«Chiamati a diventare Capolavori». Vocazione e discepolato delle persone con disabilità

il nuovo numero della rivista «Catechetica ed Educazione» è online!

Editoriale

Il Giubileo che stiamo celebrando in questi mesi, con l’invito alla conversione e alla speranza, contiene un forte richiamo alla santità. L’appello a raggiungere (e mantenere) una “misura alta” della vita cristiana ordinaria – di cui san Giovanni Paolo II si è fatto a suo tempo portavoce – rimanda, a sua volta, al tema della vocazione e del discepolato.
L’argomento è strettamente legato a quello del “progetto di vita” delle Persone con Disabilità (PcD), affrontato nelle pagine di “Catechetica ed Educazione” nel primo numero dello scorso anno. La vocazione, cioè la chiamata personale e originale di Dio Padre a partecipare al suo progetto d’amore per l’intero creato, cui corrisponde in spirito di fede la risposta libera e responsabile di ogni persona, diventa criterio discriminante per lo stile di un’esistenza che si configura come un vero e proprio discepolato.
Come tutti, anche le PcD hanno una vocazione, una spiritualità, che le chiama a realizzarsi, in modo cangiante a seconda della condizione e del ciclo di vita, tenendo conto dei propri limiti funzionali. Sono loro stesse che devono rispondere alla proprio vocazione cristiana, testimoniando la loro fede e anche la bellezza della loro condizione umana, lavorando, servendo e interagendo nella comunità cristiana e nella società in ogni età e transizione di vita. In questo modo, insegnano che il limite può essere un “varco” verso Dio, e non solo un deficit. Tutti siamo esseri “limitati” davanti a Dio: la consapevolezza di questa coscienza passa anche attraverso la presenza delle PcD nella Chiesa e nel mondo.
Il rapporto tra santità, vocazione, discepolato e PcD è un tema significativo e per certi aspetti problematico: è possibile per loro, specie per quelle con disabilità intellettiva grave, rispondere con piena libertà e responsabilità all’appello che Dio rivolge a ogni uomo e donna di buona volontà? Come possono essere pure loro autentici “pellegrini di speranza”, come suggerisce il Giubileo?
Per rispondere a queste domande si propone un percorso articolato in tre momenti: uno di tipo fondativo, con tre contributi (pedagogico, filosofico e biblico-teologico); uno di taglio pastorale, che si riferisce rispettivamente alla formazione dei catechisti che operano nel mondo della disabilità, al ruolo dei presbiteri nei percorsi formativi e alla proposta del pellegrinaggio e degli esercizi spirituali; uno di tipo esperienziale, con l’intervista ad alcune persone che testimoniano e agiscono fattivamente nelle comunità cristiane a partire dalla loro situazione di PcD e la presenta-zione della figura di S. Margherita della Metola o di Città di Castello, prima santa disabile grave canonizzata.
La prima sezione vede, anzitutto, il contributo di Roberto Franchini, La voca-zione delle Persone con Disabilità: per una comunità generativa. Il pedagogista, nel considerare ancora una volta l’aporia tra l’aspirazione all’autodeterminazione della PcD e il progetto di vita che la comunità gli propone, individua nella spiritualità – la dimensione più intima dell’esistenza umana – la chiave per il superamento dell’impasse. Rispondendo alla chiamata vocazionale, la PcD realizza compiutamente sé stessa, e tutto ciò si traduce in ruoli e prospettive di operosità che la comunità deve favorire. In tal senso, viene presentato l’itinerario metodologico del PFTW (Putting Faith to Work) che suggerisce dei passi concreti per la “messa in opera” della spiritualità.
Ogni persona è chiamata da Dio a fare della propria vita un “capolavoro”. Il contributo di Cristiano Ciferri, Capolavori di Felicità… anche se non è facile, propone una riflessione filosofica sulla vocazione alla felicità per le PcD. Nel confronto con alcuni esponenti del Personalismo, a partire dal principio della “responsorialità”, viene enfatizzata l’importanza dell’impegno personale verso la “autorealizzazione”. Nell’economia del discorso, due riflessioni risultano particolarmente stimolanti: quella che si riferisce alla “libertà per” e la metafora del “disegno di vita”, preferita a quella di “progetto”. L’autore evidenzia la funzione regolativa della “speranza” e l’importanza di ripartire proprio dalla “fragilità” per raggiungere una pienezza di vita.
L’argomento della disabilità nella Bibbia è ampiamente esplorato; viene indagato, in questo caso, in rapporto alla speranza, che è il tema proprio del Giubileo. Giuseppe De Virgilio, nel suo: La disabilità nella Sacra Scrittura e l’esercizio della speranza. Aspetti biblico-teologici, articola la riflessione in tre momenti: presenta dapprima la concezione biblica della disabilità e la sua relazione con la malattia in generale per soffermarsi, poi, su alcuni elementi peculiari dell’Antico e del Nuovo Testa-mento. Traspare così una “teologia della debolezza”, non solo condizione antropologica della persona umana ma anche elemento qualificante l’identità della Chiesa che lungo la storia condivide la fragilità dell’umanità continuando a “confessare la speranza” (cf. Eb 10,23).
La seconda sezione, di indole pastorale, inizia con l’intervento di Veronica Amata Donatello, Formazione degli accompagnatori al discepolato per le Persone con Disabilità. Si constata la scarsa attenzione alla formazione di queste importanti figure pastorali e, sulla scia della riforma ministeriale promossa da papa Francesco, viene prospettato un ripensamento della disabilità non come barriera ma come profetico luogo teologico e pastorale. Una Chiesa autenticamente sinodale sa riconoscere nelle PcD non solo dei destinatari ma dei protagonisti nell’annuncio del Vangelo. Vengono quindi indicati dei passi concreti per approntare dei percorsi formativi realmente inclusivi.
Segue il contributo di Lawrence Sutton e Philip Kanfush, In pursuit of Master-piece: The role of the priest in helping those with developmental disabilities reach their potential as God defined it. Alla luce della loro esperienza di formatori del clero, i due autori presentano l’attuale prassi formativa in ambito statunitense, evidenziano alcuni elementi di criticità e suggeriscono dei correttivi atti a migliorare la qualità delle pro-poste formative. È un compito molto importante perché dai presbiteri – richiamati qui ad assumere come modello gli interventi inclusivi di Gesù – dipende ancora in gran parte la costituzione e crescita di comunità accoglienti e inclusive.
Nelle comunità cristiane si va sempre più diffondendo la pratica degli esercizi spirituali e ha ripreso forza il fenomeno del pellegrinaggio religioso. A queste manifestazioni religiose sono dedicati, gli altri due contributi. Il primo, di Samuele Ferrari, Siamo tutti pellegrini di Speranza. Le Persone con Disabilità e il pellegrinaggio, descrive i tratti peculiari del pellegrinaggio come esperienza liminale e come uno degli elementi fondamentali della vita cristiana. Si sottolineano i punti di contatto tra le dinamiche del pellegrino e quelle vissute dalle PcD e si offrono indicazioni e attenzioni pastorali da non trascurare per consentire alle PcD di essere, insieme alla comunità tutt’intera, a pieno titolo “pellegrini di speranza”.
Quello successivo, di Annalisa Caputo, titola provocatoriamente: Esercizi spirituali per Persone con Disabilità intellettiva? La studiosa, che vanta una riconosciuta competenza sul tema, attraverso un percorso che prende le mosse da s. Ignazio di Loyola e passa per l’analisi della mediazione profetica realizzata da Luigi Novarese, descrive le metodologie odierne applicate nel “Gruppo Attivo” del Centro Volontari della Sofferenza, fornendo così una risposta affermativa all’interrogativo iniziale.
La terza tappa del percorso vede, anzitutto, la raccolta delle testimonianze di alcune PcD intervistate da Isabella Tarsi, “Chiamati a diventare capolavori”: alcune testimonianze. Le risposte date fanno capire con chiarezza quanto ci sia di bello, di fresco, di entusiasmante, di valido nell’impegno di servizio alla propria comunità, in risposta a una specifica vocazione, di persone che sperimentano diverse forme di disabilità. Chiude poi il fascicolo l’excursus storico di Fabio Bricca, Santa Margherita della Metola o di Città di Castello. Tra le figure dei santi proposti come modello di vita ai battezzati fino a poco tempo fa non erano presenti le PcD, ma semplicemente persone con accentuata fragilità. Recentemente, invece, la canonizzazione della prima PcD grave colma questa lacuna. Nello studio vengono presentati gli elementi più salienti della sua biografia, ancora poco conosciuta.


L’Istituto di Catechetica (=ICa) ha sempre considerato un compito inderogabile l’aggiornamento sistematico della sua proposta formativa accademica, adeguandola ai progressi della ricerca scientifica – segnatamente nell’ambito catechetico – e alle provocazioni che il contesto culturale presenta di continuo. La storia dell’ICa, tratteggiata nei fascicoli di “Catechetica ed Educazione” pubblicati in occasione del suo settantesimo di vita, dà conferma della veridicità di quanto appena affermato.
Il seminario, le cui relazioni sono riportate in questa seconda sezione della rivista, prende in esame l’ultimo periodo di esistenza dell’ICa. Chiusa l’esperienza di collaborazione con l’Istituto di Teologia Pastorale nel Dipartimento di Pastorale giovanile e Catechetica (1981-2016) e ritornati nell’ambito della Facoltà di Scienze dell’Educazione, i membri dell’ICa sentono l’esigenza di fissare per iscritto gli elementi di tipo epistemologico e strutturali che rendono originale l’ICa nel panorama catechetico internazionale per farli diventare così il punto di riferimento per organizzare la proposta formativa verso gli studenti che avrebbero frequentato l’università negli anni a seguire. Nasce così “Studiare catechetica oggi.

La proposta dell’Università Pontificia Salesiana” (2018). A questo testo si riferisce il contributo di Ubaldo Montisci, Studiare catechetica oggi. Un volume “interfaccia” per l’ICa. L’autore presenta il contesto in cui è stato ideato e realizzato il progetto, descrive la struttura del libro e si sofferma sulla descrizione delle peculiarità della proposta formativa, mettendone in luce punti di forza e criticità.
Nello sforzo di qualificare sempre più la proposta formativa, a seguito della recente pandemia che ha introdotto modifiche sostanziali nel modo di vivere e di credere di tante persone e della pubblicazione del “Direttorio per la catechesi” (2020), tra il 2022 e il 2024 l’ICa realizza un’indagine conoscitiva a livello mondiale tra i suoi Exallievi a partire dal 2000. Su questa esperienza, puntualmente riportata nel secondo fascicolo di “Catechetica ed Educazione” dello scorso anno, si concentra l’intervento di Benny Joseph: Il curriculum di catechetica come “laboratorio di dialogo”, a partire dalla Ricerca “La competenza riconsiderata (2000-2020). L’autore propone delle piste di riflessione ed evidenzia attenzioni specifiche, privilegiando la prospettiva del “laboratorio di dialogo”, giungendo a proporre il “paradigma del dialogo” quale orientamento per lo studio della catechetica e per il design del curricolo.
A queste prime due relazioni, seguono quelle di tre discussant, cui viene chiesta un’ulteriore riflessione in riferimento ai tre curricoli offerti attualmente dall’ICa: Catechetica, Catechetica e comunicazione ed Educazione religiosa.
Michele Roselli, nel suo Il percorso di Catechetica. Sollecitazioni per i curricula e per il dibattito, offre una riflessione in generale sul rapporto tra catechetica e catechesi e ne esamina le modifiche indotte dal contesto culturale attuale, che genera una “metamorfosi del cristianesimo”; quindi si sofferma sul curricolo proposto dall’ICa, sottolineandone elementi qualificanti e altri bisognosi di attenzione; chiude con alcune stimolanti provocazioni e suggerimenti utili per delle eventuali modifiche migliorative.
Segue il contributo di Vincenzo Corrado, Catechetica e comunicazione. Appunti per un orizzonte di senso. L’autore individua nella consapevolezza del cambio di paradigma culturale in atto e nell’accettazione del principio della realtà e del primato del tempo sullo spazio, gli elementi capaci di imprimere un nuovo dinamismo al percorso di Catechetica e comunicazione. Termina con alcune significative indicazioni specifiche per la riqualificazione del curricolo.
Chiude la serie, la relazione di Lorenzo Voltolin, Rinnovare il percorso di Educazione Religiosa nel contesto culturale. Il denso intervento mette in luce la complessità della tematica. Per rispondere in maniera efficace alla crescente pluralità culturale e religiosa, l’insegnante di religione dovrà maturare la capacità di ascolto delle domande provenienti dagli allievi e, insieme, l’attenzione ai contenuti teologici necessari per organizzare un curricolo formativo adeguato. Per quanto riguarda questi ultimi, è soprattutto sul “come” comunicarli che si dovrà lavorare. La proposta formativa dell’ICa non potrà prescindere dal prendere seriamente in considerazione la didattica interculturale, le tecnologie digitali e l’approccio ermeneutico-esistenziale alla materia.

 I membri dell’Istituto di Catechetica
catechetica@unisal.it

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ALLEGATO:

La formazione per il ministero catechistico: sviluppo e principi di base

Marijana Mohorić

Dipartimento di Scienze Religiose,

Università di Zara https://orcid.org/0000-0002-8932-0355

Lo sviluppo del ministero catechistico ha inevitabilmente seguito il corso dello sviluppo storico delle comunità ecclesiali, e ciò ha influito sulla diversa concezione dell’identità dei catechisti e sulla loro formazione. In questo libro, il tema centrale è lo sviluppo del concetto di servizio catechistico con particolare enfasi sulla formazione dei catechisti nel periodo che va dal 1965 al 2021. Questo periodo è segnato da due eventi significativi: il Concilio Vaticano II (1965-1965) e l’istituzione da parte di Papa Francesco del ministero dei catechisti con il Motu proprio Antiquum ministerium (2021). L’ultimo evento ha coronato l’evoluzione dinamica delle domande e della ricerca di risposte relative all’impegno dei fedeli laici nell’attività catechetica della Chiesa, a cui è stato dato un impulso particolare da Papa Paolo VI negli anni Settanta del secolo scorso. Dopo l’analisi di questo processo, vengono presentati i fondamenti del ministero catechistico (la vocazione del catechista), gli aspetti teologici ed ecclesiali normativi e i criteri ispiratori per la formazione dei catechisti. Segue una discussione sulle cinque dimensioni della formazione del catechista. Esse non sono considerate competenze, ma ambiti formativi complementari che costituiscono la base per lo sviluppo delle competenze in una prospettiva integrale. Questa scelta è particolarmente elaborata nel quarto capitolo, dove viene elaborato il background concettuale dell’approccio delle competenze nella formazione dei catechisti. Infine, vengono evidenziate alcune possibili scelte metodologiche, e il motivo per proporle è la coerenza con la natura fondamentale non solo della formazione dei catechisti, ma della formazione cristiana in generale. Nelle riflessioni su questi temi è stato seguito un approccio interdisciplinare. Ancorati alla teologia, abbiamo cercato il dialogo con le scienze dell’educazione e quelle della comunicazione. Questo treppiede costituisce la base della catechesi come scienza. Il risultato non sono i piani per la formazione dei catechisti parrocchiali, ma gli orizzonti fondamentali della loro possibile creazione.

Link della pubblicazione in lingua croata: https://morepress.unizd.hr/books/index.php/press/catalog/book/137

Seminario di Studio “Studiare Catechetica Oggi”

Retrospezione, attualità e proiezioni future

1° Aprile 2025 – Aula Juan Vecchi

Università Pontificia Salesiana di Roma


Carissimi Amici Collaboratori,

in allegato trovate la locandina – invito al Seminario del 1 aprile c.a. durante il quale saranno ripresi e rilanciati i contenuti del volume Studiare catechetica oggi e sarà presentata la Ricerca 2024 La competenza riconsiderata a cui hanno preso parte gli Exallievi dell’Istituto dal 2000 al 2020.

Ci auguriamo che possiate prendere parte o di presenza o almeno online.

Cogliamo l’occasione per porgere a ciascuno di Voi un fraterno saluto e l’augurio di ogni bene

don Giuseppe Ruta e Membri dell’ICa

Link di collegamento

https://www.youtube.com/live/2bs0Bp7OrAY?feature=shared

Vademecum 2024-2025


Carissimi Allievi e Allieve,
da alcuni anni, il GGC ha proposto un sussidio per il Vostro percorso di studio e di specializzazione, un Vademecum che possa risultare utile soprattutto per i lavori scritti e le tesi. Grazie anche all’apporto dei Docenti e di alcuni di voi, si è potuto migliorare questo breve e lineare quadro di riferimento generale (con i profili professionali relativi ai curricula di catechetica ed educazione religiosa) insieme a delle indicazioni pratiche per lo studio, la ricerca e la redazione degli elaborati.
Sono sempre validi e imprescindibili l’accompagnamento dei Docenti e la disponibilità durante le lezioni e nell’orario di appunta-mento, come si ritiene da voi acquisita la competenza metodologica della ricerca e del lavoro scientifico. Rimane comunque un punto di riferimento, per alcune scelte e dubbi da chiarire, il testo di José Manuel PRELLEZO – Jesús Manuel GARCÍA, Invito alla ricerca. Metodologia e tecniche del lavoro scientifico, LAS, Roma 42007. La metodicità, la rigorosità, la linearità argomentativa e la coerenza richieste nell’applicazione della metodologia scientifica, oltre a essere una forma di disciplina e di “ascesi”, sono delle virtù essenziali da acquisire e incrementare nel I e II ciclo fino alla completa autonomia degli allievi dai docenti e dai manuali di metodologia del lavoro scientifico.
È vero che nei vari ambiti accademici e universitari vi sono differenti sistemi e modelli di ricerca scientifica e si potrebbero fare altre opzioni, ma la scelta operata dall’ICa è quella di convergere verso uno specifico, ispirato al manuale sopracitato, ufficiale e proposto ai nostri docenti e studenti. Si potrà trovare un riscontro concreto, con qualche variazione, nella rivista “Catechetica ed Educazione” per la quale è applicato il sistema scelto, indicato nelle norme per i Collaboratori e ripreso in questo fascicolo.
Chiedo in anticipo scusa se troverete qualche imprecisione che comunicheremo in qualche modo come “errata corrige”. Rimane sempre la possibilità da parte vostra di dare suggerimenti per il miglioramento del presente sussidio. Ringrazio quanti tra docenti e allievi hanno fatto
4│Vademecum ICa
pervenire osservazioni e correzioni. In questa riedizione del Vademecum rispetto alle precedenti, troverete in più: a p.20, una breve descrizione dei metodi analitici; e a p.37, un modo di citare le risorse dell’IA (Intelligenza Artificiale).
Il Vademecum è un segno del nostro “esservi” accanto, facendoci compagni di viaggio del Vostro percorso di studio, per il consegui-mento di competenze e ai fini di un servizio appassionato e qualificato alla Chiesa e al Mondo.


Buon Anno Accademico 2024-2025!
Roma, 30 ottobre 2024


Prof. Don Giuseppe Ruta
Coordinatore del GGC
e Direttore dell’ICa

Religione e cultura: prove di epistemologia per l’IRC

Dicembre, 2024. Il nuovo numero della rivista online dell’Istituto di Catechetica


Editoriale

L’Insegnamento della religione cattolica (IRC) è per definizione, per statuto e per convinzione dei docenti una disciplina scolastica. Senza negare la necessità di un aggiornamento continuo delle abilità metodologico-didattiche degli Insegnanti di religione (IdR), l’attenzione dei contributi raccolti nel presente numero di “Catechetica ed Educazione” è volutamente spostata sulla dimensione epistemologica dell’IRC, recuperando una vecchia tradizione dell’Istituto di Catechetica (ICa) che già nel secolo scorso ha promosso un ampio dibattitto sull’identità dell’IRC e sulle modalità della sua attuazione didattica.

L’intenzione è di calarsi nell’area fondativa della disciplina, in quel territorio di retrovia, in quei punti di appoggio che, sebbene celati alla vista, sono determinanti per reggere il peso dell’intera struttura. Fuor di metafora, si vuole analizzare quel tessuto connettivo che a ben vedere permette di collocare in un orizzonte di significato, costruire motivazioni, sorreggere e purificare intenzioni, dare garanzia di
radici affondate in un terreno solido e condiviso, da cui muovere per affrontare la quotidianità del presente e immaginare un futuro appropriato e significativo.
Si parla di prove di epistemologia e non di itinerari o percorsi, proprio per lasciare il campo aperto e non indicare un tragitto definito. In effetti, viviamo un momento storico-culturale che ci chiama a riconsiderare le certezze, magari a metterle in discussione, a vagliare le auctoritates del nostro ambito di studio e di
lavoro e riformulare, aggiornandole, le convinzioni di base. Per questo non è un caso che i due poli della riflessione proposta siano precisamente religione e cultura, considerati non come nuclei tematici assoluti bensì come energie sorgive dal cui intreccio scaturisce l’IRC che – in quanto disciplina scolastica – è una mediazione didattica di approccio a un aspetto della realtà e a una dimensione della cultura, la religione per l’appunto.
Sia da un punto di vista istituzionale che da un punto di vista pratico, l’IRC è di fatto l’unico presidio di cultura religiosa negli ambienti scolastici italiani. Ne deriva una grande responsabilità sia per rispettare i parametri concordatari che per assicurare una legittimità scientifica e pedagogica. Pensiamo perciò a una epistemologia non solo astrattamente teorica ma messa a confronto con l’attuale ordinamento ministeriale in Italia, per verificare quanto sia presente o quanto sia assente un taglio culturale nell’IRC concretamente vissuto nelle aule scolastiche. Su questa tematica si è svolto un seminario di studio nel gennaio 2024, i cui interventi (Cicatelli, Montagnini, Zini, Padula e Carnevale), revisionati e ampliati, sono riprodotti in questo fascicolo.

Un ulteriore contributo di riflessione è offerto dall’articolo di Giuliana Migliorini e dalla presentazione di un’indagine sugli IdR di Anna Peron, entrambe partecipanti al Seminario. Il saggio di Sergio Cicatelli introduce e fonda la riflessione sull’epistemologia dell’IRC, volendo riaprire una discussione che ha conosciuto una stagione di confronto assai ricco e vivace negli scorsi anni Settanta e Ottanta. L’Autore
propone che l’IRC possa essere inteso principalmente come cultura religiosa, perché la dimensione religiosa della cultura è oggetto di attenzione e mediazione scolastica accanto e a prescindere dalle singole appartenenze confessionali. Dai concetti di cultura (come mondo vitale) e di religione (come costruzione umana) può scaturire una rivisitazione della natura dell’IRC (capace di parlare alla coscienza
di ogni alunno proprio perché culturale e capace di rimanere fedele al religioso perché fedele all’umano), che lo colloca tra gli strumenti privilegiati di conoscenza scolastica trasversale e di alfabetizzazione dei cittadini.
L’intervento di Flavia Montagnini rilegge il rapporto Vangelo-educazione culturale, legandolo a questioni specifiche che possono interessare l’IdR (risonanza pedagogica e antropologico-esistenziale della cultura religiosa cristiana a scuola). La riflessione sull’epistemologia di una disciplina corre sempre il rischio di essere relegata nell’ambito accademico, se l’insegnante non è capace di immaginare che diventi pratica quotidiana nelle aule. La domanda se l’IRC possa realmente essere offerto agli alunni come cultura religiosa secondo i principi della didattica disciplinare trova risposta affermativa ancorandosi alla professionalità dell’IdR. Il rispetto per l’epistemologia dell’IRC implica un’azione di insegnamento che fa propri alcuni assunti pedagogici e li traduce in un’azione didattica coerente, che vive come risorsa la diversità dei singoli docenti nella gestione dell’aula, dal punto di vista relazionale, didattico ed organizzativo.
La sezione dedicata agli Approfondimenti prende corpo grazie a diversi contributi, che mettono in evidenza aspetti filosofici, sociologici e didattici della cultura religiosa calata nella mediazione didattica dell’IRC. Paolo Zini considera possibilità e ambivalenze della cultura come via alla religione e inserisce l’IRC in tale analisi. Il mediatore di senso del quale la religione sembra aver bisogno per rendersi accostabile nello spazio pubblico è la cultura. E la formalità culturale è necessaria per fondare, giustificare, accreditare la legittimità curricolare dell’Insegnamento della Religione perché, a prescindere dalla logica che attraversa ciascuna espressione religiosa ad intra, l’Occidente è ancora vincolato alle prescrizioni illuministiche. Sotto questa luce, l’IRC forse vivrebbe l’imbarazzante situazione di una disciplina dall’oggetto formale che contrasta quello materiale e viceversa, perché la pretesa religiosa del Cristianesimo collide con i parametri dell’Occidente contemporaneo, che decidono cosa sia cultura e
quale sia la sua legittima espressione. L’IRC sembra qualificarsi come evento didattico indispensabile non solo per il rilievo storico del suo oggetto, ma come istanza critica di tutto il sapere che abita e anima in forme diverse ogni perimetro didattico. La domanda religiosa illumina la parzialità del materiale rispetto agli aneliti più profondi dell’animo umano. Davanti alle possibilità culturali la domanda religiosa svela il desiderio escatologico della persona, che azzarda l’approdo alla sfera dell’ultramondano. E considerare la via della speranza – nella sua inaudita incarnazione cristiana – è forse, prima di un’opportunità, un diritto
della coscienza di chi più o meno consapevolmente frequenta la scuola per imparare la vita.
La presa di coscienza che cultura e religione si muovono tra incertezza e complessità è l’assunto su cui si basa l’argomentazione del sociologo Massimiliano Padula. La religione si configura come un fatto sociale e il suo insegnamento rientrerebbe nel novero delle prassi, peraltro garantito e protetto da una struttura
giuridica definita dal Concordato. L’abbinamento dell’IRC alla categoria di “cultura religiosa”, mantenendo il discorso nei termini avalutativi della visione sociologica, riesce a garantire all’insegnamento la prospettiva epistemologica necessaria per consentirgli di posizionarsi efficacemente in uno scenario non solo secolarizzato e plurale, ma oramai di “neo-cristianesimo” o “cristianesimo di ritorno”, per cui l’Europa tende a diventare terreno di sviluppo di pratiche e format ecclesiali d’intonazione evangelico pentecostale.
E dunque, l’IRC può fare cultura religiosa? Cristina Carnevale cerca di mettere a confronto la prospettiva epistemologica proposta con la prassi didattica, con particolare riferimento alla scuola primaria e a quella dell’infanzia, proponendo una serie di esempi desunti dalla pratica didattica pensata in chiave di
cultura religiosa. Ma il punto di partenza è la scelta di considerare la cultura religiosa come incontro col patrimonio letterario-artistico cristiano; come scoperta del patrimonio immateriale legato al Cristianesimo; come condizione personale e religiosa in un contesto di immersione nel digitale; come insieme di conoscenze religiose all’interno di un sapere unitario legato alla vita.

Il metodo ermeneuticoesistenziale e la didattica simbolica risultano traiettorie efficaci non solo in termini
di apprendimento ma anche di definizione di identità, scelta di comportamenti e nascita di atteggiamenti, quindi in termini di configurazione culturale legata al tema religioso.
Quali sono le ragioni educative e culturali, che fanno dell’IRC una disciplina scolastica a pieno titolo? Se il rapporto della religione con la cultura presenta interessanti risvolti sotto il profilo pedagogico e didattico, il Cristianesimo gioca un ruolo decisivo nella configurazione della cultura italiana ed europea.
Giuliana Migliorini, soffermandosi sull’arte come veicolo di espressione dell’esperienza umana e religiosa e come momento qualificante della cultura, evidenzia come proprio il confronto tra produzioni artistiche di differenti ambienti religiosi possa avviare un dialogo costruttivo e aperto con altre esperienze di fede
senza pregiudizi o perdita delle proprie specificità anche per chi non ha alcun legame con la vita religiosa. È altresì importante valorizzare l’accesso artistico alla cultura religiosa, sapendo che la scuola tende ormai a connettersi in modo dinamico all’extrascolastico e a rafforzare le competenze disciplinari in prospettiva
interdisciplinare.
Le prove di epistemologia proposte in questo numero di “Catechetica ed Educazione” si completano con un sondaggio, costruito e realizzato da Anna Peron. Il focus dell’argomentazione circa il rapporto tra religione e cultura si sposta decisamente verso l’IRC, centrando l’attenzione sullo strumento per eccellenza di orientamento della pratica didattica e in cui si evidenziano le scelte culturali e scolastiche in tema di religione, ovvero le Indicazioni Nazionali. Il sondaggio ha voluto mettere in evidenza il livello di conoscenza delle linee-guida da parte di un campione sufficientemente significativo di IdR italiani; trovarne i punti di forza e di debolezza; individuare particolari esigenze formative degli IdR rispetto
alla conoscenza e applicazione delle Indicazioni. Interessanti i suggerimenti per un perfezionamento del documento e l’emergere di un bisogno di formazione, che riguarda non solo la conoscenza delle Indicazioni Nazionali, ma aspetti metodologici, docimologici, pedagogici e il tema biblico in particolare, tra i nuclei tematici.
Certamente emerge la necessità di revisionare una pedagogia condivisa in chiave di progettazione per competenze e un adeguamento ai tempi attuali della visione del fenomeno religioso.


“La dimensione educativa della catechesi”. Le relazioni di fondo del Simposio
Si è voluto dedicare una seconda parte del fascicolo all’evento che ha concluso l’anno dedicato a celebrare i settant’anni di vita dell’ICa (1953-54/2023-24): il Simposio internazionale di catechetica “La dimensione educativa della catechesi”.
L’incontro si è svolto nella sala J.E. Vecchi dell’Università Pontificia Salesiana (Roma) l’8-9 novembre 2024 e ha visto la partecipazione in presenza di un centinaio di catecheti, pastoralisti e pedagogisti, mentre diversi altri studiosi erano collegati online dalle loro sedi nei vari continenti. Dopo aver portato l’attenzione sulla dimensione comunicativa della catechesi, in occasione del 60° anniversario
della sua fondazione, l’ICa ha scelto in questa circostanza di concentrare la riflessione sulla dimensione educativa di questa disciplina, cioè la prospettiva che da sempre ne ha caratterizzato l’approccio.
Del denso programma si riportano qui esclusivamente le relazioni principali che hanno introdotto ciascuno dei tre “sguardi” con cui si è voluto esaminare il rapporto tra catechesi ed educazione: quello storico retrospettivo, quello che si posa sulla situazione attuale e quello che si spinge verso il futuro. Le tre relazioni hanno avuto ciascuna la reazione di diversi discussant e hanno dato vita a un confronto
appassionato e stimolante tra gli esperti. Si spera di raccogliere in un unico volume di prossima pubblicazione l’insieme di contributi scritti e di riflessioni emerse durante il Simposio.
La relazione del catecheta francese Joël Molinario ha approfondito la relazione tra la catechesi e l’educazione così come si è sviluppata nel passato. La ricognizione ha permesso di constatare la differenza tra le epoche storiche in riferimento all’educazione alla fede dei battezzati. L’Autore ha concentrato la sua
riflessione sull’epoca moderna e si è soffermato, in particolare, su tre momenti determinanti: l’affermarsi dello strumento “catechismo” nel XVI secolo, fatto che non può essere compreso appieno se non lo si colloca nel contesto dell’Umanesimo rinascimentale e della sua preoccupazione per l’educazione; la nascita e lo sviluppo del “movimento catechistico” che prende le mosse dalla riflessione
sull’insegnamento catechistico nel XIX secolo con il bisogno sentito di rinnovare i metodi e che deve confrontarsi, al contempo, con l’esigenza in qualche modo contrapposta di precisare i contenuti, anche attraverso la pubblicazione di un catechismo universale; il rinomato intervento del card. Ratzinger a Parigi e Lione del 1983, con le accese polemiche che ne sono seguite. L’Autore conclude ribadendo
l’impossibile separazione tra contenuto e metodo della catechesi e vede nel catecumenato una forma paradigmatica di autentica realizzazione dei processi di educazione nella fede.
L’intervento di Luciano Meddi rivolge lo sguardo sul presente e passa in rassegna le principali “provocazioni” culturali che la catechesi deve oggi fronteggiare sul versante educativo. Il catecheta romano ritiene che il rapporto tra catechesi ed educazione non trovi sufficiente sviluppo nella riflessione catechetica contemporanea. Ciò impedisce la piena valorizzazione di una dimensione che, invece, è connaturale alla catechesi, il cui compito primario è la risposta di fede e la maturazione umano-cristiana del battezzato. Per andare oltre, si impongono dei chiarimenti terminologici, che riguardano soprattutto il significato delle parole socializzazione, educazione e formazione, e vanno operate delle scelte decise:
tra queste ultime la più rilevante e urgente è la necessità di concentrare l’attenzione sulle modalità con cui il battezzato interiorizza il messaggio cristiano e lo testimonia esistenzialmente in maniera consapevole e responsabile. In tutto ciò svolge un ruolo determinante la formazione in vista della maturazione delle competenze per la vita cristiana, che è il compito specifico della catechesi ecclesiale.
Sulla base di tali considerazioni, è possibile riqualificare il curricolo di catechetica.
Il terzo articolo offre una riflessione in chiave prospettica per la catechesi del futuro. Thomas Groome vede nella fedeltà e nella creatività i dinamismi ecclesiali che possono/devono guidare il rinnovamento della catechesi. In particolare, c’è bisogno di una “pratica della sinodalità”, in modo che questa non rimanga una pia intenzione, e la catechesi deve porsi al servizio di questa causa, favorendo la maturazione nei battezzati di una fede viva e di una sensibilità comunionale.
Il compito educativo essenziale della catechesi sarà quello di accompagnare i percorsi di crescita nella fede. Il movimento che ne scaturisce va “dalla vita alla fede alla vita”, dinamismo che è ampiamente illustrato nel contributo e che si basa, sostanzialmente, su una pedagogia partecipativa e conversazionale.


I membri dell’Istituto di Catechetica
catechetica@unisal.it

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ALLEGATO:

CATECHETICA ED EDUCAZIONE
Rivista «online» dell’«Istituto di Catechetica» della Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università Pontificia Salesiana di Roma
«Catechetica ed Educazione» è una testata telematica, iscritta al Tribunale di Roma (registrazione n. 151/16 dicembre 2020), che persegue finalità culturali in ambito pedagogico-catechetico
Anno IX Numero 2 – Agosto 2024

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Rassegna trimestrale

di informazioni sulla gestione

del religioso nello spazio

pubblico educativo e accademico in Europa.

Care lettrici e cari lettori,

in allegato il nuovo numero di ERENews, ricco di nuovi contenuti e di approfondimenti.
Con piacere, vi invitiamo a visitare il nostro nuovo sito internet: https://erenews.uniroma3.it/.
Vi preghiamo di diffondere il bollettino tra i vostri contatti e vi ricordiamo che per consigli, suggerimenti e correzioni è possibile scriverci al nostro indirizzo e- mail: erenews@uniroma3.it o alle nostre pagine social.

Cordiali saluti,
La redazione di EREnews

Per la consultazione:

Dejad que los niños escuchen mi voz. Subsidios para la familia

Miguel Angel moreno Nuño

La casa editrice PPC ha pubblicato di recente il quarto e ultimo volume della serie Dejad que los niños escuchen mi voz (Lasciate che i bambini ascoltino la mia voce), del salesiano Miguel Ángel Moreno Nuño, docente della Facoltà di Lettere Cristiane e Classiche presso l’UPS. Risorse per la famiglia si presenta come il complemento che ancora mancava nel progetto iniziale della serie per portare la Messa domenicale nella vita quotidiana. Con queste dispense, i genitori, senz’altro i nonni e molto probabilmente anche un fratello riluttante, possono sedersi con il più piccolo della famiglia e, a casa, dopo aver celebrato l’Eucaristia domenicale, prepararsi a giocare e a rinfrescare ciò che hanno ascoltato nella liturgia della Parola, secondo la rinnovata proposta di «lezionario» per le Messe con i fanciulli offerta dall’autore. Si chiude così il cerchio iniziato con la Proposta di letture (volumi 1 e 2) e proseguito con le Risorse per la celebrazione (volume 3).

Infatti, il progetto Dejad que los niños escuchen mi voz è offerto a sacerdoti, catechisti ed educatori alla fede come una proposta sistematica di letture bibliche e sussidi per le Messe con i fanciulli. Organizzato secondo un doppio approccio liturgico e kerigmatico, raccoglie e aggiorna il meglio del Lezionario IX (pubblicato dalla Conferenza Episcopale Spagnola nel 1984) e anche di quello pubblicato ad experimentum dai vescovi italiani nel 1976. In questo modo, vuole essere una risposta rispettosa ai processi intrapresi a partire dagli anni del rinnovamento liturgico conciliare, nutrita dai suggerimenti emersi da una solida ricerca catechetica e liturgica e adattata alle circostanze attuali dei bambini e delle loro famiglie.

I quattro volumi sono stati pubblicati da PPC e sono in vendita onlinehttps://www.ppc-editorial.com/autores/miguel-angel-moreno-nuno

Resumen

Como «fuente y culmen de la vida cristiana» definió el Concilio Vaticano II la eucaristía. Lo que pasa es que «la vida cristiana» se desarrolla de domingo a domingo, desde que nos levantamos hasta que nos acostamos: sin compartimentos estancos, sin paréntesis. Sin hacer que la misa sea una más entre las miles de actividades (colegio, comedor, extraescolares, merienda, deberes, cena) que se
suceden en la apretada, ¡y estresada!, agenda de cualquiera de nuestros niños.
El cuarto y último volumen de DEJAD QUE LOS NIÑOS ESCUCHEN MI VOZ está pensado, pues, como complemento necesario para llevar la misa dominical a la vida diaria. El volumen recoge una colección de actividades, juegos, crucigramas y jeroglíficos para realizar en casa. No faltan los vídeos de dibujos animados y las canciones religiosas. ¡Y más de una agradable sorpresa! La propuesta está pensada para que los padres, muy posiblemente también los abuelos #y, a buen seguro, incluso algún hermano reticente#, se sienten con el más pequeño de la familia y, en casa, tras haber celebrado la eucaristía dominical, se dispongan a jugar y a refrescar lo escuchado en la liturgia de la Palabra del domingo. Así se cierra el círculo empezado en la propuesta de lecturas (volúmenes 1 y 2 de esta serie) y continuado por los recursos para la celebración (volumen 3).

Características

Autor

Miguel Ángel Moreno Nuño

Ppc editorial Fecha de lanzamiento

13/11/2024 EAN

9788428841214 ISBN

Considerazioni sul Simposio Internazionale di Catechetica

Siamo giunti al termine di questa esperienza del Simposio, che si colloca accanto a diverse altre iniziative messe in campo dall’Istituto di Catechetica per celebrare i suoi settant’anni di vita. Ce le ha ricordate il direttore dell’Istituto, prof. Giuseppe Ruta:

  • Una sezione dedicata alle persone e alle attività dei membri dell’Istituto sul periodico “Catechetica ed educazione” nei tre numeri annui. È tutto disponibile gratuitamente sul sito online dell’Istituto.
  • Un’indagine tra gli ex-allievi degli ultimi 20 anni («La competenza riconsiderata») che ha voluto verificare luci e ombre nella proposta formativa dell’Istituto per tentare di qualificarla ulteriormente;
  • L’intervista ai catecheti dei cinque continenti sul tema dell’educazione, che avete trovato in cartella nell’apposito fascicolo.

Il Simposio è stato articolato in tre momenti, tre “sguardi” sul passato, presente e possibile futuro della dimensione educativa nella catechesi.

Lo sguardo retrospettivo ha permesso di constatare ancora una volta la differenza tra le epoche storiche in ordine all’educazione della fede, caratterizzata da un certo periodo in avanti dallo strumento “catechismo”.

Tra i tanti elementi messi in risalto, forse ce n’è uno in particolare che merita di essere ancora approfondito ed è quello che riguarda il rapporto tra teologia e le scienze umane: una relazione che ha avuto lungo la storia modalità diverse di realizzazione (competizione, esclusione vicendevole, “concordismo”, accettazione reciproca, dialogo…). Ancora oggi i rapporti tra queste diverse scienze in ordine alla catechesi non sempre sono cordiali: va favorito sempre di più il dialogo interdisciplinare aperto a esiti transdisciplinari.

Un secondo aspetto emerso riguarda il rapporto fede e cultura e, oggi, sempre di più, intercultura, esposto periodicamente al rischio di prospettive unilaterali ed escludenti.

Lo sguardo sul presente ha messo in luce alcune delle principali sfide per la catechesi oggi. Tra queste:

  • La necessità di un chiarimento terminologico per evitare il rischio di confusione teorica e di disorientamento nella pratica;
  • La consapevolezza dell’esistenza di diverse interpretazioni della situazione missionaria “attuale” con la necessità di un attento discernimento sulle provocazioni che provengono dalla cultura oggi;
  • La necessità per la catechesi di studiare in maniera più approfondita la receptio all’interno del dinamismo traditio-redditio;
  • L’importanza del “contesto” con la consapevolezza di operare in un quadro pluralistico che obbliga a ripensare i compiti della catechesi e il modo in cui essa viene realizzata;
  • L’urgenza di valorizzare sempre di più l’apporto di quello che il Papa chiama “genio femminile”, con le sue sensibilità e prospettive peculiari;
  • L’opportunità di pensare la catechesi in senso generativo.

Dalla relazione principale del prof. Meddi provengono tre indicazioni di cammino:

  • L’educazione va considerata una dimensione costitutiva della catechesi;
  • Il compito educativo della catechesi ha una natura teologico-antropologica e consiste nel favorire la crescita della personalità cristiana;
  • È necessaria un’antropologia catechetica.

Questa mattina abbiamo avuto l’intervento del Card. Angel Artime. Egli ha rievocato la nascita della congregazione salesiana con un atto di educazione alla fede di un giovane, ha ripercorso diverse tappe istruttive nel suo servizio come Rettor maggiore e ha lasciato delle indicazioni per qualificare l’impegno educativo: tra le tante, la centralità dell’educazione alla fede e l’importanza della sinergia operativa per ottenere dei frutti duraturi.

Il terzo momento, forse quello su cui ricadevano le maggiori aspettative, ha voluto spingere lo sguardo sul futuro. Sappiamo bene che non è possibile dare soluzioni definitive – magari! – ma sono state date alcune accentuazioni, che rimandano in qualche modo all’analisi presentata nel giorno precedente:

  • L’importanza di far maturare comunità sinodali e inclusive, capaci di accogliere tutti e di favorirne l’appartenenza e la responsabilità;
  • Favorire nella catechesi un approccio educativo che segue il movimento “dalla vita alla fede alla vita”;
  • Una spiccata attenzione per lo specifico contesto culturale e la persona concreta che si ha davanti;
  • La consapevolezza dell’importanza del ruolo dei media per l’azione di evangelizzazione;
  • La capacità di percorrere vie diverse per la condivisione della fede, che non rimangano ancorate alla sola dimensione cognitiva. Tra queste una via privilegiata è quella dell’arte e del “bello” da essa veicolato;
  • l’importanza della sinergia tra tutte le agenzie educative a favore della crescita integrale delle persone.

I proff. Groomee Fossion, rispettivamente relatore e discussant in questo terzo momento, hanno stilato un elenco di condizioni che rendono possibile la qualificazione di una catechesi “educativa”: sarà opportuno rileggere con attenzione le loro riflessioni. L’intervento della prof.ssa Mohoric richiama.

In conclusione, vorrei indicare alcuni elementi qualificanti che caratterizzano l’Istituto e sono stati presenti anche nel Simposio:

  • La scelta di sottolineare nella proposta formativa accademica l’attenzione alla dimensione educativa della catechesi, che è diventata edu-comunicativa a partire dal 60° dell’istituto, non in contrapposizione ma a integrazione della dimensione teologica che innerva a sua volta la catechesi.
  • La forte interdisciplinarità che caratterizza i corsi, favorita dal fatto che la catechesi è scienza di confine; qui hanno parlato persone che sono competenti in scienze diverse ma che hanno voluto dare un apporto dal loro punto di vista
  • L’attenzione alla realtà e nello specifico ai contesti concreti che necessita di un approccio interculturale; la provenienza degli studenti da diverse aree geografiche del mondo lo dice in maniera esplicita;
  • Lo sguardo verso il futuro, con la partecipazione attiva di tanti studenti, soprattutto dottorandi, che hanno un contributo di idee e presentato provocazioni lungo tutto l’itinerario di preparazione del Simposio. Ma anche con la presenza in sala e i diversi interventi che sono stati fatti.
  • Inoltre, l’attenzione alla storia, maestra di vita. In occasione del Simposio, è stata allestita pure una mostra che vi invito a visitare prima di rientrare nelle proprie case.

Il Simposio – è stato detto – è un punto di arrivo ma anche un punto di partenza: sono numerose le sollecitazioni che portiamo via al rientro nei nostri ambienti. Il simposio è stato anche un’occasione di incontro e di conoscenza interpersonale. È pure questa una ricchezza che non va trascurata.

È stata un’esperienza bella, spero per tutti. Il grazie dell’Istituto a tutti coloro che l’hanno resa possibile: ai relatori ma anche a tutti voi che avete partecipato in presenza oppure online; agli studenti che hanno collaborato fattivamente, a coloro che hanno lavorato dietro le quinte e, perché no, ai membri dell’Istituto che si sono impegnati per rendere possibile l’evento.

Di cuore, il nostro grazie a tutti: Grazie!

Ubaldo Montisci

ARTICOLO sul BOLLETTINO SALESIANO:

FOTO RICORDO DELL’EVENTO

Simposio Internazionale di Catechetica. La dimensione educativa della catechesi

Scarica il Programma del Simposio 

Segui la diretta streaming (clicca sulla sessione)

L’evento è gratuito ed è previsto il collegamento online

Attenzione: anche per chi segue il Simposio online è necessario compilare la scheda d’iscrizione


Relazioni Simposio:


8 – 9 novembre 2024 in Piazza dell’Ateneo Salesiano, 1 – 00139 Roma (RM) Italia

L’Istituto di Catechetica (ICa), la cui nascita risale all’A.A. 1953/54, festeggia il suo 70° di vita. Nel 2023, tra le tante iniziative ordinarie e straordinarie, la rivista on line “Catechetica ed Educazione” ha pubblicato diversi contributi che nel loro insieme fanno memoria dei settant’anni di vita e di attività dell’ICa, in particolare dell’ultimo ventennio.
Richiamando il Convegno in occasione del 60° (15-16 maggio 2015) imperniato sul tema della catechesi come comunicazione nell’era digitale e del conseguente “cambio di paradigma”, il Simposio dell’8-9 novembre 2024 intende soffermare l’attenzione sulla dimensione educativa della catechesi.

Alcune informazioni importanti:

La scadenza delle prenotazioni al Simposio è prorogata fino alla fine del mese corrente

L’eventuale rimborso dei costi avverrà al termine dell’evento

Per ulteriori informazioni chiamare al: 375.6427896

Scarica il dépliant:

Notizie del Simposio

1° CORSO DI FORMAZIONE per Équipe, Operatori Pastorali ed Educatori

Siamo lieti di comunicare che è in partenza il “1° CORSO DI FORMAZIONE per Équipe e Operatori Pastorali ed Educatori dei vari servizi che lavorano nell’ambito dell’inclusione e della disabilità”, promosso dall’Istituto di Catechetica (ICa) della Facoltà di Scienze dell’Educazione (FSE) dell’Università Pontificia Salesiana (UPS), in collaborazione con il Servizio Nazionale per la Pastorale delle Persone con disabilità della Conferenza Episcopale Italiana.

Il Corso si svolgerà dal 13 novembre 2024 al 30 giugno 2025.  Le lezioni saranno online in modalità asincrona, accessibili in LIS e con sottotitolazione.

È previsto un incontro introduttivo online il 13 novembre p.v., dalle ore 17:30 alle ore 19:30, anch’esso accessibile in LIS e con sottotitolazione, per la presentazione dei contenuti del Corso e le istruzioni sulle modalità di utilizzo della piattaforma.

Alleghiamo il programma con le rispettive indicazioni per effettuare l’iscrizione, la quale sarà consentita entro e non oltre il 3 novembre 2024.

A seguire un video promozionale accessibile relativo al Corso:

https://youtube.com/watch?v=P83gIJpK4B4%3Fsi%3Dkprty_Sn7-c540g3

Per maggiori informazioni potete contattare la Segreteria Organizzativa della Facoltà di Scienze dell’Educazione al seguente indirizzo email: formazione.disabili@unisal.it.

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