Convegno nazionale SNPPD: “Noi, non loro”

Si è svolto nei giorni scorsi, a Napoli-Scampia, il 3° Convegno nazionale promosso dal Servizio Nazionale per la Pastorale delle persone con Disabilità (SNPPD) della CEI.

Del convegno hanno dato ampia informazione i quotidiani e le agenzie specializzate (Agensir). Un’ampia raccolta di commenti e immagini è presente nel sito del SNPPD (https://pastoraledisabili.chiesacattolica.it) che, a breve, renderà disponibile tutto il materiale presentato nel Convegno.

Noi offriamo qui il breve intervento del prof. Ubaldo Montisci, membro dell’Istituto di Catechetica dell’UPS, che ha affrontato in chiave pastorale il tema dell’accompagnamento delle persone in età minore.

Relazione Montisci – 2024-04-04

PROGRAMMA_3._CONVEGNO NAZIONALE_NOI NON LORO, IN OGNI STAGIONE DELLA VITA (agg.27.03.2024_h.14.00)

 

 

Disabilità: don Montisci (Università pontificia salesiana), “considerare le persone non un problema ma una risorsa”

“Accompagnare i percorsi che portano a costruire il proprio progetto di vita è un compito pastorale essenziale, che coinvolge tutti i battezzati”. A ricordarlo è don Ubaldo Montisci, docente di metodologia catechetica e formazione all’Università pontificia salesiana, durante la tavola rotonda dedicata all’età evolutiva, all’interno della prima giornata del Convegno “Noi, non loro”, promosso dal Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità Cei, aperto oggi a Scampia.

“Ritengo – ha aggiunto don Montisci – che ci sia bisogno urgente di un cambio di mentalità nel realizzare i percorsi di maturazione nella fede”. In un altro passaggio, l’esperto spiega come l’impegno educativo nelle comunità cristiane debba considerare “che la catechesi di iniziazione nelle età minori non ha il compito di generare il cosiddetto ‘adulto fedele’ ma pone le basi”. “Lo sguardo – ha suggerito – deve spingersi più in là, e cioè nell’adolescenza, una età in cui in fondo si determinano quei tratti del credente che normalmente diverranno permanenti”. In particolare, il docente ha spiegato come le “persone con disabilità vadano considerate come una risorsa e non un problema. Per fare ciò, ci vuole un soprassalto d’amore perché solo l’amore è creativo. Papa Francesco richiama spesso la necessità di essere creativi, di non fermarsi alle logiche del ‘si è sempre fatto così’. Le norme sono utili e talvolta necessarie ma, ordinariamente, stabiliscono il limite minimo di azione dovuta. Ciò – ha concluso – non è sufficiente quando si tratta di elaborare un progetto di vita: noi abbiamo la consapevolezza che quel “di più” può essere dato da un soprassalto d’amore ispirato ai valori evangelici”.

Elisabetta Gramolini 19 Aprile 2024 @ 18:11

 

 

A 70 anni dall’inizio della Catechesi del Buon Pastore

Abbiamo il piacere di invitarvi all’incontro promosso dall’Ufficio catechistico della diocesi di Roma in occasione dei 70 anni della catechesi del Buon Pastore.

La Catechesi del Buon Pastore è un approccio all’educazione religiosa dei bambini basato sui principi dell’educazione di Maria Montessori, sviluppato a Roma principalmente da Sofia Cavalletti e Gianna Gobbi negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso. Attualmente il punto di riferimento è Francesca Cocchini (presente all’evento).

La Catechesi del Buon Pastore si concentra sull’ambiente preparato, che è un ambiente educativo ricco di materiali simbolici e liturgici che i bambini possono manipolare ed esplorare. Gli educatori facilitano questo processo, ma lasciano spazio ai bambini per seguire i loro interessi e scoprire la loro relazione con Dio in un ambiente che rispecchia la natura della chiesa e della liturgia. I principali elementi della Catechesi del Buon Pastore includono la Parola di Dio, la preparazione degli ambienti, l’osservazione dell’educatore e il rispetto per il ritmo individuale di ciascun bambino nel suo sviluppo spirituale.

Questo approccio si è diffuso in molte comunità cristiane e ha guadagnato popolarità per la sua capacità di coinvolgere i bambini in modo profondo e significativo nella loro fede.

70 anni catechesi Buon Pastore

Resilienza e speranza cristiana. L’educazione religiosa come fonte essenziale di ispirazione in tempi di crisi

XXI Forum EuFRES (Poprad, 3-7 aprile 2024)

 

Si è svolto a Poprad (Slovacchia) il XXI Forum europeo sull’educazione religiosa nelle scuole (EuFRES) sul tema Resilienza e speranza cristiana. L’educazione religiosa come fonte essenziale di ispirazione in tempi di crisi (3-7 aprile 2024). Hanno partecipato all’evento una quarantina di docenti universitari di pedagogia religiosa e catechetica provenienti da diverse nazioni europee. Il gruppo più nutrito è stato quello polacco; erano poi presenti rappresentanti dell’Austria, Croazia, Germania, Italia, Repubblica Ceca; Slovacchia; Slovenia; Spagna. Per l’Istituto di Catechetica era presente il prof. Ubaldo Montisci. Le giornate erano organizzate intorno a una conferenza mattutina con, a seguire, dei lavori per gruppi linguistici e, nel pomeriggio, la presentazione della situazione dell’insegnamento religioso nelle diverse nazioni e di buone pratiche per quanto riguarda la resilienza. Ampi spazi di dialogo informale, delle uscite in luoghi culturalmente e artisticamente significativi, hanno garantito un clima di fraternità che ha dato ulteriore qualità all’esperienza.

In estrema sintesi, dall’insieme dei lavori si può riassumere il compito dell’IRC intorno ai seguenti principi: controverso; critico; costruttivo; che prende posizione; partecipativo e pratico.

Per gentile concessione dell’EuFRES, possiamo offrire ai lettori di RPR il discorso introduttivo del Presidente EuFRES, Roman Buchta (file 0); la relazione di Zbigniew Formella (file 0); le diapositive della conferenza on line di Claudia Gärtner (file 0 formato PDF); gli interventi che presentano le situazioni dell’insegnamento religioso nelle varie nazioni (file 1-6) e le buone pratiche che riguardano la resilienza ma non solo (file (7-13). Chiude la rassegna un breve contributo con alcune indicazioni storiche sull’EuFRES (file 14).

Le relazioni sono state fatte nella lingua madre dei relatori. Qui presentiamo la versione italiana e inglese. I testi non sono stati rivisti e risentono dei limiti delle traduzioni digitali. Ci scusiamo per le eventuali imprecisioni.

 

Programma EuFRES

14. La breve storia di EuFRES (AThF)

 

0. Gaertner

0. Buchta it     0. Buchta En

0. Formella it    0. Formella eng

1. Borda it     1. Borda eng

2. Polak it

3. Genčúrová it    3. Genčúrová EN

4.Vodičar-Kraner it     4. Vodičar-Kraner

5. Labendowicz eng

6. Wierzbicki ita      6. Wierzbicki eng

7. Blaščíková it       7. Blaščíková eng

8. Kicinski – ita    8. Kicinski – eng

9. Kielian ita       9. Kielian eng

10. Kubiak_it      10. Kubiak_ENG

11. Ana Thea Filipović – Text EN       11. Ana Thea Filipović it

12. Osewska ital      12. Osewska eng

13. A. Zellma. R. Czerwiński. ENG

 

per gli studenti di lingua inglese questo manuale recente (con un contributo su Religious Education), è disponibile gratuitamente (grazie al supporto della Chiesa Evangelica tedesca):

https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/9783110618150/html

 

 

Qualche scatto:

 

Il carisma e la passione per la catechesi di San Cesare de Bus

L’Istituto di Catechetica organizza, il 12 aprile alle ore 15, un pomeriggio di studio e approfondimento dal titolo: “Il carisma e la passione per la catechesi di San Cesare de Bus: le Istruzioni familiari tra memoria e attualità prospettica”.

 

 

Cesare De Bus nacque a Cavaillon, nei pressi di Avignone, il 3 febbraio 1544. Era il settimo di tredici figli. Passò la gioventù tra gli ufficiali di Carlo III e la corte reale, lontano dalla pratica religiosa. La conversione avvenne nel 1575, anche grazie alla preghiera e alla penitenza di due umili persone, Antoinette Revillande e Louis Guyot. Fu decisivo nel suo cambiamento il ruolo dei suoi direttori spirituali, prima il gesuita padre Piquet, poi il vescovo diocesano, che lo incaricò di predicare alla gente più umile e bisognosa. Nel 1582, trentottenne, fu ordinato sacerdote, assumendo il ruolo di canonico della cattedrale di Avignone. Nel 1592 intorno a lui si venne a formare una famiglia di sacerdoti che l’aiutarono nell’insegnamento del catechismo: era l’avvio della congregazione dei Padri della Dottrina Cristiana, detti Dottrinari. Gli ultimi anni della sua vita furono contrassegnati da gravi prove morali, come l’abbandono da parte di alcuni dei primi compagni, e dalle malattie, tra cui la cecità. Morì ad Avignone il 15 aprile 1607, domenica di Pasqua. Fu beatificato da san Paolo VI il 27 aprile 1975. Il 26 maggio 2020 papa Francesco autorizzò la promulgazione del decreto relativo a un terzo miracolo per sua intercessione, dopo i due necessari all’epoca per la beatificazione, aprendo quindi la via alla sua canonizzazione, poi celebrata il 15 maggio 2022. I suoi resti mortali sono venerati nella chiesa di Santa Maria in Monticelli a Roma, mentre la sua memoria liturgica cade il 15 aprile, giorno della sua nascita al Cielo.

Programma

Modera: Don Giuseppe Ruta, Direttore ICa

 

Istantanee del Seminario ICa: «Religione e cultura, prove di epistemologia per l’IRC»

Si è svolto nei giorni scorsi il Seminario «Religione e cultura, prove di epistemologia per l’IRC» promosso dall’Istituto di Catechetica. Su invito, erano presenti 35 docenti, esperti e responsabili del settore scolastico dell’Insegnamento della Religione Cattolica (IRC). La convinzione di base è che l’IRC possa e debba essere letto in chiave “culturale”, sia per l’ambiente scolastico di cui fa parte a pieno titolo, sia per fedeltà al dettato concordatario che fonda l’insegnamento della religione sul “valore della cultura religiosa”. Partendo dalla consapevolezza che la Chiesa ha da sempre portato il suo contributo alla promozione della cultura, favorendone l’umanizzazione nel confronto con la visione teologica cristiana e i valori evangelici, ci si è interrogati sulla religione intesa come oggetto culturale e sul significato della cultura, a sua volta oggetto di tutta l’azione della scuola.

L’introduzione ai lavori del prof. Giampaolo Usai, moderatore della prima parte dell’incontro; le dense relazioni dei proff. Sergio Cicatelli, Appunti per un IRC come cultura religiosa, e Flavia Montagnini, Praticabilità pedagogico-didattica della proposta; gli interventi provocanti dei due discussant, il filosofo Paolo Zini e il sociologo Massimiliano Padula; il contributo al dialogo degli esperti presenti hanno dato vita a una riflessione profonda e appassionata sul tema vitale per la Scuola e l’IRC.

 

In allegato si mette a disposizione del lettore la sintesi dei lavori a opera della prof.ssa Cristina Carnevale, che ha moderato la seconda parte dell’incontro.

Linee conclusive

 

Istantanee:

“Cultura Digitale e IRC. Opportunità e criticità” il nuovo numero della rivista «CATECHETICA ED EDUCAZIONE»

Editoriale:

I tratti che caratterizzano la nostra contemporaneità comunicativa ci interpellano nella quotidianità scolastica, spesse volte ci mettono in difficoltà, forse ci infastidiscono. Nella scuola sicuramente chiedono il contributo di tutti gli insegnanti all’esperienza di apprendimento-insegnamento, dunque anche quello specifico degli Insegnanti di Religione Cattolica (IdR). E se la scuola tenta di cambiare a contatto con le nuove istanze, come può muoversi l’Insegnamento della Religione Cattolica (IRC)? Per decidere da che parte stare, è necessario interpre-tare, interpretarsi e sapere dove si vuole andare.
D. Lorenzo Milani – di cui abbiamo celebrato quest’anno il centenario della nascita – affermava che non si può educare se non si sa cosa accade nella società e nella politica. Non è possibile formare le persone senza essere coscienti di ciò che succede e soprattutto senza decidere da che parte stare.
Il presente numero di Catechetica ed Educazione, che alla fine di ogni annata dedica i suoi contributi all’IRC, raccoglie i risultati del percorso di riflessione e confronto promosso dall’Istituto di Catechetica nell’anno accademico 2022-2023, concretizzatosi in un Seminario di studio e un Webinar di aggiornamento per IdR di ogni ordine e grado scolastico a livello nazionale.

L’intento di riattivare un lungo e fecondo impegno di ricerca a favore dell’IRC e dei suoi docenti coincide con le celebrazioni del 70° anniversario di fondazione dell’Istituto, di cui si trova testimonianza nella sezione a esso dedicata, con la documentazione già avviata nei numeri precedenti dell’annata.
Punto di partenza cronologico del percorso è il Seminario di studio del mese di novembre 2022 sui bisogni formativi degli IdR, animato dai due inter-venti di Fabio Landi e Francesca Romana Busnelli, raccolti in Appendice. Il primo, dopo aver sottolineato l’urgenza di superare l’isolamento in cui spesso gli IdR si trovano ad operare, prende in esame uno dei temi formativi più significativi e attuali ovvero la sintesi tra vita, cultura e fede. La seconda offre spunti per considerare diversi approcci metodologici, in grado di orientare la costruzione di percorsi formativi per adulti, a partire dalle proprie scelte teoriche e assiologiche.
A partire da questi stimoli, volendo pensare a una formazione di adulti che insegnano religione, il tema della “cultura digitale” è parso di particolare attualità ed efficacia, affrontato attraverso una descrizione di scenario e prospettive, seguiti dall’offerta di un’interpretazione da più angolazioni disciplinari.
Portare i giovani dalle communities alla comunità è impegno educativo indispensabile, che coinvolge anche gli IdR, chiamati a interessarsi non solo al mondo dei social media in quanto strumenti di nuova comunicazione, ma anche alle logiche sottese al loro funzionamento, dunque allo scenario culturale che i mezzi ridisegnano. Lo afferma Fabio Pasqualetti nel saggio che presenta il contenuto del suo intervento al Webinar tenutosi il 31 marzo 2023 e recante lo stesso titolo del presente quaderno di Catechetica ed Educazione.

Anche Renato Butera è intervenuto nel medesimo Webinar, attivando l’attenzione degli IdR sulla possibilità e opportunità dell’impiego dell’audiovisivo nell’attività didattica. Pari-menti l’attenzione è centrata sulle caratteristiche della narrazione e della serialità che sottostanno alle dinamiche della produzione audiovisiva, all’interno dei tratti generali del mondo comunicativo contemporaneo. Per rispondere alle domande sorte in queste prime iniziative formative è stato costruito un percorso di appro-fondimento cui hanno contribuito gli autori dei saggi successivi, che descrivono la complessità del contesto comunicativo contemporaneo.
Che sia necessario circoscrivere uno scenario culturale, in cui possano trovar posto prospettive interpretative e operative, è testimoniato dal saggio di Massimiliano Padula. Variabili socio-culturali qualificano le tendenze digitali e le possibilità create dalla connettività globale sfidano il modo consueto di intendere cultura e società. L’analisi del consumo mediatico dei ragazzi convince del fatto che vada superata la visione di sistemi tecnici chiusi e omogenei, dato che il social networking è solo un aspetto di un sistema aperto e dinamico.

Piero Polidoro, a sua volta, ferma l’attenzione attorno ai concetti chiave che animano la discussione in merito a come i media digitali modificano la nostra esperienza, partendo dalla consapevolezza che è in realtà la “computation” e non il “carattere digitale” dei media a produrre effetti sociali dirompenti. Appare necessario che i risultati delle ricerche quantitative siano intrecciati con quelli di ricerche qualitative e – ancor più – entrambe siano guidate da una comprensione sistematica del mondo. La differenza principale non sta tanto tra coloro che ritengono l’impatto dei media computazionali come decisivo o irrilevante, quanto tra coloro che ritengono i nuovi processi comunicativi fenomeni orientabili oppure ineluttabili.
Apre lo spazio dell’interpretazione interdisciplinare Claudia Caneva, che nota come la tecnologia diventi sempre più totalizzante e immersiva, al punto che i sistemi computazionali stanno esprimendo una vocazione inedita: quella di “enunciare la verità”. È all’orizzonte una mutazione antropologica? Nuove povertà (gamification e hikikomori) richiamano l’attenzione sul fatto che sia necessario porsi e risolvere l’interrogativo. Il tema della coscienza e della sua educazione rimane decisivo, poiché attraverso di essa si sviluppa la consapevolezza riflessiva – cognitiva ed etica – che caratterizza l’essere umano; anche emozioni e senti-menti non sono surrogabili elettronicamente perché sono risposte interpretative e valutative agli stimoli che esprimono la relazione col mondo.
Proseguendo nella rassegna dei vari approcci disciplinari, c’è da chiedersi anche in che modo la teologia sia sfidata dalle nuove tecnologie. Marco Tibaldi ritiene che una teologia che accolga l’appello proveniente dalla galassia digitale debba potenziare una capacità “teosemiotica”, ovvero discernere e interpretare i codici comunicativi del web per procedere a una vera e propria inculturazione del kerygma. Per raggiungere l’obiettivo, l’Autore delimita alcune intersezioni tra teologia e mondo digitale, che vanno dal recupero della dimensione estetica in teologia al raccordo tra cultura pop, sensus ecclesiae e sinodalità, al tratteggiamento di una spiritualità digitale, per giungere finalmente alla possibilità di un annuncio digitale.
Da una prospettiva psico-pedagogica, Alessandro Ricci fa notare come costruire l’azione educativa dei nativi digitali richieda nientemeno che di rivedere radicalmente l’impianto del processo educativo, perché altre sono rispetto al passato le priorità, nuove le consapevolezze e le competenze richieste. L’interesse per il mondo contemporaneo digitalizzato è di carattere sociale, psicologico e legale, volto a esplorare i caratteri di uso e abuso della rete. E la società attende dall’educazione la realizzazione della sua funzione emancipante e socializzante, in cui l’agire educativo trasmette un sistema di valori e un atteggiamento di dialogo con la realtà. Il benessere digitale è ormai istanza educativa indilazionabile.
Guardando ai media più tradizionali, come sta cambiando la narrazione religiosa nella più recente produzione televisiva e cinematografica? In che modo una dimensione essenzialmente affidata alla trasmissione orale si sta adattando (se lo sta facendo) a una comunicazione prevalentemente iconica? Nel cercare una risposta a tali interrogativi, Annalisa Picardi conclude che la ricerca di senso, il bisogno di ritrovarsi e di avere figure educative efficaci è tra le priorità del post-umano. L’attuale scenario antropologico obbliga a riflettere su come la dimensione religiosa debba tenere conto dell’immaginario e di come questo possa essere positivamente abitato dalle immagini che arrivano dal mondo delle serie tv. L’uomo si forma attraverso l’immaginario e quindi non può vivere senza sogni perché attraverso questi può comprendere ed elaborare i suoi bisogni e desideri più profondi. Se l’immaginazione diviene luogo teologico di ascolto e d’incontro, la dimensione religiosa nel cinema e nella tv può essere una risposta al cambio antropologico, oltre alle sollecitazioni del semplice “genere religioso” cinematografico e televisivo.
I luoghi fisici frequentati dai giovani sono ormai affiancati – talvolta soppiantati – da luoghi virtuali, canali attraverso i quali essi esprimono convinzioni, desideri, emozioni, prospettive e contemporaneamente mediazioni che plasmano i loro stati di coscienza. Gli studenti che frequentano oggi le scuole nei diversi ordini hanno in mano strumenti potenti e straordinari e hanno bisogno di una guida e di una bussola per orientarsi nei labirinti e nelle potenzialità della rete. Da qui l’esigenza per gli adulti di liberarsi da timori e visioni limitate rispetto alla cultura digitale e l’importanza di avere riferimenti sicuri di risorse in rete per l’insegnamento delle varie discipline. In questa direzione procede il contributo sostanzialmente informativo di Barbara Pandolfi e Luca Paolini, che offrono una rassegna di siti web utili per un IRC digitally adequate.
Come accennato in precedenza, il presente numero del periodico si conclude con il contributo di Corrado Pastore che riassume in forma ragionata l’insieme della produzione scientifica raccolta nelle collane librarie dell’Istituto di Catechetica.

Con i due messaggi gratulatori di S. Em. Card. José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione, e di Don Mauro Mantovani, Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, e, infine, con una rassegna fotografica dell’attuale vita dell’Istituto di Catechetica termina anche la sezione della rivista dedicata a celebrare i 70 anni di vita dell’istituzione che ha contribuito in modo significativo allo sviluppo del pensiero catechetico a livello mondiale.

 

I MEMBRI DELL’ISTITUTO DI CATECHETICA
catechetica@unisal.it

 

ALLEGATO:

Anno VIII. Numero 3 – Dicembre 2023

 

Sezione Commemorativa: il 70° dell’ICA

Agosto 2023

 

ACCEDI ALLA RIVISTA ONLINE nella sezione “CATECHETICA ED EDUCAZIONE”

 

Vademecum 2023-2024 ed. aggiornata

PRESENTAZIONE

Carissimi Allievi e Allieve,
da alcuni anni, il GGC ha proposto un sussidio per il Vostro percorso di studio e di specializzazione, un Vademecum che possa risultare utile soprattutto per i lavori scritti e le tesi. Grazie anche all’apporto dei Docenti e di alcuni di voi, che ringrazio di cuore, si è potuto migliorare questo breve e lineare quadro di riferimento generale (con i profili professionali relativi ai curricula di catechetica ed educazione religiosa) insieme a delle indicazioni pratiche per lo studio, la ricerca e la redazione degli elaborati.

Rimangono sempre validi l’accompagnamento dei Docenti e la disponibilità durante le lezioni e nell’orario di appuntamento, come si ritiene da voi acquisita la competenza metodologica della ricerca e del lavoro scientifico. Rimane comunque un punto di riferimento, per alcune scelte e dubbi da chiarire, il testo di José Manuel PRELLEZO – Jesús Manuel GARCÍA, Invito alla ricerca. Metodologia e tecniche del lavoro scientifico, LAS, Roma 42007.

La metodicità, la rigorosità, la linearità argomentativa e la coerenza richieste nell’applicazione della metodologia scientifica, oltre a essere una forma di disciplina e di “ascesi”, sono delle virtù essenziali da acquisire e incrementare nel I e II ciclo fino alla completa autonomia degli allievi dai docenti e dai manuali di metodologia del lavoro scientifico.
È vero che nei vari ambiti accademici e universitari vi sono differenti sistemi e modelli di ricerca scientifica e si potrebbero fare altre opzioni, ma la scelta operata dall’ICa è quella di convergere verso uno specifico, ispirato al manuale sopracitato, ufficiale e proposto ai nostri docenti e studenti. Si potrà trovare un riscontro concreto nella rivista “Catechetica ed Educazione” per la quale è applicato il sistema scelto, indicato nelle norme per i Collaboratori e ripreso in questo fascicolo.

Chiedo in anticipo scusa se troverete qualche imprecisione che comunicheremo in qualche modo come “errata corrige”. Rimane sempre la possibilità da parte vostra di dare suggerimenti per il miglioramento del presente sussidio. Ringrazio quanti tra docenti e allievi hanno fatto pervenire osservazioni e correzioni.
Il Vademecum è un segno del nostro “esservi” accanto, facendoci compagni di viaggio del Vostro percorso di studio, per il conseguimento di competenze e ai fini di un servizio appassionato e qualificato alla Chiesa e al Mondo.

Buon Anno Accademico 2023-2024!

 

Roma, 25 ottobre 2023

Prof. Don Giuseppe Ruta
Coordinatore del GGC
e Direttore dell’ICa

 

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Vademecum- ICa-2023-2024

Il primo annuncio e il kerygma secondo la Evangelii Gaudium

Proponiamo la relazione di don Ubaldo Montisci, membro dell’Istituto di Catechetica, al Simposio internazionale sul tema: Via Ecclesiae. La Chiesa e il suo futuro nel pensiero di Papa Francesco a 10 anni dalla pubblicazione della Evangelii gaudium.

 

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Il primo annuncio e il kerygma secondo la Evangelii Gaudium-Montisci Szeged 22 novembre 2023

 

 

Convegno in occasione dell’anniversario della pubblicazione dell’Evangelii gaudium

Il convegno pastorale-catechetico Via Ecclesiæ ha esaminato in una prospettiva decennale l’esortazione apostolica di papa Francesco, a partire da Evangelii gaudium, pubblicata nel 2013 . I partecipanti al convegno, unico a livello nazionale, svoltosi presso l’Università Ferenc Gál di Szeged il 22 novembre, hanno esaminato come nel documento il Santo Padre pone alla Chiesa le sfide della trasmissione della fede e dell’evangelizzazione.

Alla conferenza organizzata dall’Istituto catechetico della diocesi di Szeged-Csanád (SZEKI) hanno partecipato relatori nazionali e stranieri alla ricerca di risposte alla domanda su dove si trova l’evangelizzazione oggi e dove dobbiamo andare dopo.

A nome degli organizzatori, Serfőző Levente direttore del SZEKI, ha salutato i numerosi studenti, referenti pastorali e catechetici, catechisti e operatori pastorali delle diocesi ungherese e dall’estero, rappresentanti dei movimenti e della vita sociale.

Al convegno era presente László Kiss-Rigó, vescovo della contea di Szeged-Csanád; Endre Gyulay, vescovo emerito della contea di Szeged-Csanád; József Kovács, vicario generale della diocesi di Szeged-Csanád e Lajos Kondé, vicario pastorale della diocesi; Zsolt Szilvágyi, vicario pastorale della diocesi di Timisoara; Emma Németh, presidente della Conferenza delle Superiori ungheresi; József Tóth, rettore dell’Università Ferenc Gál; László Dux, rettore dell’Università Ferenc Gál; József Sebestyén, rettore del Collegio arcivescovile di studi religiosi di Veszprém; István Novák, vicerettore generale delegato dell’Università cattolica Károly Eszterházy di Eger e Marianna Barcsák, preside dell’Istituto pedagogico cattolico.

 

La conferenza è iniziata con il festoso benvenuto del vescovo della contea László Kiss-Rigó. Mons. Michael W. Banach, nunzio apostolico, ha tenuto il discorso di apertura del convegno organizzato in occasione dell’anniversario della pubblicazione dell’Evangelii gaudium . Ha contestualizzato il documento, mostrandone il collegamento con le precedenti esortazioni apostoliche e con i discorsi pronunciati dal Santo Padre durante il suo viaggio apostolico in Ungheria nel mese di aprile. Ha illustrato brevemente i temi dell’Evangelii gaudium , ponendo particolare attenzione ai seguenti quattro pilastri: il tempo è al di sopra dello spazio; l’unità supera il conflitto; la realtà è più importante dell’idea; il tutto è più della parte.

 

 

Il nunzio ha presentato, con il titolo Un papato sotto l’Evangelii Gaudium , come gli ultimi dieci anni siano stati influenzati dalla “passione per l’evangelizzazione” di Papa Francesco e dalla serie di riforme per rendere la Chiesa più missionaria. Ha concluso il suo intervento con domande per una ulteriore riflessione: Siamo una comunità che pratica la misericordia? Come lo esprimiamo? Siamo solidali? Dov’è la fuliggine nella nostra vita comunitaria? Siamo inclusivi? Siamo consumatori religiosi o discepoli attivi? Quali sono i tre passi coraggiosi e creativi che faremmo come comunità evangelizzatrice?

Fülöp Kisnémet OSB, studente della Pontificia Università Gregoriana di Roma, ha presentato il background intellettuale che definisce il documento pontificio e da cui proviene il suo autore, papa Francesco (ex cardinale Bergoglio). Osservando gli sforzi pastorali della Chiesa latinoamericana, ha scoperto che Papa Francesco ha riassunto diversi decenni di cammino pastorale nella sua esortazione apostolica a partire dalla Evangelii gaudium . Secondo il relatore, l’approfondimento del funzionamento del “laboratorio latinoamericano” post-conciliare costituisce una delle chiavi interpretative più significative per una lettura significativa dell’Evangelii Gaudium e per comprendere la visione di Papa Francesco di una Chiesa più sinodale.

 

 

Una delle tendenze più significative in America Latina, che ha influenzato anche il cardinale Bergoglio, è la “teologia del popolo”. Questo popolo è stato plasmato da una storia comune e da una cultura comune.

La teologia del popolo prende sul serio la situazione sociale dei poveri, sottolinea la necessità della responsabilità sociale e professa il principio di dare priorità ai poveri. Attualizza anche le sfide che la missione deve affrontare: come membri della Chiesa, siamo tutti discepoli missionari stimolati alla missione dalla gioia dell’incontro con Gesù Cristo. La Chiesa ritrova se stessa soprattutto attraverso un costante ritorno alla missione missionaria; il discepolato ci lancia nel mondo affinché l’opera di evangelizzazione si svolga nella società.

Ferenc Janka, vicerettore dell’Università Gál Ferenc , ha tenuto una conferenza dal titolo La gioia come forza che modella la vita, nella quale ha sottolineato che il ministero apostolico e lo stile di Papa Francesco sono strettamente legati al tema della gioia, e quindi si inseriscono organicamente con alla rivelazione dell’Antico e del Nuovo Testamento, all’insegnamento e alla liturgia della Chiesa.

 

 

Ferenc Janka ha scelto un approccio transdisciplinare: ha fatto appello alla scienza dell’etica, della filosofia e della psicologia, nonché agli insegnamenti delle Sacre Scritture, per esaminare cos’è la vera gioia e come si può sperimentarla. Nell’approccio morale cristiano, la gioia della fede, della speranza e dell’amore si oppone alla mancanza di prospettiva dell’incredulità, alla disperazione dell’essere senza speranza e alla solitudine dell’essere non amati. La fonte distintiva della gioia è la relazione: con Dio, con l’altro, con se stessi e con il mondo creato. In queste relazioni le persone conoscono sempre di più se stesse e sperimentano l’intensità e l’intimità dell’unità tra l’esterno e l’interno. Sperimentando l’amore di un altro, impara a dare e ricevere amore. È il flusso della gioia.

 

 

László Bakó, docente presso la Facoltà di Teologia cattolica romana dell’Università Babeș-Bolyai, ha sollecitato un cambiamento nella direzione pastorale. Ha citato Papa Francesco: tutto, i costumi, la lingua, gli stili, tutte le strutture ecclesiali devono essere rimodellate, affinché diventino canali idonei per evangelizzare il mondo oggi. Ciò dovrebbe essere fatto in uno spirito di freschezza, onestà, gioia e leggerezza, centralità nelle persone e visione della realtà.

La freschezza può venire dal rinnovamento incessante, dall’atteggiamento di chi ricomincia e impara ogni giorno. László Bakó, che da sette anni è impegnato nei lavori del Tribunale vescovile di Timisoara, ha sottolineato che è importante che l’onestà sia una delle caratteristiche indispensabili della Chiesa cattolica. “Potremmo mettere sul piatto della bilancia con coraggio le nostre strutture e parlarne con uno stile onesto, simile a quello di Papa Francesco”, ha detto. Trova triste che l’appartenenza alla Chiesa cattolica sia segnata dagli imperativi del “non si deve” e del “si deve”.

 

 

Elemento essenziale del cambiamento di orientamento pastorale è anche la centralità della persona, l’attenzione alla persona come persona e come comunità. Il primo è il rapporto personale con Dio, e da questo segue strettamente il rapporto comunitario. Tutto questo va praticato nella conoscenza della realtà, nell’incontro con la realtà – ha sottolineato il relatore.

Sándor Keszeli, membro del Comitato internazionale per la catechesi, ha avvertito che la Chiesa raggiunge solo il 4% dei giovani con le sue iniziative tradizionali.

 

 

Il relatore ha presentato il cammino rappresentato da Papa Francesco e ha parlato di come il Papa invita alla conversione individuale e comunitaria. Come individuo, richiede la consapevolezza che il significato fondamentale dell’essere cristiano è trasmettere la fede, cioè contribuire con ogni momento della mia vita trasformata dalla presenza di Dio alla vicinanza risanatrice e alla Parola invitante di Dio che raggiunge gli altri . Ciò può derivare dalla gioia dell’incontro. Come Chiesa, anche noi siamo chiamati a questa missione: l’essenza della Chiesa missionaria è trasmettere la gioia del Vangelo e creare una comunità di fraternità, dove tutti hanno diritto ad pari dignità in conseguenza del battesimo, dove la l’esperienza dell’amore di Dio muove i membri gli uni verso gli altri, dove vediamo l’altro come un dono, che può far emergere il meglio di me, dove pratichiamo la meravigliosa facoltà del cuore: l’arte di ascoltare e sentire.

 

 

Ubaldo Montisci, docente della Pontificia Università Salesiana, ha sottolineato nel suo intervento: nella pastorale, il primo annuncio occupa un posto privilegiato, poiché contiene il messaggio principale, che il convertito ascolterà sempre di nuovo in vari modi, e il pastore deve predicare la catechesi ancora e ancora. Questo è il messaggio che “tutti gli uomini e le donne, compresi i più poveri” hanno il diritto di sentire. Contiene la corteccia. Il portatore della notizia deve essere un “evangelizzatore con lo Spirito”, pronto ad annunciare la buona notizia in ogni situazione della vita, presente in ogni “crocevia” della vita delle persone, e sa che l’annuncio può essere fatto sia in “luoghi sacri e profani”. La trasmissione della fede è personale, da anima ad anima. A questo ogni battezzato deve essere pronto e, per avere successo, deve attuarlo con entusiasmo e creatività nella vita di ogni giorno.

 

 

Sergio Pérez Buena, docente di pastorale e catechetica presso la Pontificia Università di Salamanca, nel suo intervento, ha discusso del processo avviato nella Chiesa dal tema catechetico-pastorale della Evangelii Gaudium e dell’impatto che esso ha avuto nel campo della catechesi. Una pietra miliare in questo senso è stato il motu proprio a partire dall’Antiquum ministerium pubblicato nel maggio 2021, con cui Papa Francesco ha istituito il servizio dei catechisti secolari, il servizio istituzionalizzato del catecumenato, e ha posto così la catechesi al centro dell’evangelizzazione .

“Il catechista è un battezzato che ascolta la chiamata del Signore, si guarda attorno e si mette al servizio stabile della comunità”, ha affermato il Papa, citando il relatore. Il motu proprio spiega anche che il catechista, in quanto insegnante di religione, è innanzitutto chiamato a trasmettere la fede dalla prima predicazione all’insegnamento, che rende consapevoli della vita nuova in Cristo e prepara ai sacramenti dell’iniziazione cristiana. Il catechista è quindi compagno e accompagnatore che insegna in nome della Chiesa – si legge al punto 6 dell’Antiquum ministerium -.

László Gájer, professore associato dell’Università Cattolica Pázmány Péter, nella sua presentazione ha analizzato il cammino della Chiesa ungherese. Come ha detto, la Chiesa cattolica ungherese cerca da tempo il suo posto nel fuoco incrociato della retorica politica in Ungheria e nella regione. Per trovare una via d’uscita dalla morsa delle ideologie politiche, bisogna uscire dalla struttura di pensiero dicotomico della politica attuale e invece di sostenere la mentalità del campo degli esperti, bisogna presentare qualche altra possibilità. La vita degli ungheresi è spesso determinata solo in parte dalle grandi tensioni globali, ma i processi politici e ecclesiali mondiali ci influenzano. La polarizzazione rispetto alle questioni politiche sta diventando sempre più comune nel nostro Paese e la divisione è diventata parte della vita quotidiana.

Lo storico Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, sottolinea il ruolo del cristianesimo nel promuovere la riconciliazione – lo scrive anche nel libro Convivenza . Il cristianesimo può diventare catalizzatore di convivenza se accetta il rischio del dialogo, sa cioè affrontare la differenza dell’altro e cercare di creare con lui un rapporto multiforme, comprendendone gli interessi e gli orientamenti. Il dialogo, l’incontro e l’impegno comunitario possono essere una degna visione cristiana del futuro, ha affermato il relatore.

 

 

László Gájer ha sottolineato che i dati dell’ultimo censimento ungherese hanno causato incertezza e paura in molte persone. Sarebbe saggio adesso porci con serena umiltà davanti a queste figure e cercare di mostrare noi stessi e il mondo esterno grandi come realmente siamo. I grandi edifici e il sistema istituzionale mettono sulle spalle le persone fragili – a volte i sacerdoti esausti – senza offrire loro una casa o uno spazio spirituale, ha affermato il relatore.

Nel mondo di oggi, “martellante e orientato al profitto”, il punto di riferimento può essere la religione, la fede, che nella preghiera trasmette l’esperienza che “c’è qualcuno che ti ha chiamato, che ti ascolterà”. Il compito della Chiesa è insegnare alle persone a pregare.

L’importanza e l’influenza sociale, culturale o politica del cristianesimo possono diminuire, ma tutto ciò non ha molta importanza. Ma se la preghiera viene persa o indebolita, non importa quanto influente possa essere il cristianesimo, tutto è inutile e non solo vuoto ma pericoloso.

 

 

traduzione dall’articolo originale: Convegno in occasione dell’anniversario della pubblicazione dell’Evangelii gaudium

Foto: Attila Lambert

Éva Trauttwein/Corriere ungherese