i-Pad è apparso nel gennaio 2010!). Le modalità di comunicazione e di apprendimento dei giovani, a partire dai giovanissimi, già in età prescolare, sono influenzate dalla diffusione di massa dei nuovi strumenti tecnologici, e non è pensabile che la scuola possa ignorare il fenomeno e le sue conseguenze dirette e indirette: l’apprendimento cooperativo, l’uso integrato di parole immagini e suoni, la facilità di accesso a più fonti informative, la possibilità di individualizzare i tempi e i modi dell’apprendimento e  così via.

Se McLuhan è stato il profeta della società dell’informazione, Jobs ne è stato il tecnologo. E come l’educazione moderna è stata influenzata in modo determinante dall’invenzione gutenberghiana dei caratteri di stampa, quella del XXI secolo lo sarà dalle straordinarie invenzioni di Steve Jobs.


tuttoscuola.com

 

Siate affamati, siate folli

 

La morte di Steve Jobs, il creatore degli strumenti multimediali che hanno cambiato il modo di vivere e di comunicare, ha richiamato l’attenzione del mondo su questo genio per quanto ha fatto e anche per quanto ha detto.

Molti lo ricorderanno per le sue geniali invenzioni che hanno cambiato il nostro modo di comunicare e, in particolare, quelli degli ultimi anni, l’i-Pod, l’i-Phone e l’i-Pad. Si dice che abbia lasciato in eredità altre invenzioni che l’Apple metterà sul mercato nei prossimi quattro anni.

A noi piace ricordarlo anche per quello che ha detto. Sembra non fosse di molte parole, ma quelle pronunciate nel 2005 all’università di Stanford (Siate affamati, siate folli) hanno lasciato il segno ( http://www.tuttoscuola.com/ts_news_505-1.doc ).

Non sappiamo se questo Leonardo dei nostri tempi (o l’Ulisse dantesco, se preferite) un giorno verrà insignito di premio Nobel alla memoria (certamente molto meritato), ma crediamo che il miglior modo per onorarlo e per ringraziarlo sia quello di far conoscere anche tra i giovani quel suo discorso, e di farne oggetto di riflessione e discussione.

Riteniamo che negli istituti superiori e forse anche tra i ragazzi delle scuole medie quel suo “siate affamati siate folli” meriti di essere riportato e trascritto. Sappiamo già di insegnanti che hanno intenzione di farlo in questi giorni.

Quel discorso è di una forza etica incredibile che non ha bisogno di commenti.

Forse nei 60 mila laboratori multimediali presenti nelle nostre scuole – perché non intitolarne qualcuno a Jobs? – sotto forma di manifesto potrebbe esserci un posto dedicato a quelle parole: un grande incoraggiamento ad essere affamati di sogni, di speranze e di nuove conoscenze e una determinazione nel perseguirli a tutti i costi anche oltre le regole e le convenienze.

E potrebbe essere attivato anche l’accesso a youtube per ascoltare e vedere l’intero suo discorso pronunciato a Stanford University di Palo Alto il 12 giugno 2005.



tuttoscuola.com

 

 


Libri digitali

 

aumentano le scelte dei libri digitali. Ora anche in  Israele

 

Libri digitali per gli studenti. Nuovo passo in avanti in Israele verso la progressiva sostituzione dei libri stampati con supporti elettronici.

Una commissione ministeriale ha dato luce verde alla proposta di legge della deputata centrista Einat Wilf che chiede agli editori di testi scolastici di fornire agli studenti anche una copia digitale dei libri, identica a quella stampata, senza spese aggiuntive.

La sostituzione completa fra testo elettronico e testo a stampa dovrebbe concludersi nel giro di cinque anni. Wilf ha reso noto che il suo progetto riceve il pieno sostegno delle associazioni dei genitori di bambini ipovedenti o diversamente abili per la facile adattabilità dei libri digitali alla versione Braille o a quella con lettura ad alta voce.