Classe prima – Giugno

Unità di Lavoro di approfondimento interdisciplinare (religione, educazione artistica)  OSA di riferimento Conoscenze – Il libro della Bibbia, documento storico-culturale e Parola di Dio.  Abilità – Ricostruire le tappe della storia della Bibbia.
Obiettivi Formativi ipotizzabili Conoscenze e abilità – Conoscere i materiali, gli antichi strumenti scrittori, il passaggio dal rotolo al codice in relazione alla nascita del testo biblico.
– Conoscere alcuni fondamentali ritrovamenti archeologici riguardanti i più antichi testi biblici.  Competenze di riferimento dell’allievo in prospettiva triennale – Possedere essenziali conoscenze bibliche e riconoscere il contributo del pensiero biblico al progresso culturale, artistico e sociale dell’Europa e dell’intera umanità.  3) I ritrovamenti di Qumran  Nel 1947, a qualche decina di chilometri da Gerusalemme, a Qumran, un pastorello di 13 anni, in cerca di una capra che gli era sfuggita, trovò una misteriosa caverna in mezzo a un paesaggio aspro e desertico, presso il grande lago salato del Mar Morto.
In quella grotta scoprì enormi giare stracolme di rotoli manoscritti su cuoio e papiro; si trattava delle più antiche copie dell’Antico Testamento giunte fino a noi.
I monaci Esseni, autori delle copie, facevano parte di una comunità ebraica che attendeva il Messia.
I manoscritti risalgono a un periodo compreso tra il II secolo a.C.
e il I secolo dopo Cristo: si tratta di tutti i libri della Bibbia ebraica tranne uno (Ester).
Il più noto manoscritto è il famoso Rotolo A di Isaia: lungo quasi 7,5 metri, risale a più di 2200 anni fa.
17 pezzi di pelle sono stati cuciti per formare questo rotolo; il testo ebraico è consonantico, senza l’inserimento delle vocali che solo nel Medioevo diverrà usuale.
Gli Esseni avevano consacrato la vita alla trasmissione dell’Antico Testamento, scegliendo di vivere una vita di studi e meditazione, mettendo i beni in comune e vivendo semplicemente in capanne e grotte.
All’avvicinarsi delle legioni romane che li avrebbero sterminati, all’epoca della ribellione giudaica repressa da Tito, nascosero nelle grotte vicine alle loro abitazioni i risultati del loro lavoro.
Prima fase dell’attività Gli insegnanti di religione ed educazione artistica presentano alla classe il testo-guida; l’insegnante di educazione artistica potrà approfondire soprattutto l’affascinante argomento dei “codici miniati”.
2) Dal rotolo al codice  Nell’antichità classica e durante i primi secoli della cristianità, la scrittura e la lettura del rotolo di pergamena o papiro procedevano su colonne orizzontali; per evitare che si deteriorasse o si piegasse, veniva avvolto su due bastoncini di legno o di osso disposti alle due estremità del manufatto.
Durante il trasporto, i rotoli venivano legati e custoditi in casse rettangolari o cilindriche.
Il rotolo era deficitario per conservare lunghe opere letterarie (per il libro degli Atti degli Apostoli sarebbe occorso un rotolo di circa 9 metri!) e per consultarle; nel caso della Bibbia, esso rendeva davvero difficile la ricerca dei passi della Scrittura.
I Cristiani del II secolo furono così indotti a ricercare soluzioni editoriali diverse.
Per i Cristiani non provenienti dall’ebraismo, il ricorso al codice fu anche una scelta finalizzata a differenziarsi dagli Ebrei, staccandosi dalle loro consuetudini.
I codici erano composti da fogli sovrapposti e cuciti di papiro o pergamena; quest’ultima permetteva di scrivere sulle due facciate.
Essi agevolavano la consultazione dei libri biblici; copertine rigide li protessero da agenti atmosferici e dall’usura del tempo.
Seconda fase dell’attività Laboratorio Gli insegnanti propongono alla classe, divisa in gruppi con portavoce, di ricercare a casa, con l’aiuto dei genitori, notizie sui più importanti ritrovamenti archeologici riguardanti la Bibbia.
I gruppi riordineranno i dati reperiti da ciascun allievo con l’aiuto dell’insegnante di educazione artistica, evidenziando con l’insegnante di religione i motivi dell’importanza delle scoperte archeologiche prese in considerazione in relazione a una migliore conoscenza di fatti biblici o della storia del testo.
I gruppi prepareranno semplici relazioni, esposte poi ai compagni dal portavoce.
Rispondi.
1) Confronta: – il papiro e la pergamena; – il rotolo e il codice.
2) Cosa sono i “codici miniati”? Spiega con parole tue.
Per l’inserimento dell’argomento in Unità di Apprendimento articolate, vedere Tiziana Chiamberlando, Sentinelle del Mattino, SEI, Volume per il biennio e Guida I più antichi testi biblici 1) Materiali e strumenti scrittori  Il materiale scrittorio della Bibbia era quello tipico delle diverse epoche antiche: la pietra (le Tavole della Legge), l’argilla, il cuoio, le tavolette spalmate di cera, papiro e pergamena.
Questi ultimi soprattutto vennero utilizzati per i testi letterari e grazie a essi la Bibbia è giunta fino a noi.
– Il papiro    Il papiro è un vegetale palustre che anticamente cresceva spontaneamente presso il Nilo, in Etiopia, in Palestina, in Mesopotamia e anche in Sicilia; il termine significa “ciò che appartiene al re”, infatti la lavorazione e il commercio del papiro, in Egitto, erano monopolio statale.
Esso fu utilizzato come supporto scrittorio per la Bibbia dal III millennio a.C.
fino al 300 d.C.
circa; era abbastanza economico, ma piuttosto delicato soprattutto in condizioni climatiche umide.
Strisce sottili ricavate dal midollo del papiro venivano bagnate e sovrapposte a strati, alternando quelli con strisce orizzontali a quelli con strisce verticali…
Poi gli strati venivano battuti, levigati e fatti essiccare al sole; i papiri più pregiati erano giallo/bianchi anziché giallo/brunastri.
A seconda dell’estensione del testo da trascrivere, incollando opportunamente più fogli di papiro si otteneva un rotolo (il cosiddetto “volumen”); esso veniva conservato in giare o recipienti cilindrici e immerso nell’olio di cedro per tenere lontani i parassiti.
Clamoroso è stato il ritrovamento di un papiro egiziano di oltre 42 metri!  – La pergamena    La pergamena è ricavata dalla lavorazione della pelle degli animali giovani, quali la pecora, la capra, il vitello e l’antilope.
Prevalse sul papiro a partire dal IV secolo d.C.; era più robusta ed era più facile ottenerla, anche se era più costosa.
Per la Bibbia, fu usata fino al X secolo d.C., epoca in cui si iniziò ad adoperare carta ricavata dalla lavorazione di cotone, canapa e lino, diffusa da mercanti arabi che erano venuti a contatto con la civiltà cinese.
Gli artigiani che producevano le pergamene (“percamenarii”) nel Basso Medioevo abitavano un borgo specifico delle città, vicino a una sorgente (l’acqua è un elemento essenziale per la lavorazione delle pelli): i procedimenti per lavare, raschiare, depilare, impermeabilizzare e levigare le pelli erano lunghissimi.
Tinture conclusive con porpora, oro e argento per pergamene di particolare importanza erano costosissime: nel IV secolo d.C., san Gerolamo cercò di opporsi a questi “sprechi” riguardanti soprattutto manoscritti del Nuovo Testamento…
– Strumenti    Ogni scriba dell’antichità doveva sapersi fabbricare le proprie “penne”: il “calamo”, un fusto sottile di legno ricavato da varie piante o in metallo, che fu strumento di scrittura fino al sesto secolo d.C.; la penna d’oca, ricavata dalle piume remiganti dei volatili.
L’inchiostro era di due tipi: una miscela a base di nerofumo e gomma, impiegato dalle classi meno abbienti e una miscela di acido tannico ricavato dalla quercia, solfato di ferro, gomma arabica (resina dell’acacia) e acqua detto inchiostro ferrogallico e adoperato a partire dal III secolo d.C.
Nei monasteri medievali, i monaci copisti (amanuensi), grazie alla cui pazienza possediamo oggi un patrimonio inestimabile di cultura antica, disponevano di un set di strumenti quali il calamaio, antico contenitore portatile in terracotta del calamo, poi sostituito da un corno di toro, spugne bagnate per lavare e cancellare i fogli e un coltello utile per l’immediata cancellatura degli errori.    4) Lo splendore dei codici miniati   Con “codici miniati” ci si riferisce a manoscritti su pergamena abbelliti con decorazioni artistiche.
L’espressione deriva da “minium”, il pigmento rosso ricavato dal piombo, il colore prevalente con cui furono decorati i bordi delle pagine, i titoli e le lettere iniziali dei manoscritti.
L’arte orientale bizantina, dopo il V secolo d.C., influenzò la miniatura italiana; si diffusero colori prevalentemente scuri.
In Francia, l’oro splendeva negli esemplari più sfarzosi, mentre le illustrazioni interne dei codici, raffiguranti scene bibliche e ritratti dei grandi personaggi delle Scritture, tendevano a distorcere le proporzioni delle figure umane per lanciare messaggi simbolici.
Durante il Medioevo, le figure umane risultarono via via più accurate, più piccole e più realistiche.

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