¿Una catequesis imposible? Autismo y catequesis en diálogo

Pablo Vadillo Costa (1992), sacerdote della Diocesi di Zaragoza (Spagna), è dottore in teologia con specializzazione in catechetica presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma. Ha svolto la sua tesi di dottorato sull’autismo e l’iniziazione cristiana. Attualmente è docente presso il Centro Regionale di Studi Teologici dell’Aragona, dove insegna diverse discipline nel corso della Laurea in Teologia Catechistica e presso l’Università San Jorge, dove insegna Dottrina sociale della Chiesa. Accompagna i processi di iniziazione cristiana delle persone con disabilità.

PROFILO DELL’OPERA

Pablo Vadillo offre chiavi di lettura e di azione per una catechesi fruttuosa per una comunità inclusiva. La catechesi con le persone con autismo è una realtà plausibile nelle comunità cristiane e per questo vengono offerte alcuni orientamenti di visione e di percorsi formativi per i responsabili degli itinerari di fede. Mettere la catechesi in dialogo con l’autismo è una sfida perché possono far parte della “loro” comunità cristiana e della “nostra” Chiesa.

INDICE

“Cultura Digitale e IRC. Opportunità e criticità” il nuovo numero della rivista «CATECHETICA ED EDUCAZIONE»

Editoriale:

I tratti che caratterizzano la nostra contemporaneità comunicativa ci interpellano nella quotidianità scolastica, spesse volte ci mettono in difficoltà, forse ci infastidiscono. Nella scuola sicuramente chiedono il contributo di tutti gli insegnanti all’esperienza di apprendimento-insegnamento, dunque anche quello specifico degli Insegnanti di Religione Cattolica (IdR). E se la scuola tenta di cambiare a contatto con le nuove istanze, come può muoversi l’Insegnamento della Religione Cattolica (IRC)? Per decidere da che parte stare, è necessario interpre-tare, interpretarsi e sapere dove si vuole andare.
D. Lorenzo Milani – di cui abbiamo celebrato quest’anno il centenario della nascita – affermava che non si può educare se non si sa cosa accade nella società e nella politica. Non è possibile formare le persone senza essere coscienti di ciò che succede e soprattutto senza decidere da che parte stare.
Il presente numero di Catechetica ed Educazione, che alla fine di ogni annata dedica i suoi contributi all’IRC, raccoglie i risultati del percorso di riflessione e confronto promosso dall’Istituto di Catechetica nell’anno accademico 2022-2023, concretizzatosi in un Seminario di studio e un Webinar di aggiornamento per IdR di ogni ordine e grado scolastico a livello nazionale.

L’intento di riattivare un lungo e fecondo impegno di ricerca a favore dell’IRC e dei suoi docenti coincide con le celebrazioni del 70° anniversario di fondazione dell’Istituto, di cui si trova testimonianza nella sezione a esso dedicata, con la documentazione già avviata nei numeri precedenti dell’annata.
Punto di partenza cronologico del percorso è il Seminario di studio del mese di novembre 2022 sui bisogni formativi degli IdR, animato dai due inter-venti di Fabio Landi e Francesca Romana Busnelli, raccolti in Appendice. Il primo, dopo aver sottolineato l’urgenza di superare l’isolamento in cui spesso gli IdR si trovano ad operare, prende in esame uno dei temi formativi più significativi e attuali ovvero la sintesi tra vita, cultura e fede. La seconda offre spunti per considerare diversi approcci metodologici, in grado di orientare la costruzione di percorsi formativi per adulti, a partire dalle proprie scelte teoriche e assiologiche.
A partire da questi stimoli, volendo pensare a una formazione di adulti che insegnano religione, il tema della “cultura digitale” è parso di particolare attualità ed efficacia, affrontato attraverso una descrizione di scenario e prospettive, seguiti dall’offerta di un’interpretazione da più angolazioni disciplinari.
Portare i giovani dalle communities alla comunità è impegno educativo indispensabile, che coinvolge anche gli IdR, chiamati a interessarsi non solo al mondo dei social media in quanto strumenti di nuova comunicazione, ma anche alle logiche sottese al loro funzionamento, dunque allo scenario culturale che i mezzi ridisegnano. Lo afferma Fabio Pasqualetti nel saggio che presenta il contenuto del suo intervento al Webinar tenutosi il 31 marzo 2023 e recante lo stesso titolo del presente quaderno di Catechetica ed Educazione.

Anche Renato Butera è intervenuto nel medesimo Webinar, attivando l’attenzione degli IdR sulla possibilità e opportunità dell’impiego dell’audiovisivo nell’attività didattica. Pari-menti l’attenzione è centrata sulle caratteristiche della narrazione e della serialità che sottostanno alle dinamiche della produzione audiovisiva, all’interno dei tratti generali del mondo comunicativo contemporaneo. Per rispondere alle domande sorte in queste prime iniziative formative è stato costruito un percorso di appro-fondimento cui hanno contribuito gli autori dei saggi successivi, che descrivono la complessità del contesto comunicativo contemporaneo.
Che sia necessario circoscrivere uno scenario culturale, in cui possano trovar posto prospettive interpretative e operative, è testimoniato dal saggio di Massimiliano Padula. Variabili socio-culturali qualificano le tendenze digitali e le possibilità create dalla connettività globale sfidano il modo consueto di intendere cultura e società. L’analisi del consumo mediatico dei ragazzi convince del fatto che vada superata la visione di sistemi tecnici chiusi e omogenei, dato che il social networking è solo un aspetto di un sistema aperto e dinamico.

Piero Polidoro, a sua volta, ferma l’attenzione attorno ai concetti chiave che animano la discussione in merito a come i media digitali modificano la nostra esperienza, partendo dalla consapevolezza che è in realtà la “computation” e non il “carattere digitale” dei media a produrre effetti sociali dirompenti. Appare necessario che i risultati delle ricerche quantitative siano intrecciati con quelli di ricerche qualitative e – ancor più – entrambe siano guidate da una comprensione sistematica del mondo. La differenza principale non sta tanto tra coloro che ritengono l’impatto dei media computazionali come decisivo o irrilevante, quanto tra coloro che ritengono i nuovi processi comunicativi fenomeni orientabili oppure ineluttabili.
Apre lo spazio dell’interpretazione interdisciplinare Claudia Caneva, che nota come la tecnologia diventi sempre più totalizzante e immersiva, al punto che i sistemi computazionali stanno esprimendo una vocazione inedita: quella di “enunciare la verità”. È all’orizzonte una mutazione antropologica? Nuove povertà (gamification e hikikomori) richiamano l’attenzione sul fatto che sia necessario porsi e risolvere l’interrogativo. Il tema della coscienza e della sua educazione rimane decisivo, poiché attraverso di essa si sviluppa la consapevolezza riflessiva – cognitiva ed etica – che caratterizza l’essere umano; anche emozioni e senti-menti non sono surrogabili elettronicamente perché sono risposte interpretative e valutative agli stimoli che esprimono la relazione col mondo.
Proseguendo nella rassegna dei vari approcci disciplinari, c’è da chiedersi anche in che modo la teologia sia sfidata dalle nuove tecnologie. Marco Tibaldi ritiene che una teologia che accolga l’appello proveniente dalla galassia digitale debba potenziare una capacità “teosemiotica”, ovvero discernere e interpretare i codici comunicativi del web per procedere a una vera e propria inculturazione del kerygma. Per raggiungere l’obiettivo, l’Autore delimita alcune intersezioni tra teologia e mondo digitale, che vanno dal recupero della dimensione estetica in teologia al raccordo tra cultura pop, sensus ecclesiae e sinodalità, al tratteggiamento di una spiritualità digitale, per giungere finalmente alla possibilità di un annuncio digitale.
Da una prospettiva psico-pedagogica, Alessandro Ricci fa notare come costruire l’azione educativa dei nativi digitali richieda nientemeno che di rivedere radicalmente l’impianto del processo educativo, perché altre sono rispetto al passato le priorità, nuove le consapevolezze e le competenze richieste. L’interesse per il mondo contemporaneo digitalizzato è di carattere sociale, psicologico e legale, volto a esplorare i caratteri di uso e abuso della rete. E la società attende dall’educazione la realizzazione della sua funzione emancipante e socializzante, in cui l’agire educativo trasmette un sistema di valori e un atteggiamento di dialogo con la realtà. Il benessere digitale è ormai istanza educativa indilazionabile.
Guardando ai media più tradizionali, come sta cambiando la narrazione religiosa nella più recente produzione televisiva e cinematografica? In che modo una dimensione essenzialmente affidata alla trasmissione orale si sta adattando (se lo sta facendo) a una comunicazione prevalentemente iconica? Nel cercare una risposta a tali interrogativi, Annalisa Picardi conclude che la ricerca di senso, il bisogno di ritrovarsi e di avere figure educative efficaci è tra le priorità del post-umano. L’attuale scenario antropologico obbliga a riflettere su come la dimensione religiosa debba tenere conto dell’immaginario e di come questo possa essere positivamente abitato dalle immagini che arrivano dal mondo delle serie tv. L’uomo si forma attraverso l’immaginario e quindi non può vivere senza sogni perché attraverso questi può comprendere ed elaborare i suoi bisogni e desideri più profondi. Se l’immaginazione diviene luogo teologico di ascolto e d’incontro, la dimensione religiosa nel cinema e nella tv può essere una risposta al cambio antropologico, oltre alle sollecitazioni del semplice “genere religioso” cinematografico e televisivo.
I luoghi fisici frequentati dai giovani sono ormai affiancati – talvolta soppiantati – da luoghi virtuali, canali attraverso i quali essi esprimono convinzioni, desideri, emozioni, prospettive e contemporaneamente mediazioni che plasmano i loro stati di coscienza. Gli studenti che frequentano oggi le scuole nei diversi ordini hanno in mano strumenti potenti e straordinari e hanno bisogno di una guida e di una bussola per orientarsi nei labirinti e nelle potenzialità della rete. Da qui l’esigenza per gli adulti di liberarsi da timori e visioni limitate rispetto alla cultura digitale e l’importanza di avere riferimenti sicuri di risorse in rete per l’insegnamento delle varie discipline. In questa direzione procede il contributo sostanzialmente informativo di Barbara Pandolfi e Luca Paolini, che offrono una rassegna di siti web utili per un IRC digitally adequate.
Come accennato in precedenza, il presente numero del periodico si conclude con il contributo di Corrado Pastore che riassume in forma ragionata l’insieme della produzione scientifica raccolta nelle collane librarie dell’Istituto di Catechetica.

Con i due messaggi gratulatori di S. Em. Card. José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione, e di Don Mauro Mantovani, Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, e, infine, con una rassegna fotografica dell’attuale vita dell’Istituto di Catechetica termina anche la sezione della rivista dedicata a celebrare i 70 anni di vita dell’istituzione che ha contribuito in modo significativo allo sviluppo del pensiero catechetico a livello mondiale.

I MEMBRI DELL’ISTITUTO DI CATECHETICA
catechetica@unisal.it

ALLEGATO:

Anno VIII. Numero 3 – Dicembre 2023

Sezione Commemorativa: il 70° dell’ICA

Agosto 2023

ACCEDI ALLA RIVISTA ONLINE nella sezione “CATECHETICA ED EDUCAZIONE”

Convegno nazionale dei direttori e delle equipe degli Uffici catechistici

Si svolgerà a Scalea (Cosenza), dal 15 al 17 giugno, il Convegno nazionale dei direttori degli Uffici catechistici e dei membri delle equipe diocesane. Tema dell’incontro sarà “Il Kerygma” nella catechesi, ovvero l’annuncio fondamentale della fede cristiana: il mistero della morte e risurrezione di Cristo.
Rivolgendosi ai partecipanti all’incontro organizzato in occasione del 60° anniversario dell’istituzione dell’Ufficio Catechistico Nazionale (Ucn) nel 2021, Papa Francesco ricordava che “la catechesi è l’onda lunga della Parola di Dio per trasmettere nella vita la gioia del Vangelo. Grazie alla narrazione della catechesi, la Sacra Scrittura diventa ‘l’ambiente’ in cui sentirsi parte della medesima storia di salvezza, incontrando i primi testimoni della fede”.
I lavori si apriranno giovedì pomeriggio con il saluto di mons. Stefano Rega, vescovo di San Marco Argentano-Scalea, e l’introduzione di mons. Valentino Bulgarelli, direttore dell’Ucn. Seguiranno gli interventi di don Andrea Ciucci, coordinatore di segreteria della Pontificia Accademia per la Vita, Elena Granata, docente al Politecnico di Milano, mons. Antonio Pitta, docente alla Pontificia Università Lateranense.
La giornata di venerdì, che inizierà con la Messa presieduta da mons. Claudio Maniago, arcivescovo di Catanzaro-Squillace, vedrà la partecipazione di don Paolo Mascilongo, referente per l’Apostolato Biblico della diocesi di Piacenza-Bobbio, e di don Alberto Zanetti, aiutante di studio dell’Ucn. Il pomeriggio sarà dedicato invece ai laboratori coordinati da don Francesco Vanotti, delegato per la catechesi della Lombardia.
La Messa celebrata da mons. Fortunato Morrone, arcivescovo di Reggio Calabria-Bova e Presidente della Conferenza Episcopale della Calabria, aprirà la sessione di sabato a cui interverrà Mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara e presidente della Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi. Le conclusioni sono affidate a mons. Bulgarelli.

 

Il Programma

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La fatica di rinnovare l’Iniziazione Cristiana

Settimana News 6 dicembre 2022 

di: Rinaldo Paganelli

iniziazione

Prendiamo spunto da un’indagine dell’Ufficio Catechistico della diocesi di Bergamo, presentato all’ultimo convegno diocesano dei catechisti (22 settembre).[1] I numeri sono importanti. All’indagine hanno risposto 209 parrocchie su 389, 25.000 gli iscritti ai percorsi di Iniziazione Cristiana, 2.818 i catechisti.

Negli ultimi vent’anni la Chiesa italiana si è impegnata sul fronte del rinnovamento della catechesi, distinguendosi nell’ambito europeo per aver promosso un lungo cammino di ricerca e di sperimentazione, che ha interessato diocesi e parrocchie, coinvolgendo le conferenze episcopali regionali. Il lavoro è confluito in “Incontriamo Gesù”, approvato dall’Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana nel maggio del 2014.[2]

La spinta di Incontriamo Gesù

Incontriamo Gesù” ha offerto un quadro di sintesi utile, lasciando però aperte alcune questioni, con la volontà di promuovere un ulteriore approfondimento. Questo ha preso il via mediante un confronto promosso dall’Ufficio Catechistico Nazionale il 12 ottobre 2022 con i direttori degli Uffici catechistici diocesani e le loro équipes. Oltre 200 i partecipanti on line. Nei prossimi mesi si raccoglieranno gli sviluppi che la proposta ha favorito.

Possiamo però dire che, dai lavori intrapresi dalle diverse diocesi, emergono con chiarezza dei punti di forza: catechesi esperienziale, catechesi come itinerario, “processo globale”, linguaggio comune. Vengono segnalati anche qualche positivo impegno per il coinvolgimento dei genitori. Risultano nodi problematici come la partecipazione alla messa domenicale, la partecipazione con riserva agli incontri di catechesi, la catechesi scolastica.

Il dato della partecipazione tuttavia continua ad essere molto alto e può portare, per un verso, a soprassedere al compito del rinnovamento. Diverse situazioni pastorali risultano onerose per i preti, con l’effetto di un’eccessiva delega della progettazione della catechesi in mano a catechisti non sempre adeguatamente formati.

Per alcuni vi è poi l’idea che non sia più tempo per una proposta rivolta ai bambini e ai ragazzi e sia più opportuno orientare le poche energie a disposizione su altri soggetti e altre forme di evangelizzazione.

Sempre si parla di formazione ma…

L’indagine della diocesi di Bergamo riesce a dirci qualcosa in merito al tipo di formazione messa in campo per i catechisti dell’IC. Il 66,7% si affida alla formazione parrocchiale, ma una buona percentuale, 28,1%, dice che viene lasciata all’iniziativa di ciascuno. Lo stesso si verifica a livello di strumenti per la preparazione dove ognuno cerca da sé (56,9%).

Una rinnovata catechesi necessita di rinnovati catechisti. Ben inteso, si tratta di trovare e fare proprio un possibile punto di equilibrio tra la necessità di cambiamento e la realtà oggettiva delle comunità chiamate a servire e ad accompagnare le persone in questo tempo.

È il momento di promuovere una nuova generazione di catechisti, che non siano solo “maestri di dottrina”, ma capaci di far interagire le voci dei diversi soggetti interessati: ragazzi, famiglie, comunità.

La nostra indagine di riferimento non fa cenno alla formazione del clero, ma mi spingo a sostenere che rimane un punto dolente. Si intuisce, senza fatica, che la mancanza di questo tassello ha comportato diverse problematiche anche dentro le sperimentazioni in atto, trascurando adeguate programmazioni e una reale conversione pastorale legata alla comunità in chiave missionaria.

A differenza dei catechisti, i preti non sempre intravvedono i vantaggi di un rinnovamento generato anche dalla catechesi in atto, perché sempre meno risultano coinvolti nella catechesi dell’IC, al di là della programmazione legata soprattutto alle tappe sacramentali e agli incontri per genitori.

Frequenza, criteri di divisione e sacramenti

Circa la frequenza, si rimane per il 72% dei rispondenti all’ora settimanale, un 23% scivola sull’ora e mezza ogni due settimane. I tempi ristretti di incontro dicono che non si è completamente passati da una lezione frontale a un incontro che tiene maggiormente conto dei destinatari e delle loro capacità di accoglienza e di elaborazione di quanto proposto.

Si tratta non solo di apprendere degli insegnamenti, ma di fare esperienze. La proposta di fede deve diventare qualcosa di attraente, capace di stabilire un approdo nella terra del proprio interlocutore, senza presumere il suo interesse e la sua attenzione. Il messaggio per essere accolto deve suscitare una certa sorpresa, esercitare un fascino che incuriosisca l’interlocutore e susciti interesse. Il racconto biblico, il gioco, l’immagine, un oggetto aprono alla risposta e alla sorpresa.

Di fronte ad una informazione che oggi è basata su micro messaggi, questo passaggio metodologico risulta importante per educare al gusto della ricerca, premiando e valorizzando lo sforzo dell’apprendimento.

I gruppi sono strutturati secondo l’età anagrafica per l’85,5% e stessa percentuale si riscontra per la celebrazione dei sacramenti, che avviene durante una classe scolastica: ad esempio, 4ª elementare per la comunione e 2ª media per la cresima.

La scansione della catechesi dice della fatica di immaginare il tempo della gente non più ritmato a partire da una dinamica religiosa univoca. Nella maggior parte dei casi è un errore partire dal presupposto che i ragazzi maturino tutti nello stesso tempo e abbiano gli stessi ritmi di crescita e di comprensione.

L’IC deve tener conto della graduale maturazione del ragazzo più che del calendario e dell’età. L’età anagrafica dice la tipicità di un’impostazione di cristianità condivisa che non è più così, se è vero che anche in diocesi di Bergamo un bambino su tre non viene battezzato. Anche questo dato deve spingere verso un’impostazione missionaria dell’evangelizzazione.

L’apporto della comunità

Questo valore della missionarietà è bene evidenziato dalla domanda sulle motivazioni che spingono a chiedere il battesimo tra i 6 e i 14 anni. Rispetto al 27,6% che dice di recuperare per motivi contingenti, è interessante notare come il 12,4% lo faccia per un incontro piacevole con la comunità o grazie alla riscoperta della fede da parte della famiglia (7,8%), oppure l’incontro con un testimone di fede (5,9%).

Di fatto, sempre da un adeguato coinvolgimento della comunità dipendono anche le scelte più audaci che riguardano, per esempio, la collocazione dei sacramenti, i quali rimangono nell’ordine più tradizionale. Sull’ordine dei sacramenti rimangono valide le riflessioni teologiche e le opportunità pastorali, per questo non è il caso di parteggiare per nessuna delle soluzioni.

Sta di fatto che, in alcuni casi, si sono avvicinate tra loro le scadenze sacramentali nella volontà di rispettare meglio l’unità. È però rimasta viva l’incoerenza tra la teoria – che indica l’eucaristia e l’inserimento nella comunità come punto di arrivo dell’IC – e la pratica che invece continua a proporre la cresima come ultimo dei sacramenti dell’IC, facendolo sembrare il punto di arrivo del cammino.

L’accompagnamento del clero richiederebbe un differente investimento, per evitare cortocircuiti che limitano le potenzialità della proposta e soprattutto per favorire il riconoscimento del valore generativo dell’IC per la comunità stessa, e quindi anche per il ministero del presbitero.

Al tempo del catecumenato sociologico, la parrocchia non aveva per sé il compito di generare alla fede, ma solo di nutrirla, curarla, renderla coerente. Quello che mancava era solo la dottrina per poter ricevere con coerenza i sacramenti, e l’ora settimanale di catechismo rispondeva a questo impianto.

Oggi si suppone, in una certa misura, che ogni parrocchia sia una comunità viva, capace di attenzione e di integrazione nei confronti dei ragazzi e delle famiglie. Ma forse non sono poche le realtà nelle quali si accusa una stanchezza pastorale, il ripiegamento nella sterile ripetizione di programmi e nell’offerta di servizi, con conseguente perdita della propria capacità generativa.

La stanca ripetitività

Qui ci viene a sostegno la nostra inchiesta, quando leggiamo che le attività principali che si fanno immediatamente prima o dopo gli incontri sono la preghiera in chiesa tutti insieme (44,4%) e la celebrazione della messa (43,1%). Si dà il caso che, in alcune situazioni, si celebrino due messe in contemporanea perché tutti possano partecipare.

Fa nascere qualche interrogativo il fatto che la partecipazione all’eucaristia, da punto di arrivo della maturazione del cammino si trasformi in un ostinato punto di partenza. Si perpetua la tanto discussa situazione nella quale si fa compiere ai bambini quello che gli adulti non fanno più: la partecipazione all’eucaristia domenicale, le confessioni, i momenti di ritiro.

Si rinuncia ad azioni evangelizzatrici generative. Il risultato è una proposta di iniziazione che investe pressoché tutto nel momento catechistico, quindi in una sola parte di ciò che caratterizza un itinerario di iniziazione. Non si investe la stessa energia nell’introduzione alla vita liturgica, all’esperienza di fraternità e all’esercizio della carità.

In altre parole, il processo di rinnovamento, pur partendo dalla preziosa intuizione della comunità come soggetto dell’IC, non ha avuto la forza o la possibilità sufficienti per attrarre dentro il processo anche altri soggetti con una responsabilità diretta, allo scopo di generare una vera iniziazione.

Lo spazio della famiglia

Nei progetti e nelle sperimentazioni si è fatto affidamento al coinvolgimento delle famiglie, e anche la nostra indagine non si esime dal considerare quale impatto e attenzione abbia avuto questo ambito.

Occorre riconoscere che, nella diocesi di Bergamo, non si è dato il via in modo strutturato a un ripensamento dell’IC, per cui  verso la famiglia rimangono stabili le percentuali di iniziative che da sempre si mettono in atto. Troviamo allora: messa domenicale con attenzione alla famiglia 71,9%, riunione all’inizio del cammino 74,5%, riunioni negli anni dei sacramenti 61,4%. Percentuali più basse si riscontrano in catechesi alle famiglie (30,7%), con le famiglie (29,4%) nelle famiglie (13,7%).

Non esiste nulla a livello di percorsi di pastorale post-battesimale (58,9%), una celebrazione all’anno (32,7%); appoggio alle scuole dell’infanzia parrocchiale (20%).

Non vogliamo generalizzare, perché la nostra attenzione è concentrata su un territorio ristretto rispetto all’Italia. Questi dati – e le conoscenze che abbiamo di diverse realtà diocesane – dicono che il rapporto fra la comunità e le famiglie è debole e chiede di essere ulteriormente chiarito. Diversamente, un parroco o un catechista può essere tentato di ritirarsi dalla fatica del coinvolgimento delle famiglie e limitarsi a fare catechesi con i ragazzi.

Le percentuali riportate indicano, inoltre, il permanere della prassi diffusa delle conferenze tenute dal sacerdote a cui pochi genitori partecipano. È importante considerare il dato che il concetto di famiglia non è più univoco e chiede di tenere conto di un intreccio complesso di situazioni eterogenee.

Da quando il venire alla vita non coincide più con il venire alla fede, anche l’identificazione dei soggetti implicati nell’IC è meno scontata. Rimane indiscutibile il fatto che nessuno si dà la fede da sé stesso, ma che l’atto credente prende corpo solo dentro una rete feconda di relazioni. Si tratta di riconoscere se e in quale modo, oggi, sussista quel rapporto tra generazioni entro il quale normalmente si iscrive la trasmissione della fede.

L’epoca contemporanea presenta una progressiva disaffezione dalle istituzioni e da tutto ciò che viene presentato in forme istituzionalizzate. In tale contesto la fede pubblica conosce un processo di elaborazione personale che la rende tutt’altro che inutile o assente, ma così personale e intima da sembrare invisibile.

Rapporti non strutturati

Nelle principali esperienze rinnovate di IC, è costante l’attenzione alla partecipazione attiva dei genitori, per porre rimedio ad una riconosciuta mancanza di dialogo tra la famiglia e la comunità cristiana. Comunità e genitori rimangono sostanzialmente estranei nella prima fase della vita del bambino, dal battesimo all’iscrizione al catechismo.

Solo se la comunità accompagna l’evoluzione della famiglia, si realizza un incontro di interessi e di preoccupazioni, che a volte consente di riannodare i fili di un percorso interrotto dopo il matrimonio. Incontriamo Gesù sollecita a pensare i genitori cristiani come primi educatori alla fede «qualunque situazione essi vivano» (IG 28).

L’obiettivo del coinvolgimento delle famiglie non può essere quello di trasferire a loro l’incapacità delle comunità, quanto di avviare una collaborazione per ridare un ruolo attivo alla famiglia, attraverso modalità differenti e consone alle possibilità di ognuno.

Queste note dicono che c’è spazio per pensare la ministerialità del catechista e dare concretezza alle intuizioni che, in questi anni, sono maturate e poi messe da parte per mancanza di operatori preparati e per mancanza di costanza nel provare e riprovare a creare una tradizione con gradualità. La gradualità significa rispetto delle situazioni in atto, ma anche coraggio operativo, un passo chiama l’altro. Solo se si fa un passo, si può capire come e dove fare quello successivo.

Il percorso rimane aperto e le prospettive ricche di promesse.


[1] Ufficio Catechistico Diocesi di Bergamo, Uno sguardo di prospettiva. Rilettura dell’indagine sull’Iniziazione Cristiana. I dati si possono recuperare dal sito della diocesi. Una valutazione del cammino di rinnovamento dell’Iniziazione Cristiana nella diocesi di Treviso si può trovare nel testo: A. Zanetti, Iniziazione Cristiana e comunità. Criteri per una verifica sul campo, Marcianum Press, Venezia 2022.

[2] Conferenza Episcopale Italiana, Incontriamo Gesù. Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia, EDB, Bologna 2014.

 

ALTRI ARTICOLI:

Gli atti raccolgono le relazioni presentate al Convegno Nazionale dei Direttori UCD (30 giugno – 2 luglio 2022) e in appendice il Processo di verifica di “Incontriamo Gesù
14 Dicembre 2022

«La catechesi non può essere come un’ora di scuola, ma è un’esperienza viva della fede che ognuno di noi sente il desiderio di trasmettere alle nuove generazioni». Papa Francesco ha consegnato questo orizzonte ai partecipanti al Congresso internazionale dei catechisti il 10 settembre 2022.

Risaltano tre parole preziose: esperienza, desiderio e generazioni. Sono le parole che ritroviamo abbondantemente richiamate e approfondite anche in questo agile strumento, che con gioia consegniamo idealmente alle Chiese locali. La prima parte raccoglie gli interventi del Convegno dal titolo Catechista testimone credibile, che si è svolto a Roma dal 30 giugno al 2 luglio 2022 e che ha visto la partecipazione dei Direttori degli Uffici Catechistici diocesani e regionali; la seconda parte raccoglie invece una serie di contributi, che consentono di fare una verifica pastorale degli Orientamenti per l’annuncio e la catechesi Incontriamo Gesù a quasi dieci anni dalla sua pubblicazione avvenuta nel 2014.

Vai alla pagina dedicata al Processo di verifica di Incontriamo Gesù

Pedagogia catechetica interculturale: strutturazione teorica per una disciplina emergente

di Antony Christy Lourdunathan sdb

 

Lo studio intende sviluppare un’adeguata impostazione teorica per la Pedagogia Catechetica Interculturale (ICP = Intercultural Catechetical Pedagogy), disciplina emergente definita nella prima parte dello studio come approccio all’interno del processo di educazione alla fede, reso possibile dall’incontro tra le discipline della teologia interculturale, della comunicazione interculturale e della pedagogia interculturale. Presenta l’ICP come il risultato di interazioni durature e vitali tra la fede cristiana, la cultura locale e le culture coesistenti in una comunità che promuove e favorisce una mentalità pedagogica, comprensiva della maturità cristiana. È presentata simultaneamente come un processo di approfondimento dell’identità personale, che genera significati interpersonali, sviluppa interdipendenze illuminanti e nutre la solidarietà universale, fondata su una visione olistica della fede, radicata in una determinata cultura. Il libro presenta la Pedagogia Catechetica Interculturale come pratica della comunicazione teologico-pedagogica della buona novella del Regno di Dio, promessa incomparabile e immortale per l’intera umanità.

 

Intercultural Catechetical Pedagogy: Theoretical Scaffolding for an Emergent Discipline

OVERVIEW

The Study intends to evolve an adequate theoretical scaffolding for Intercultural Catechetical Pedagogy (ICP), an emergent discipline defined in the first part of the Study as an approach within the process of education to faith, made possible as a result of a sustained encounter among the disciplines of Intercultural theology, Intercultural communication and Intercultural pedagogy. It presents ICP as an outcome of sustained life-defining interactions between Christian faith, local culture and the co-existing cultures in a community and as a pedagogical mindset which understands Christian Maturity, at one and the same time, as a process of deepening personal identities, fostering interpersonal meanings, developing enlightening interdependencies and promoting universal solidarity, grounded on a holistic vision of faith, rooted in a culture. The book presents, Intercultural Catechetical Pedagogy as a practical theologico-pedagogical communication of the good news of the Reign of God, which is an incomparable and undying promise to the entire humanity.

 

Lourdunathan Antony Christy – Intercultural Catechetical Pedagogy

 

Disponibile:

all’Istituto di Catechetica e anche su

https://www.ispck.org.in/book/intercultural-catechetical-pedagogy

Webinar: Il processo di evangelizzazione a partire dal “Direttorio per la catechesi”

L’Istituto di Catechetica propone una serie di Webinar di approfondimento sul Direttorio per la catechesi (2020).

Gli incontri online avranno una durata di 120 minuti, con due interventi proposti da due facilitatori (20 minuti ciascuno) e il resto del tempo per il dialogo tra esperti.

Per favorire l’internazionalità degli incontri, si opta per l’inizio del Webinar alle ore 15:00 italiane.

Il tema generale su cui si vuole concentrare la riflessione è: «Il processo di evangelizzazione a partire dal “Direttorio per la catechesi”».

Il primo incontro (27 gennaio 2021) prevede l’approfondimento dei seguenti argomenti:

 

  1. Evoluzione del concetto di “evangelizzazione” nei documenti catechistici e pastorali post-conciliari.

Relatore: Gianni Colzani

Si tenta di dare risposta ad alcuni interrogativi.

Il DC è punto di arrivo di un’ampia riflessione che, prendendo le mosse da «Ad Gentes» e passando per «Evangelii nuntiandi», «Redemptoris Missio» ed «Evangelii gaudium», influenza in maniera diversa i tre Direttori catechistici. Quali i punti fermi, quali le principali discontinuità nel comprendere il concetto di “processo evangelizzatore”? Le indicazioni di DC offrono maggiore chiarezza o producono confusione? Com’è sviluppato, in parallelo, il concetto di “missione”? Quali rapporti privilegia con la “cultura”? Quali linguaggi suggerisce per la comunicazione?

 

  1. Rapporto tra il Direttorio e il pensiero pastorale di Papa Francesco.

Relatore: Miguel López Varela

Si tenta di dare risposta ad alcuni interrogativi.

Il DC afferma a chiare lettere di avere la «Evangelii gaudium» come orizzonte e fonte ispiratrice. Ma fino a che punto il pensiero dell’attuale Pontefice è presente nel direttorio, in senso qualitativo e non semplicemente quantitativo? Quali tratti del pensiero bergogliano risultano acquisiti e quali, pur rilevanti, non compaiono nel DC?

Direttorio per la catechesi: l’antico e il nuovo

L’Istituto di Teologia Pastorale e l’Istituto di Catechetica dell’Università Pontificia Salesiana

organizzano un Seminario di studio dal titolo: Direttorio per la catechesi: l’antico e il nuovo.

Approfondimenti a partire dal numero monografico di Salesianum

IL 14 DICEMBRE ORE: 15,00-18,00

 

Durante l’incontro si approfondiranno due aspetti rilevanti: il significato che il Direttorio assume

per la riflessione catechetica e la pratica pastorale e il rapporto tra il documento e il recente

Sinodo sui giovani. Sullo sfondo si colloca l’ultimo numero monografico della rivista Salesianum

dedicato all’approfondimento da diversi punti di vista delle principali indicazioni presenti nel Direttorio.

 

Intervengono:

Ubaldo Montisci, introduzione al Seminario

Giuseppe Ruta: Il “Direttorio per la catechesi” nel contesto del cammino catechistico post-conciliare

link dell’intervento: Webinar Direttorio 14 dicembre 2020 1 Ruta

 

Salvatore Currò: Pastorale e catechesi dei giovani tra Sinodo e “Direttorio”

link dell’intervento: Webinar Direttorio 14 dicembre 2020 2 Currò

 

Marcello Scarpa, conclusioni

 

Per partecipare: https://us02web.zoom.us/j/86829323012?pwd=YjhGZ1pBU3RaZy9RWFF2dlpndkJ1QT09

Meeting ID: 868 2932 3012

Passcode: 930920

 

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Salvatore Currò (Direttore dell’ITP)

Ubaldo Montisci (Direttore dell’ICA)

Linee orientative per la ripresa della catechesi

In sintonia con i protocolli sanitari della scuola, sono offerte linee orientative per la ripresa dei percorsi educativi in ambito parrocchiale.

 

In allegato anche

 

Dopo la pandemia quale catechesi

La pandemia ha avuto un impatto devastante sulle nostre società su scala mondiale. È ancora è troppo presto per valutare tutte le implicazioni che avrà nei diversi settori della vita pubblica.

Il recente volume (giugno 2020) curato da Javier Díaz Tejo, in edizione digitale e messo a disposizione gratuitamente ai lettori, vuole rispondere sostanzialmente a una domanda: come leggere e interpretare correttamente in prospettiva catechetica le trasformazioni che la pandemia sta causando nel mondo?

Il testo si avvale dei contributi di noti esperti di catechesi latinoamericani, diversi dei quali ex allievi dei percorsi formativi del nostro Istituto. I diversi agili articoli mettono in mostra con chiarezza che, accanto alle minacce, è possibile intravedere delle preziose opportunità per l’educazione alla fede.

 

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Después de la pandemia, qué catequesis