A 70 anni dall’inizio della Catechesi del Buon Pastore

Abbiamo il piacere di invitarvi all’incontro promosso dall’Ufficio catechistico della diocesi di Roma in occasione dei 70 anni della catechesi del Buon Pastore.

La Catechesi del Buon Pastore è un approccio all’educazione religiosa dei bambini basato sui principi dell’educazione di Maria Montessori, sviluppato a Roma principalmente da Sofia Cavalletti e Gianna Gobbi negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso. Attualmente il punto di riferimento è Francesca Cocchini (presente all’evento).

La Catechesi del Buon Pastore si concentra sull’ambiente preparato, che è un ambiente educativo ricco di materiali simbolici e liturgici che i bambini possono manipolare ed esplorare. Gli educatori facilitano questo processo, ma lasciano spazio ai bambini per seguire i loro interessi e scoprire la loro relazione con Dio in un ambiente che rispecchia la natura della chiesa e della liturgia. I principali elementi della Catechesi del Buon Pastore includono la Parola di Dio, la preparazione degli ambienti, l’osservazione dell’educatore e il rispetto per il ritmo individuale di ciascun bambino nel suo sviluppo spirituale.

Questo approccio si è diffuso in molte comunità cristiane e ha guadagnato popolarità per la sua capacità di coinvolgere i bambini in modo profondo e significativo nella loro fede.

70 anni catechesi Buon Pastore

“Lisbona vi accoglie con tutto il cuore”, dice il cardinale alla Gmg

 

Durante l’omelia della Messa di apertura, il Cardinale Manuel Clemente, Patriarca di Lisbona, ha salutato e incoraggiato i partecipanti.

 

“Voglio che tu ti senta ‘a casa’ qui.” Così il Patriarca di Lisbona, il cardinale Manuel Clemente, ha accolto le migliaia di giovani cattolici provenienti da tutto il mondo alla messa di apertura della Giornata mondiale della gioventù , la sera del 1° agosto 2023. Nell’omelia, il presule portoghese ha sottolineato i benefici di incontri reali in un mondo sempre più virtuale.Centinaia di migliaia di giovani si sono riuniti nell’immenso Parco Edouard VII – ribattezzato “Encounter Hill” per tutta la durata della GMG – per assistere alla messa di apertura di questo grande evento mondiale.

Molti dei gruppi sono stati ritardati dal traffico nella capitale portoghese e sono arrivati ​​in ritardo per la messa. Sotto un cielo nuvoloso ma ancora estivo, i giovani si sono riuniti per la prima volta in un’atmosfera amichevole dove si sono mescolate oltre 200 nazionalità: un record per una GMG . 

Al suono di una potente orchestra e di un coro, decine di sacerdoti e vescovi hanno preso posto sul palco costruito per l’occasione, sul quale era stato collocato un altare. Alla vigilia dell’arrivo di papa Francesco a Lisbona, il cardinale Clemente, 75 anni, ha presieduto la messa e ha accolto i 354.000 giovani iscritti ufficialmente nella sua veste di arcivescovo della città.

Nell’omelia il Patriarca di Lisbona ha ripreso il tema della Gmg di quest’anno: “Maria si alzò e partì in fretta”. “Anche voi siete partiti. Per molti è stato un viaggio difficile per la distanza, i collegamenti e i costi che il viaggio richiedeva”, ha riconosciuto, sottolineando la solidarietà che ha permesso ad alcuni pellegrini di raggiungere il Portogallo.

A questi giovani nati nell’era digitale ha spiegato che il virtuale «ci tiene seduti». “Al contrario, la realtà consiste nell’andare incontro agli altri e al mondo così com’è, per ammirarlo e migliorarlo”, ha insistito.

Il Patriarca ha parlato anche della “urgente necessità di annunciare” il messaggio cristiano. Ma «un’urgenza serena e senza calpestio», ha aggiunto. Infine, il cardinale Clemente ha usato l’esempio del saluto di Maria alla cugina Elisabetta nel Vangelo per insegnare ai giovani. “Impariamo da Maria a salutare ogni persona. Mettiamola in pratica intensamente durante questa Giornata Mondiale della Gioventù”, ha raccomandato, sostenendo che “il mondo nuovo comincia nella novità di ogni incontro e nella sincerità del saluto che ci scambiamo”.

La messa si è conclusa con la sigla ufficiale della Gmg di Lisbona, “Há Pressa no Ar” (“C’è fretta nell’aria”), ripresa dalle migliaia di fedeli e dallo sventolamento di migliaia di bandiere.

Domani Papa Francesco arriverà a Lisbona alle 10 (ora locale). Prima saluterà i leader del Paese. Al termine della giornata incontrerà il clero per i vespri e l’omelia.

 

“Popecast”: il nuovo podcast del Papa con i giovani a pochi giorni dalla Gmg

Realizzato dai media vaticani, Francesco dialoga a distanza con ragazzi e ragazze di diversa provenienza, a rappresentare le fragilità ma anche la forza e creatività delle nuove generazioni. Il Papa ascolta le loro storie attraverso un computer e risponde, incoraggiando a partecipare all’evento di Lisbona: “Vale la pena rischiare”

Vatican News

Il primo era stato un inedito per Papa Francesco in occasione dei dieci anni di pontificato. Quattro mesi dopo il primo Popecast, Papa Francesco si mette di nuovo in gioco con una delle forme di comunicazione più congeniali alle nuove generazioni: il podcast. “Il podcast? Sì, ora me lo ricordo!”. Proprio con i giovani il Pontefice si mette in relazione, in vista della Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona, per il nuovo Popecast realizzato da Salvatore Cernuzio, in collaborazione con la redazione podcast.

Non un classico botta e risposta, ma un dialogo ideale in cui il Papa si pone in ascolto, attraverso un computer portato a Casa Santa Marta, della voce registrata di alcuni ragazzi e ragazze dalla di diversa provenienza e dal diverso background, rappresentanti delle fragilità ma anche della creatività che caratterizzano la gioventù di oggi. Giovani che, senza sapere all’inizio che la loro voce sarebbe stata ascoltata dal Papa, hanno condiviso la loro storia, le loro paure e problematiche, i loro desideri e obiettivi, liberamente e senza alcuna edulcorazione.

Francesco offre a tutti una parola, sempre diversa, come diversa è la storia di ognuno. A tutti però consegna la stessa raccomandazione: “Avanti”. Sempre avanti, anche negli sbagli e nelle cadute, nella certezza di essere accompagnati da un Dio che è “pazzo d’amore” per i giovani.

 

Il Papa e i giovani, nuovo podcast: anche se sbagliate, Dio è pazzo d’amore per voi

In vista della Gmg, una nuova puntata di Popecast: dialogo a distanza tra Francesco e un gruppo di ragazzi e ragazze che si confida e si racconta. Tra loro un disabile transgender, due detenuti, una ragazza con disturbi psicologici, un adolescente che passa il tempo ai videogiochi. Il Papa ascolta, consola, incoraggia. Poi accoglie la proposta del piccolo Alessandro di una Giornata mondiale dei bambini: “Possiamo farla organizzare ai nonni. Ci penso!”

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

 

“Esta es la juventud del Papa…”

Chi è la gioventù del Papa? Chi sono i giovani oggi? Dal macrocosmo della Gmg – la prossima a Lisbona – difficile forse entrare nelle sfumature di una generazione caratterizzata dall’avanzare delle tecnologie, segnata da tante fragilità, ma che si contraddistingue anche per la voglia di fare, di scoprire, reinventarsi. A farsi colori di generazioni policromatiche come la Gen Z, la Gen X, i millennials, sono Giona, disabile e transessuale, Edward e Valerij, in carcere per furti e rapine, Arianna, affetta da disturbo bipolare che si rifugia nel sonno per sfuggire alle angosce della vita, Giuseppe, che trascorre gran parte delle giornate ai videogames, e tanti altri di cui non conosciamo il volto, ma solo le ferite, le paure, i desideri, i progetti. Li hanno condivisi loro in un podcast.

“Il podcast? Me lo ricordo!”

“Il podcast? Sì, me lo ricordo”, risponde Francesco. Il primo era stato a marzo per i dieci anni di pontificato. La proposta è stata di una seconda puntata in vista della Gmg, dove i protagonisti sono ragazzi e ragazze dal diverso background, i quali, quando hanno parlato, non sapevano ancora che la loro voce sarebbe risuonata dalle casse di un computer a Casa Santa Marta. C’è quindi tutta la genuinità di persone che si sfogano, si raccontano, si confidano. Davanti a quel computer è seduto il Successore di Pietro che ogni tanto fa una smorfia di dolore quando sente parole come suicidio, condanna, emarginazione. Sorride davanti alla diversità degli accenti. La preoccupazione è di dare a tutti una parola. E quella parola è sempre “Dio”, orizzonte della vita. L’altra è “avanti”.

XXXV Giornata Mondiale della Gioventù: “Giovane, dico a te, alzati!”.

“Dio ci ha salvato servendoci. In genere pensiamo di essere noi a servire Dio. No, è Lui che ci ha serviti gratuitamente, perché ci ha amati per primo. È difficile amare senza essere amati. Ed è ancora più difficile servire se non ci lasciamo servire da Dio”.

Papa Francesco lo ha detto nella riflessione proposta nella celebrazione della Domenica delle Palme.

Una celebrazione surreale nella basilica vaticana vuota e all’altare della Cattedra. La emergenza sanitaria ha indotto a questa scelta anche il Papa.  Nel presbiterio sono stati collocati il Crocifisso di San Marcello e la Salus Populi Romani.

Il rito della Commemorazione dell’ingresso del Signore in Gerusalemme si è svolto ai piedi dell’Altare della Confessione, verso la Cattedra, dove è stato allestito un addobbo di palme e ulivi.

Francesco prosegue la sua riflessione: “Dio ci ha salvati lasciando che il nostro male si accanisse su di Lui. Senza reagire, solo con l’umiltà, la pazienza e l’obbedienza del servo, esclusivamente con la forza dell’amore”.

E le prove più dolorose sono quelle del tradimento e dell’abbandono, dice Papa Francesco. Un tradimento che sperimentiamo anche noi e “nasce in fondo al cuore una

delusione tale, per cui la vita sembra non avere più senso. Questo succede perché siamo nati per essere amati e per amare, e la cosa più dolorosa è venire traditi da chi ha promesso di esserci leale e vicino”.

Ma noi per primi dice il Papa, siamo traditori: “Se siamo sinceri con noi stessi, vedremo le nostre infedeltà. Quante falsità, ipocrisie e doppiezze! Quante buone intenzioni tradite! Quante promesse non mantenute! Quanti propositi lasciati svanire!”.

Ma il Signore ci conosce, e “ci ha guariti prendendo su di sé le nostre infedeltà, togliendoci i nostri tradimenti. Così che noi, anziché scoraggiarci per la paura di non farcela, possiamo alzare lo sguardo verso il Crocifisso, ricevere il suo abbraccio”.

E poi c’è l’abbandono: “Gesù aveva sofferto l’abbandono dei suoi, che erano fuggiti. Ma gli rimaneva il Padre”. E tutto questo dice il Papa lo ha fatto per noi “perché quando ci sentiamo con le

spalle al muro, quando ci troviamo in un vicolo cieco, senza luce e via di uscita, quando sembra che perfino Dio non risponda, ci ricordiamo di non essere soli”.

E allora anche oggi “nel dramma della pandemia, di fronte a tante certezze che si sgretolano, di fronte a tante aspettative tradite, nel senso di abbandono che ci stringe il cuore, Gesù dice a ciascuno: “Coraggio: apri il cuore al mio amore. Sentirai la consolazione di Dio, che ti sostiene”.

Allora quale deve essere la risposta dell’uomo ? “Possiamo non tradire quello per cui siamo stati creati, non abbandonare ciò che conta. Siamo al mondo per amare Lui e gli altri. Il resto passa, questo rimane. Il dramma che stiamo attraversando ci spinge a prendere sul serio quel che è serio, a non perderci in cose di poco conto; a riscoprire che la vita non serve se non si serve. Perché la vita si misura sull’amore. Allora, in questi giorni santi, a casa, stiamo davanti al Crocifisso, misura dell’amore di Dio per noi. Davanti a Dio che ci serve fino a dare la vita, chiediamo la grazia di vivere per servire. Cerchiamo di contattare chi soffre, chi è solo e bisognoso. Non pensiamo solo a quello che ci manca, ma al bene che possiamo fare”.

E il Papa conclude con un pensiero per i giovani, visto che oggi si celebra la XXXV Giornata Mondiale della Gioventù, quest’anno a livello diocesano, sul tema: “Giovane, dico a te, alzati!”.

“Certo, amare, pregare, perdonare, prendersi cura degli altri, in famiglia come nella società, può costare. Può sembrare una via crucis. Ma la via del servizio è la via vincente, che ci ha salvati e che ci salva la vita. Vorrei dirlo specialmente ai giovani, in questa Giornata che da 35 anni è dedicata a loro. Cari amici, guardate ai veri eroi, che in questi giorni vengono alla luce: non sono quelli che hanno fama, soldi e successo, ma quelli che danno sé stessi per servire gli altri.

Sentitevi chiamati a mettere in gioco la vita. Non abbiate paura di spenderla per Dio e per gli altri, ci guadagnerete! Perché la vita è un dono che si riceve donandosi. E perché la gioia più grande è dire sì all’amore, senza se e senza ma. Come Gesù per noi”.

Giornate di studio sulla presenza salesiana tra i musulmani

Le giornate di studio avranno luogo a Roma – Salesianum nei giorni 30 luglio – 4 agosto 2012.

Sono in corso fino a sabato 4 agosto le “Giornate di studio sulla presenza salesiana tra i musulmani”.

Nella sede del Salesianum della Casa generalizia, salesiani, figlie di Maria Ausiliatrice, laici e religiosi loro collaboratori condividono riflessioni per una migliore comprensione di questa realtà e per scoprire nuove prospettive.

Il programma delle Giornate prevede una prima parte dedicata all’analisi della situazione; una seconda volta alla condivisione di studi e riflessioni; una terza per la formulazione delle conclusioni. I lavori seguiranno una metodologia laboratoriale: don Alfred Maravilla e suor Loes Maika saranno i moderatori che coordineranno le attività dei gruppi. Nell’ultima giornata don Maria Arokiam Kanaga, consigliere per la regione Asia Sud, presenterà una riflessione sul sistema preventivo quale criterio fondamentale per la presenza salesiana e le attività nel contesto musulmano.

Gli altri oratori delle Giornate di studio, invece, sono stati scelti al di fuori degli ambienti salesiani, per aiutare i partecipanti a cogliere nuovi punti di vista. Le relazioni toccheranno temi specifici e concreti, come la storia dei rapporti cristiano-musulmani, la testimonianza cristiana come presenza profetica, i valori cristiani a cui i musulmani sono più sensibili e i consigli degli esperti di dialogo interreligioso.

E’ pluridecennale la presenza dei Salesiani in Nazioni dove prevale la religione islamica, prima tra tutte quella più nota, che ha nella Ispettoria del Medio Oriente la modalità organizzativa e di governo.

Ma non si può dimenticare la presenza in Nigeria, nel Marocco e in Tunisia, in Pakistan e nel Sudan, nell’Indonedia e in Albania, e in altre Nazioni.

Da aggiungere la crescente presenza di giovani e adulti  di religione islamica in Italia, in Francia, in Germania e in Austria.

Questa realtà, sebbene geograficamente variegata, ha spinto il Dicastero delle Missioni dei Salesiani e l’ Ambito Missione delle Suore Figlie di Maria Ausiliatrice a promuovere alcune giornate di studio per una riflessione comune che tende ad “avere una più profonda comprensione delle sfide e scoprire nuove intuizioni e prospettive in vista della riscoperta della attualità oggi”.

Con una metodologia prevalentemente laboratoriale, a partire dall’analisi della situazione, le riflessioni e lo studio avranno nella tematica del primo annuncio il filo conduttore che illuminerà il confronto e il dibattito per giungere anche ad alcune possibili indicazioni operative.

Di rilievo i Relatori chiamati a introdurre i diversi momenti di studio e riflessione:

«Relazione tra Cristiani-Musulmani nella Storia: Sfide ed Opportunità Oggi» – P. Miguel Ángel Ayuso Guixot, MCCJ – PISAI, Roma

«Testimonianza Cristiana come “presenza profetica”» Prof. Francesco Zannini – PISAI, Roma

«La Presenza dei Musulmani negli Ambienti Cristiani: Le Vie per Dialogo e Annuncio» – P. Maurice Borrmans, M. Afr. – antico professore al PISAI, autore di libri sul dialogo islamo-cristiano

«Il significato, opportunità e sfide della presenza salesiana tra i musulmani» – D. Maria Arokiam Kanaga, SDB – Consigliere Regionale Asia Sud

Obiettivo ultimo delle giornate non è quello di un momento di formazione missionaria, ma piuttosto quello di una riflessione sul vissuto e sulla prassi, alla luce di esperienze molteplici nel tempo e nello spazio.

Quanto verrà elaborato con il concorso di ogni partecipante verrà raccolto in una pubblicazione al servizio dei contesti locali, sempre più chiamati al confronto interreligioso e  alla presenza educativa e profetica.

La Circoscrizione Salesiana dell’ Italia Centrale avrà modo di essere rappresentata da due missionari originari delle proprie regioni: Don Erando Vacca, attualmente missionario in Egitto, e il Sig. Roberto Lionelli, missionario in Tunisia.

 

In attesa di Rio 2013… il messaggio di Benedetto per la GMG 2012

Oggi a Rocca di Papa (roma) si è dato avvio l’incontro internazionale dei responsabili delle GMG che fino a domenica ospiterà i rappresentanti di 98 Paesi dei cinque continenti, inviati dalle rispettive Commissioni per la gioventù delle Conferenze episcopali e da 45 movimenti ecclesiali, nuove comunità e associazioni giovanili internazionali.

Il tema di discussione di queste giornate sarà un  bilancio organizzativo e logistico della GMG di Madrid 2011 in attesa di Rio 2013, la città brasiliana che ospiterà la Gmg il prossimo anno. A fare il punto della situazione ci saranno l’arcivescovo di Rio, mons. Orani Joao Tempesta, e il presidente della Commissione episcopale per la gioventù del Brasile, mons. Eduardo Pinheiro da Silva.

Cogliamo l’occasione per presentare il MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA XXVII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’ 2012 che prende spunto dall’esortazione alla gioia della Lettera di San Paolo apostolo ai Filippesi

“La gioia, in effetti, è un elemento centrale dell’esperienza cristiana. Anche durante ogni Giornata Mondiale della Gioventù facciamo esperienza di una gioia intensa, la gioia della comunione, la gioia di essere cristiani, la gioia della fede. È una delle caratteristiche di questi incontri. E vediamo la grande forza attrattiva che essa ha: in un mondo spesso segnato da tristezza e inquietudini, è una testimonianza importante della bellezza e dell’affidabilità della fede cristiana. La Chiesa ha la vocazione di portare al mondo la gioia (…) ll motivo di questa gioia è dunque la vicinanza di Dio, che si è fatto uno di noi. Ed è questo che intendeva san Paolo quando scriveva ai cristiani di Filippi: «Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!» (Fil 4,4-5). La prima causa della nostra gioia è la vicinanza del Signore, che mi accoglie e mi ama”.

Messaggio GMG 2012

Perché i giovani siano sentinelle dell’aurora

Brescia, 31 dicembre: Marcia della Pace


“Con quale atteggiamento guardare al nuovo anno? Nel Salmo 130 troviamo una bellissima immagine. Il Salmista dice che l’uomo di fede attende il Signore « più che le sentinelle l’aurora » (v. 6), lo attende con ferma speranza, perché sa che porterà luce, misericordia, salvezza. Vi invito a guardare il 2012 con questo atteggiamento fiducioso”.
Inizia con queste parole il Messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace del prossimo 1° gennaio. Benedetto XVI riconosce che “nell’anno che termina è cresciuto il senso di frustrazione per la crisi che sta assillando la società, il mondo del lavoro e l’economia; una crisi le cui radici sono anzitutto culturali e antropologiche”.
Ma se “sembra quasi che una coltre di oscurità sia scesa sul nostro tempo e non permetta di vedere con chiarezza la luce del giorno” – continua il Papa – “in questa oscurità il cuore dell’uomo non cessa tuttavia di attendere l’aurora di cui parla il Salmista. Tale attesa è particolarmente viva e visibile nei giovani, ed è per questo che il mio pensiero si rivolge a loro considerando il contributo che possono e debbono offrire alla società”.
I giovani sono i protagonisti della 44ª edizione della “Marcia della Pace”, che quest’anno si svolge a Brescia sabato 31 dicembre. A promuoverla, la Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, Caritas Italiana e Pax-Christi Italia.
“La Marcia – spiega Mons. Angelo Casile, direttore dell’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro – è l’occasione per camminare insieme nella preghiera e nel digiuno, per offrire al Signore quanto di bene abbiamo potuto fare nell’anno trascorso e accogliere dalle Sue mani provvidenti il dono di un nuovo anno ricco di pace e di amore per ogni uomo”.
Il programma

L’appuntamento è fissato per le ore 17 del 31 dicembre nel parcheggio dell’IVECO (via Volturno, 62), dove alle 17.30 si svolgerà una preghiera ecumenica e interreligiosa presieduta da S.E. Mons. Giancarlo Bregantini, Vescovo di Campobasso – Bojano e Presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, sul tema “Il lavoro, la persona, la pace”.
La marcia si sposterà poi presso la Basilica dei SS. Faustino e Giovita (via San Faustino, 74), dove S.E. Mons. Giovanni Giudici, Vescovo di Pavia e Presidente di Pax Christi Italia presiederà un momento di approfondimento sul tema “Educare alla giustizia e alla pace”.
Alle ore 20.20 è previsto un momento di silenzio e la deposizione di fiori presso la Stele dei Caduti in Piazza della Loggia. Alle 21, presso le Carceri di Canton Mombello, S.E. Mons. Giuseppe Merisi, Vescovo di Lodi e Presidente di Caritas Italiana, guiderà un momento di riflessione sul tema “Povertà e solidarietà”.
Alle 22.30,  presso la Collegiata dei SS. Nazaro e Celso, sarà celebrata una S. Messa presieduta da S.E. Mons. Luciano Monari, Vescovo di Brescia, e trasmessa in diretta su Tv2000.
Alle ore 23.30, infine, presso l’Oratorio dei SS. Nazaro e Celso è previsto un momento conviviale. Tutti i partecipanti sono invitati a vivere la Marcia nel digiuno e nella preghiera e ad offrire nella S. Messa il corrispettivo della cena a favore del Vol-Ca (Volontariato Carcere). Si possono trovare informazioni ulteriori visitando il sito internet

Lo sviluppo umano ha bisogno di cristiani

“Lo sviluppo umano ha bisogno di cristiani”: questo il titolo, modulato dal magistero di Benedetto XVI, della Giornata di riflessione sulla formazione socio-politica, promossa da Retinopera a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana, sabato 17 dicembre.
I lavori sono stati aperti dal Card. Angelo Bagnasco. Nella sua relazione, il Presidente della Cei ha esortato a tenere vivo il concetto vero di coscienza, a formarla, educandosi a scegliere sempre il bene concreto e ad esercitarla nel discernimento ecclesiale.
Rispondendo ai giornalisti, ha chiarito che “la Chiesa paga l’Ici! Eventuali casi di elusione relativi a singoli enti, se provati, devono essere accertati e sanzionati con rigore: nessuna copertura è dovuta a chi si sottrae al dovere di contribuire al benessere dei cittadini attraverso il pagamento delle imposte. Le tasse non sono un optional”.
Il Cardinale ha anche spiegato che “l’esenzione dall’Ici per talune categorie di enti e di attività non è un privilegio, ma è il riconoscimento del valore sociale dell’attività che viene esentata”; esenzione – ha ricordato – che “non riguarda solo la Chiesa ma anche altre confessioni religiose e una miriade di realtà non profit”.
Infine, ha ribadito la disponibilità della Chiesa che vive in Italia a “valutare la chiarezza delle formule normative vigenti, con riferimento a tutto il mondo dei soggetti e delle attività non profit oggetto dell’attuale esenzione”.

file attached Retinopera.doc

Insieme per rinnovare la catechesi

Si sta svolgendo da lunedì 28 a mercoledì 30 novembre a Roma, presso la Domus Mariae (via Aurelia, 481) il seminario dal titolo “L’ascolto per il discernimento”, organizzato dalla Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi (CEDAC). La Commissione ha in programma una serie di seminari per la verifica e il rilancio della catechesi in Italia e per elaborare un “documento condiviso” per il rinnovamento di percorsi e strumenti.
“Punto di riferimento – spiega il Direttore dell’Ufficio Catechistico Nazionale, Don Guido Benzi – resta il Documento Base Il rinnovamento della catechesi (2 febbraio 1970), che ancora avvertiamo fonte di riflessione per l’azione delle comunità cristiane nell’adempimento delle prospettive pastorali messe in luce dal Concilio Vaticano II. Questo documento, tutt’ora valido sotto il profilo teologico, pedagogico e pastorale, deve tuttavia essere aggiornato per il mutato orizzonte culturale, sociale ed ecclesiale”.
I lavori del seminario si stanno sviluppando intorno a tre nuclei, messi a tema da don Luca Bressan, della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, da fr. Enzo Biemmi, presidente dei Catecheti Europei, e da don Ubaldo Montisci, dell’Università Pontificia Salesiana.
Al centro dell’attenzione innanzitutto la catechesi in Italia nell’orizzonte della nuova evangelizzazione, con la necessità per la Chiesa di abitare questo nuovo clima culturale in modo propositivo, riscoprendo la ricchezza della mistagogia, l’importanza del primo annuncio e la sfida della testimonianza.
In un secondo momento sono stati presi in esame i contenuti, i percorsi, i contesti e gli strumenti della catechesi. Come una comunità credente può accompagnare all’incontro con Cristo e mediare i contenuti cognitivi, celebrativi ed etici della fede? Con quali linguaggi, in modo da evitare gli estremi di un solo approccio razionale, da una parte, o emotivo e narrativo, dall’altra? Quali percorsi per il primo annuncio e l’iniziazione cristiana e attraverso quali concreti strumenti adeguare l’annuncio alle diverse fasce d’età, alle diverse situazioni di vita, alle diverse condizioni rispetto alla fede?
Infine è stato approfondito il discorso sul rinnovamento delle nuove figure di catechista, sulla loro identità e funzione, ma soprattutto sulla loro formazione, progettandola con cura e valorizzando l’apporto delle scienze umane.
Martedì 29 novembre mons. Mariano Crociata, Segretario Generale della CEI, ha presieduto la celebrazione dell’Eucaristia. “La catechesi – ha affermato mons. Crociata -, come la stessa evangelizzazione, non è solo opera di singoli pionieri o di personalità eccezionali (che pure lo Spirito non cessa di suscitare tra noi); essa è impegno di tutta quanta la Chiesa, che nel tessuto quotidiano, e nell’«ora» di ogni giorno, sa riconoscere e gioire, con Gesù, della benevolenza del Padre.”
Chiuderà i lavori mons. Marcello Semeraro, presidente della CEDAC.
In allegato le relazioni disponibili

file attached Introduzione mons. Soravito
file attached Saluto iniziale mons. Semeraro

La fede e l’istituzione ecclesiale in Occidente. Perché la Chiesa?

Il cristianesimo al quale la maggioranza dei nostri contemporanei rimane legata, almeno nell’Occidente secolarizzato, è ormai un cristianesimo senza Dio e senza Chiesa. Davanti a tale considerazione, per quanti si sentono coinvolti in un’esperienza credente espressa anche in forma ecclesiale diventa urgente la domanda sulla finalità e la ragion d’essere della Chiesa oggi. «Se il cristianesimo è stato un fattore storico di civilizzazione, la sua pertinenza è caduca quando questa civilizzazione si trasforma, come sta avvenendo nel mondo contemporaneo?», si chiede Raymond Lemieux. Si tratta di verificare se l’esperienza cristiana sia fatta per garantire processi di civilizzazione o per partecipare all’umanizzazione del mondo. Una tappa previa importante sarà costituita dal ripensare il trittico «Chiesa-Regno-mondo». È sul versante di questa impresa che Denis Müller – procedendo da una prospettiva protestante, ma distanziandosi sia dal giuridicismo cattolico sia dall’evenemenzialismo protestante – ripercorre il formarsi dell’ecclesiologia contemporanea, restituendo un’articolazione teologica ecumenica della secondarietà e della necessità della Chiesa in rapporto al regno di Dio con un decentramento cristologico ed escatologico.

 

Regno-att. n.18, 2011, p.628

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