Il Monitoraggio della Qualità della Scuola Cattolica

Il Centro Studi per la Scuola Cattolica (CSSC) ha avviato nel corso dell’anno scolastico 2013-2014 il II Monitoraggio della Qualità della Scuola Cattolica per documentare il livello del loro servizio educativo e offrire occasioni concrete per il suo miglioramento.

Il CSSC ha già svolto una ricerca analoga nell’A.S.2010-2011 e ora si trova a riproporla, in accordo con quanto previsto dal progetto che prevede una cadenza triennale delle rilevazioni.

La nostra Scuola Primaria è stata selezionata per far parte del campione delle 450 scuole cattoliche primarie e secondarie che quest’anno saranno coinvolte nella ricerca, insieme a un analogo campione composto da Scuole dell’infanzia della FISM e da Centri di Formazione Professionale appartenenti a Forma.

Rispetto alla precedente esperienza, la novità del percorso avviato per quest’anno è costituita dalla restituzione dei dati a ciascuna scuola-campione (verso la fine dell’anno scolastico) per accompagnarla, una volta evidenziati i punti di forza e/o le eventuali criticità, in un’azione concreta di miglioramento (a partire dall’inizio dell’A.S. 2014-2015).

La scelta di aderire all’iniziativa proposta dal CSSC nasce dalla convinzione che la qualità, come insegnano tante rilevazioni nazionali e internazionali, non si conquista una volta per tutte ma deve essere continuamente confermata e accresciuta nel tempo.

Anche, e soprattutto, attraverso questo genere di strumenti possiamo offrire alla nostra scuola un sostegno concreto al miglioramento continuo della qualità all’interno del sistema delle scuole cattoliche.

Gli strumenti del monitoraggio sono abbastanza semplici: si tratta di due questionari, uno, destinato alla scuola, di carattere informativo (per la raccolta di dati quantitativi che descrivono alcune caratteristiche della scuola stessa) e uno di percezione (che raccoglierà le valutazioni qualitative espresse dalle diverse componenti scolastiche). 

questionari di percezione sono diversi per ciascuna delle suddette componenti; sono pertanto stati predisposti in cinque versioni diverse in quanto destinati separatamente al personale docente, al personale non docente, ai genitori, ad alcuni testimoni privilegiati e – nelle scuole secondarie di primo e secondo grado – agli studenti.

Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito del Centro Studi Scuola Cattolica 

www.scuolacattolica.it

 

Lettera accompagnamento restituzione dati – Questionario descrittivo.pdf

Piano lavoro II Monitoraggio – luglio 2013.pdf

Questionari di percezione FIDAE.pdf

Restituzione dati – Questionario descrittivo.pdf

Il tirocinio formativo attivo dell’insegnamento della religione cattolica

L’insegnamento della religione cattolica permette agli alunni di affrontare le questioni inerenti il senso della vita e il valore della persona, alla luce della Bibbia e della tradizione cristiana. Lo studio delle fonti e delle forme storiche del cattolicesimo è parte integrante della conoscenza del patrimonio storico, culturale e sociale del popolo italiano e delle radici cristiane della cultura europea. Con questa consapevolezza il docente di religione cattolica insegna una disciplina curriculare inserita a pieno titolo nelle finalità della scuola e promuove un proficuo dialogo con i colleghi, rappresentando- in quanto figura competente e qualificata- una forma di servizio della comunità ecclesiale all’istituzione scolastica. Attraverso questa disciplina la scuola e la società si arricchiscono di veri laboratori di cultura e di umanità, nei quali, decifrando l’apporto significativo del cristianesimo, si abilita la persona a scoprire il bene e a crescere nella responsabilità, a ricercare il confronto ed a raffinare il senso critico, ad attingere dai doni del passato per meglio comprendere il presente e proiettarsi consapevolmente verso il futuro (cfr.CEI, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, 4.10.2010, n.47).

CEI-MIUR: intesa sull’insegnamento della religione cattolica

Ridefinire il profilo di qualificazione professionale dei futuri insegnanti di religione cattolica, armonizzando il percorso formativo richiesto per l’insegnamento della religione cattolica con quanto previsto, oggi, per l’insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado in Italia.

Definire una nuova versione delle indicazioni per l’insegnamento della religione cattolica nel secondo ciclo, sulla base dei rinnovati documenti che il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha elaborato in un quadro di riforma dell’intero sistema educativo di istruzione e formazione (licei, istituti tecnici, istituti professionali, percorsi di istruzione e formazione professionale).

Sono questi, in sintesi, gli obiettivi della duplice intesa che è stata firmata giovedì 28 giugno a Roma, presso la sede della Conferenza Episcopale Italiana, dal Card. Angelo Bagnasco, per la CEI, e dal Ministro Francesco Profumo, per il MIUR. L’accordo, raggiunto al termine di un percorso all’insegna del dialogo e della collaborazione, consolida ulteriormente l’armonioso inserimento dell’insegnamento della religione cattolica nei percorsi formativi della scuola italiana.

“Nella consapevolezza che, come ha sottolineato Benedetto XVI, «la dimensione religiosa è intrinseca al fatto culturale, concorre alla formazione globale della persona e permette di trasformare la conoscenza in sapienza di vita» (Discorso agli insegnanti di religione cattolica, 25 aprile 2009), auspico – ha affermato il Card. Bagnasco – di vedere quanto prima i frutti di bene che scaturiranno da questo rinnovato accordo, conscio dell’impegno delicato in vista della maturazione integrale delle persone degli alunni e grato per il lavoro costante e professionale di tutta la comunità educante della scuola, ivi compreso l’impegno professionale degli insegnanti di religione cattolica”.

Il saluto del Cardinale Bagnasco

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La scuola nel cuore

Il significato della firma delle due intese tra Chiesa e Governo sull’Irc

Alberto Campoleoni

Una nuova intesa, anzi due, sull’insegnamento della religione cattolica (Irc). Ieri, 28 giugno, le hanno firmate, come previsto dalle procedure di derivazione concordataria, il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, e il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco.

I due testi riguardano questioni differenti ma ugualmente importanti. Il primo, una vera modifica dell’Intesa Cei-Mpi del 1985, seguita al “Nuovo concordato” del 1984, aggiorna i profili di qualificazione professionale dei docenti di religione. Una modifica che si è resa necessaria negli ultimi anni per armonizzare il percorso formativo richiesto agli Idr con quanto previsto, oggi, per l’insegnamento nelle scuole italiane.

La logica di fondo, già ben presente nel 1984 e 1985, è quella di garantire docenti preparati, veri professionisti della scuola, che possano operare con competenza e qualità all’interno dell’istituzione pubblica. È, questo, un portato proprio del Nuovo Concordato, che a suo tempo, ridefinì l’insegnamento cattolico in senso propriamente scolastico e permise di indicare titoli di studio precisi per i docenti. Una logica che è proseguita fino al riconoscimento del ruolo giuridico dei docenti di religione: professionisti della scuola, come i colleghi delle altre materie. Una logica, ancora, che sostiene il capillare e continuo impegno di formazione in servizio organizzato sia a livello nazionale, sia locale, per gli Idr. Ora i titoli di accesso alla professione (si partirà del 2017) sono aggiornati ai cambiamenti avvenuti nei percorsi formativi universitari e in linea con le nuove istruzioni sugli Istituti superiori di scienze religiose.

La seconda intesa appena firmata riguarda, invece, le nuove indicazioni per l’insegnamento della religione cattolica nel secondo ciclo, sulla base dei rinnovati documenti che il Miur ha elaborato in un quadro di riforma dell’intero sistema educativo d’istruzione e formazione. Sono, attesissimi, i “nuovi programmi” per le scuole superiori che in questi anni hanno sofferto un periodo di “vacanza” dovuto anche al continuo mutare degli orientamenti circa la riforma scolastica.

Il cardinale Bagnasco ha spiegato come le indicazioni si sono rese necessarie tenuto conto “del nuovo assetto dei licei, degli istituti tecnici e degli istituti professionali, nonché dei percorsi d’istruzione e formazione professionale”. Per questo le nuove indicazioni sono state differenziate “in modo tale da rispecchiare al meglio il carattere e l’impostazione culturale di ciascuna tipologia di scuola e del particolare ordinamento dell’istruzione e formazione professionale”.
Toccherà ora ai docenti mettere alla prova i nuovi testi, esaminandoli con attenzione e traducendo in concreto, nella prassi didattica, quanto proposto dalle indicazioni. Magari anche suggerendo a loro volta percorsi e strade di rinnovamento. È, questo, peraltro, il dinamismo continuo di una materia scolastica che voglia davvero qualificarsi come tale.

E qui sta il nodo di fondo: l’Irc, anche attraverso questi ultimi passaggi, si conferma attento alla scuola, al suo servizio, come ha ricordato ancora al momento della firma il cardinale Bagnasco. E lo ha sottolineato anche il ministro Profumo, in un inciso, ricordando come anche molti alunni stranieri (in questi anni aumentati in modo esponenziale) scelgano di avvalersi dell’insegnamento cattolico. Sono persone di culture diverse, che tuttavia decidono (“circa la metà”) di frequentare l’Irc, “confermando – dice il ministro – la natura scolastica di questa disciplina, a prescindere dall’appartenenza religiosa personale”. Davvero non è poco.

L’abbandono e la dispersione scolastica… riflessioni da un convegno

L’abbandono e la dispersione scolastica sono stati al centro del convegno nazionale del Msac (Movimento studenti di Azione Cattolica), “Se mi lasci non vale”, che si è tenuto a Napoli dal 20 al 22 aprile.

L’obiettivo del “Mo.Ca” (il Movimento in cantiere) è stato “indagare le cause ma, soprattutto, elaborare idee per una scuola che sia vera palestra di vita, che insegni ad amare la cultura e dia senso e sapore allo studio dei più giovani”.

Tempi tristi. Con Franco Venturella, provveditore di Vicenza, è stato analizzato il tema della “Scuola che perde”. Ma quali sono i punti deboli del nostro sistema di istruzione? Per Venturella, “la scuola perde quando non la sentiamo inserita nel nostro progetto di vita, quando non educa al rispetto degli altri e delle istituzioni, quando si chiude nel nozionismo, ritenendo la cultura qualcosa di effimero”. Quando la scuola non riesce ad appassionare i giovani, i risultati si vedono. Così a Speranzina Ferraro, della Direzione generale per lo studente del Miur (ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), è toccato offrire qualche dato sull’abbandono e sulla dispersione scolastica. Innanzitutto, ha precisato Ferraro, “in Italia il concetto di dispersione scolastica racchiude diversi fenomeni”, mentre “l’abbandono scolastico fa riferimento a tutte le forme di abbandono dell’istruzione e della formazione prima del completamento dell’istruzione secondaria superiore o dei circuiti di formazione professionale”. Ferraro ha ricordato che “nel giugno 2002 il Consiglio Ue ha adottato la strategia ‘Europa 2020’. Uno dei 5 grandi obiettivi è la riduzione, entro il 2020, del tasso di abbandono scolastico nell’Ue a meno del 10%”. In questo tempo “ci sono stati progressi, mentre in Europa il tasso medio è del 14%, in Italia è del 19,2%. Il numero in termini assoluti di giovani di età compresa tra i 14 e i 18 anni che abbandonano la scuola è di circa 190–200 mila”. La maglia nera per il numero di studenti che nell’anno scolastico 2006/2007 hanno abbandonato gli studi va alla Campania: “Sono più di 7.000 studenti. Subito dopo segue la Sicilia con 6.000 abbandoni, poi la Puglia, seguita da Lombardia e Sardegna”. Un momento centrale della seconda giornata è stato il confronto dei partecipanti con Marco Rossi Doria, sottosegretario al ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

I risultati dei laboratori.  Nell’ultima giornata dei lavori è stata presentata la sintesi dei lavori dei laboratori, centrati su tre temi: cultura della valutazione, orientamento e scuole aperte. Per quanto riguarda il primo, spiega al Sir Elena Poser, segretaria nazionale del Msac, “talvolta un brutto voto o una valutazione data con leggerezza possono cambiare la vita degli studenti, tanto da compiere persino atti sconsiderati”. In realtà, “la valutazione dovrebbe analizzare le conoscenze, le competenze ma anche prendere in considerazione il punto di partenza e il punto di arrivo di ogni studente”. Inoltre, occorrerebbe “dare maggior peso ai crediti formativi e imporre una scala di valutazione da 1 a 10 per poter far sì che scattino realmente gli scaglioni per l’acquisizione dei crediti”. Ci dovrebbe essere, poi, “un’esplicitazione dei criteri sulla base dei quali si è valutati”. Rispetto al tema dell’orientamento, sono stati sottolineati alcuni aspetti: in entrata, la necessità di “un percorso di diversi incontri suddivisi in fasi”, “l’aiutare i ragazzi a far discernimento, “l’accompagnamento in itinere, nei primi anni di superiori”; in uscita, “incontri-testimonianze con studenti e lavoratori”, “esperienze concrete”, “informazione a 360°” per una scelta consapevole. Infine, il laboratorio sulle scuole aperte, ha messo in evidenza che questo tipo di progetto “per i genitori deve servire a sensibilizzare per incoraggiare sempre i propri figli” e “per gli studenti farli sentire cittadini responsabili e coltivare i propri sogni”. Tra le proposte concrete emerse, ci sono “attività per educazione alla cittadinanza, educazione alla conoscenza del territorio, valorizzazione delle strutture e degli strumenti delle scuole”, “punti d’incontro tra genitori e docenti per creare confronto e formare una vera comunità scolastica”.

Esperienze sul territorio. Sempre domenica 22 aprile c’è stata la presentazione dei maestri di strada e del consorzio “Agrorinasce”. “Con loro – racconta Poser – abbiamo fatto conoscenza con realtà che ogni giorno si occupano di lotta alla dispersione scolastica e alla legalità nelle scuole. Ai nostri ospiti abbiamo provato a chiedere gli ingredienti di una ricetta per la realizzazione di progetti che possano davvero permettere al territorio e alle scuole di crescere”. Fra le altre cose, continua la segretaria nazionale del Msac, “ci hanno detto che sicuramente è essenziale fare un’analisi oggettiva del territorio dove si abita e dove si vuole operare, dopo di che è utile mettere in rete diversi soggetti (associazioni, enti locali…) che possano lavorare insieme. Hanno, però, anche evidenziato come un limite rilevante per lo sviluppo di tali progetti sia, soprattutto oggi, il reperimento di fondi e risorse perché questi progetti possano essere realmente realizzati oltre alla visibilità che a questi viene attribuita”.

Articolo del 23 Aprile 2012

 

 

2° Rapporto sulla qualità nella scuola 2011

Tuttoscuola propone, a 4 anni di distanza dal primo, il secondo Rapporto sullo stato di salute della scuola italiana che definisce una graduatoria delle province (e delle regioni) per la qualità del sistema di istruzione.

Il Rapporto costituisce inoltre un ricco repertorio dei principali indicatori del sistema scolastico italiano.

Decine di migliaia di dati a disposizione, tutti ripartiti per provincia e aggregati per regione e area territoriale, per soddisfare curiosità ed esigenze di informazione su moltissimi aspetti caratterizzanti la qualità della scuola italiana.

Attraverso il Rapporto è dunque possibile rispondere alle domande: qual è la provincia italiana nella quale la scuola funziona meglio? E la regione?

La graduatoria scaturisce dall’analisi dei 96 indicatori utilizzati nel Rapporto 2011 e dalla comparazione, in particolare, dei 56 compresi anche nella prima edizione del Rapporto.

tratto da: tuttoscuola.com

Gesù nelle mani dei giovani

 

L’educazione delle nuove generazioni alla pace

 

 

Il 2011 si è concluso così come era iniziato, segnato da una serie di manifestazioni dei giovani in quasi tutte le capitali europee e in buona parte di quelle del resto del mondo. Nelle nuove generazioni è cresciuto il senso di frustrazione per la crisi che sta assillando la società, il mondo del lavoro e l’economia. E su questo, come su altri versanti, il 2012 si annuncia altrettanto tenebroso all’orizzonte. “Le radici di questo malessere – dice il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace in questa intervista rilasciata al nostro giornale – sono anzitutto culturali e antropologiche”. Quello che manca, ritiene in sostanza il porporato, è un’educazione alla solidarietà intergenerazionale. E questo genera il disorientamento dei giovani di fronte a modelli che sentono come propri. Non a caso il Papa nel messaggio per la Giornata mondiale della pace di quest’anno ha scritto: “Sembra quasi che una coltre di oscurità sia scesa sul nostro tempo e non permetta di vedere con chiarezza la luce del giorno”. Sono questi i motivi “per i quali Benedetto XVI – sottolinea il cardinale – reclama la responsabilità di tutti alla formazione dei giovani, i veri protagonisti del futuro”.

Effettivamente il concetto chiave della Giornata mondiale della pace 2012 sembra ruotare su due cardini indicati dal Papa: il protagonismo dei giovani e la contestualizzazione delle questioni da affrontare come sfide. Il fatto che la Chiesa punti molto sui giovani non è una novità. Cosa c’è in più in questo ulteriore richiamo di Benedetto XVI?

L’attenzione mostrata dal Papa per i giovani è profondamente coerente con quella di tutta la Chiesa nei loro confronti. Essi, infatti, sono da sempre in cima ai pensieri della Chiesa, poiché offrono un formidabile sguardo di speranza verso il futuro e, in questo senso, rappresentano la continuità della famiglia umana. Il Pontefice ha accolto il grido spesso silenzioso di tantissimi giovani e si impegna in prima persona perché essi siano resi protagonisti di un mondo nuovo e, nello stesso tempo, di una nuova evangelizzazione del sociale, di un impegno di trasfigurazione del mondo a partire dalla fede in Gesù Cristo. Quindi, come sostiene Benedetto XVI nella Caritas in veritate, fiduciosi piuttosto che rassegnati, i giovani protagonisti e costruttori di un futuro migliore, sono chiamati a riprogettare il loro cammino e a darsi nuove regole. Il messaggio del Papa, così come la sua omelia del 1° gennaio, sono fortemente calati nella realtà del mondo attuale. Un mondo gravemente segnato non solo dalla crisi economica e finanziaria, con tutte le sue molteplici drammatiche conseguenze, in primo luogo nel mondo del lavoro, ma anche dalla diffusa mentalità nichilista che nega ogni fondamento trascendentale e confina la persona in un orizzonte di solitudine, di materialismo, di egoismo, di disperazione. Il Papa ha voluto esprimere la sua profonda, concreta e accorata vicinanza alle inquietudini che oggi affliggono i giovani e le loro famiglie; ha voluto accogliere e rilanciare le loro giuste richieste di giustizia, da qualunque parte del mondo esse provengano, e certo non per farsi portavoce degli indignados, come hanno suggerito o scritto alcuni giornali.

Tra le cose che influenzano negativamente i giovani, il Papa, già nella Caritas in veritate, denunciava una “carenza di pensiero” nella società odierna. Poi ha continuato a porre l’accento su quella che egli non ha esitato a definire “emergenza educativa”. Oggi torna a indicare l’educazione dei giovani come una sfida da affrontare per conquistare la pace e la giustizia nel mondo. Cosa c’è che non va nel sistema educativo a livello mondiale?

Il sistema educativo non è, per così dire, un organismo isolato, un organismo a sé stante. È piuttosto espressione di una solidarietà intergenerazionale tra passato e presente, tra presente e futuro. È intimamente intrecciato ad altri sistemi che riguardano l’esistenza umana. Soprattutto è intrecciato con la pratica quotidiana, cioè con quel mutevole stile della vita che sembra ormai incapace di sostenere il sistema educativo. Penso per esempio a tutto ciò che discende, in termini culturali e di mentalità, dal consumismo, dall’edonismo e, specialmente, da un’idea di libertà fraintesa. Nel senso che essa viene percepita solo come licenza di seguire all’infinito i propri impulsi e interessi particolari, e non come capacità di legarsi al vero bene, accettando quelle regole che lo tutelano e lo favoriscono. Tale concezione uccide, di fatto, la stessa libertà, generando quell’emergenza educativa, più volte denunciata dal Papa, che è un’emergenza di carattere antropologico ed etico. Questa può essere contrastata efficacemente mediante il serio rilancio di un nuovo pensiero critico, di una cultura aperta alla trascendenza e di un’educazione aperta al compimento umano in Dio. Lei mi domanda cosa non va nel sistema educativo. Io credo che la questione principale riguardi soprattutto la mancanza di una visione allargata, di un ampio orizzonte. Oggi, a mio parere, c’è bisogno di una educazione alla mondialità, che sia interdisciplinare, interculturale, interreligiosa, interetnica.

È stato per richiamare questa necessità di un nuova educazione che il Papa, all’omelia della messa per la Giornata mondiale della pace, ha posto quell’inquietante interrogativo: “Ha ancora un senso educare?”.

Credo che il senso della domanda del Papa sia duplice. Innanzitutto credo abbia voluto focalizzare, con una provocazione, l’attenzione su una questione che ritiene fondamentale. Poi però ha voluto lanciare una sorta di “richiamo educativo” alla solidarietà intergenerazionale che consideri l’educazione come l’espressione e la trasmissione di un “manuale per la vita”, nell’ottica di una rinnovata etica pubblica e di una forte coesione sociale. Il Papa, chiedendo se abbia senso educare, ha sollevato un problema oggi radicale. Riguarda l’intero contesto culturale ed è posto primariamente dalla crisi del pensiero e dell’etica. Se manca ogni fondamento, se l’idea di verità viene messa da parte, si mette da parte anche un orizzonte, un fine al quale educare. L’educazione, infatti, per sua natura proietta e propone, nel costante dialogo, una molteplicità di principi e di cognizioni. Ma se tali principi e cognizioni vengono privati del loro senso, del loro fondamento di verità, ecco che l’intero processo educativo, per così dire, crolla. In questo senso, Benedetto XVI, consapevole della profonda correlazione del sistema educativo con altri sistemi e con altre realtà private e pubbliche, ha voluto appellarsi a tutti i responsabili del processo perché insieme compiano una revisione, una decostruzione dell’assetto attuale e una conseguente ricostruzione in termini, prima di tutto, di responsabilità. I giovani, infatti, spesso si trovano a vivere in contesti e ambienti di vita diseducativi, a fare esperienze che li fanno perdere o frustrare. Tutti i responsabili chiamati in causa sono invitati ad agire. Se, per esempio, il mondo politico non si fa esemplare, non solo nell’elaborazione di politiche eque, ma anche nella condotta del personale politico, o se la politica soggiace interamente alla sola forza degli interessi economici e finanziari stabilendo, così, una sua subalternità rispetto a essi, anche la società degenera. Lo stesso si può dire di tutti gli educatori, compresi i pastori e i formatori ecclesiastici. Credo sia fondamentale richiamare il problema dell’urgente rinnovamento della democrazia partecipativa, sempre più minata da derive populiste o da istanze nazionaliste o regionaliste.

I giovani in effetti non sono entità isolate. Essi vivono in un contesto che sembra spingerli su tutt’altra via rispetto a quella indicata dal Papa. Ancora oggi, violenza, prepotenza, intolleranza si pongono come antagonisti di sentimenti peraltro naturali per le nuove generazioni aperte al dialogo, alla convivenza pacifica, alla fraternità universale. Come metterli al riparo dai non valori che li minacciano?

Attraverso un’azione responsabile e congiunta di tutti i soggetti coinvolti. In primo luogo attraverso l’opera di educatori che siano a un tempo testimoni credibili per una seria educazione e una concreta formazione. E badi bene che i giovani non sono, per così dire, entità passive. Essi sono i primi responsabili. In questo senso, il Papa ha voluto porre l’enfasi sull’ascolto delle istanze giovanili. Ma allo stesso tempo mi sembra abbia voluto incoraggiare i giovani al protagonismo, a rendersi artefici della propria vita, nella valorizzazione dei propri talenti, in libertà e solidarietà con gli altri, a scoprire il progetto che Dio ha su ciascuno di loro.

Il Papa confida molto nell’opera della Chiesa nel campo formativo. Ma i giovani sono antropologicamente molto diversi dai loro maestri. Secondo lei si parla nel modo giusto, o meglio comprensibile, per le nuove generazioni?

Non direi “antropologicamente diversi”. Piuttosto, direi che i giovani sono diversi come mentalità, valori e formazione, così come avviene per ogni generazione rispetto alle precedenti. Se i giovani non vengono ascoltati, se vengono esclusi e non si permette loro di affermare i propri talenti e le proprie vocazioni, o se vengono confinati in un orizzonte di precarietà assoluta che li schiaccia sul presente eliminando qualsiasi progettualità del futuro, allora la risposta è che oggi non si parla ai giovani nel modo giusto. E non solo non si parla, ma non si agisce nel modo giusto, pensando, cioè, al futuro della società. Proclamando all’umanità la via della pace il Papa si è rivolto a tutti i giovani. È vero, essi sono culturalmente diversi. Ma come il Vangelo, così Benedetto XVI va diretto al cuore dei giovani, riesce anche a trascendere i confini nazionali, continentali, culturali, religiosi, superando i cosiddetti “spazi delle civiltà”. Come pastore ghanese, posso testimoniare per esempio l’accoglienza che il messaggio per la Giornata mondiale della pace ha ricevuto dai giovani del mio Paese e di tutta l’Africa, anch’essi molto diversi fra loro. Così è avvenuto in India, in Cina, in Brasile, negli Stati Uniti, in Europa e nelle altre Nazioni del mondo.

Esistono ostacoli di comunicazione per la penetrazione del Vangelo negli ambienti culturali che connotano l’universo giovanile?

Il Vangelo è un messaggio di speranza: una speranza per tutti gli uomini. È una realtà che cambia il cuore. È la buona novella valida per tutti i contesti culturali in ogni tempo. Essa va dritta al cuore delle persone. Se, però, i giovani sono costretti in ambienti, mentalità e stili di vita contrari al bene comune, contrari al loro stesso bene, e dunque contrari al Vangelo, che è un messaggio di vita, libertà, solidarietà, fraternità, accoglienza, amicizia, allora lo sguardo viene distolto dalle cose grandi e belle che l’esistenza loro riserva. Quanto alla questione della comunicazione faccio solo un esempio: per tutto il primo gennaio sono apparsi numerosissimi “cinguettii” su twitter a proposito del messaggio per la pace. È stata una gioia vedere giovani di ogni continente “cinguettare” le parole del Papa con il linguaggio tipico della rete. Sono molto contento di questa condivisione diretta con tanti giovani nel loro linguaggio e su uno dei social network tra i più frequentati dai ragazzi di ogni parte del mondo.

Il Papa ha concluso l’omelia del 1° gennaio con un’indicazione precisa: “Gesù è una via praticabile, aperta a tutti. È la via della pace”. Come il dicastero della Giustizia e della Pace cercherà di rendere visibile a tutti questa via nell’anno appena iniziato?

Innanzitutto ci dedicheremo a una diffusione capillare del messaggio per la Giornata mondiale della pace 2012. Abbiamo poi in programma la celebrazione del cinquantesimo anniversario del concilio Vaticano II. Inviteremo proprio le nuove generazioni a riflettere sui suoi contenuti. C’è poi da preparare con cura la celebrazione del cinquantesimo anniversario della Pacem in terris, nel 2013. Tra gli altri impegni di quest’anno segnalerei la preparazione della conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile che, come è noto, si svolgerà a Rio de Janeiro dal 20 al 22 giugno prossimo. Abbiamo anche in programma l’organizzazione, in collaborazione con altri organismi, di una conferenza sulla vita rurale e una serie di tavole rotonde su diversi argomenti: il traffico di esseri umani; la difesa della persona umana dal concepimento alla sua fine naturale; le strategie d’impresa per il bene comune; il rinnovamento della missione e dell’identità della formazione cattolica nel mondo degli affari; e infine le nuove sfide per i cattolici nella costruzione del bene comune. Naturalmente collaboreremo con gli altri dicasteri della Santa Sede per far comprendere che il culto di Dio è fondamentalmente un atto di giustizia, senza il quale non sono possibili gli altri atti di giustizia fra gli uomini. Cercheremo anche di rafforzare l’idea che la fede in Cristo è fondamentale per rinnovare la cultura e la società per il bene di tutti. In questo senso, il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace è pronto ad accogliere l’invito del Papa a intensificare gli sforzi per riaffermare la grande valenza intellettuale, spirituale e morale della fede. Il dicastero si adopererà per far comprendere a tutti che Cristo è la via per la pace, contribuendo così a esplicitare la dimensione sociale della nuova evangelizzazione, in sintonia con le prospettive del Sinodo dei vescovi del prossimo ottobre.

(©L’Osservatore Romano 6 gennaio 2012)

Convegno di aggiornamento per Insegnanti di Religione

Traguardi per lo sviluppo e profili di competenza nell’IRC

23-25 marzo 2012.

Istituto Sacro Cuore, Via Marsala, 42, Roma.

 

L’Istituto di Catechetica della Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università Salesiana di Roma promuove un incontro di due giorni con gli Insegnanti di religione di ogni ordine e grado, che avrà luogo a Roma il 23-25 marzo 2012, con sede presso l’Istituto Salesiano S. Cuore in Via Marsala 42.

 

Obiettivo del Corso.

Il tema delle competenze e dei profili fermenta la Scuola attuale: impone una precisa definizione per ciascuna delle discipline

Naturale quindi la tempestiva elaborazione, che impegna la CEI.

Altrettanto urgente la riflessione dell’Istituto di Catechetica che intende promuovere, nella pedagogia specifica ermeneutica, le indicazioni applicative più consone.

Il Convegno si propone come spazio urgente per la riflessione personale e per l’intervento educativo del Docente di Religione Cattolica.

(Testo base: TRENTI Z., Dire Dio. Dal rifiuto all’invocazione, Roma, Armando, 2011).

 

 

PROGRAMMA

 

Sabato, 24 mattino

9.00      Lodi

9,15-10.30:     Prof. Michele Pellerey.

Traguardi per lo sviluppo e profili di competenza nella scuola attuale.

10.30 -11.00 Intervallo

11.00 – 12.30: Prof. Cesare Bissoli.

Le competenze per l’IRC: Le indicazioni CEI.

13.00 Pranzo

15.00 – 16.00: Prof. Sergio Cicatelli.

“Profili degli studenti e competenze prodotte dall’IRC”.

16.30 – 17.00:  Intervallo

17.00 – 17.45: Prof. Wierzbicki Miroslaw.

Competenza nel contesto europeo.

17.45- 18.30:  Prof. Corrado Pastore.

La competenza nell’IRC e l’uso delle fonti bibliche.

 

Domenica 25 marzo

9.00                  Lodi

9.15 – 10 30:  Prof. Zelindo Trenti.

Il linguaggio religioso alla  base della competenza professionale.

11.00- 12.20:  Prof. Roberto Romio.

Traguardi di sviluppo e profili nell’apprendimento: Dimensione didattico-

sperimentale   della competenza.

12.30                Conclusioni e Quadro delle iniziative dell’Istituto.

 

Note

L’Incontro è organizzato ai sensi delle Direttive Ministeriali n. 305 (art. 2 comma 7) del 1 luglio 1996,  n. 156 (art. 1 comma 2) del 26 marzo 1998.

Ai sensi dell’art. 14 comma 1, 2 e 7 del CCNL, rientra nelle iniziative di formazione e aggiornamento progettate e realizzate dalle Agenzie di Formazione riconosciute dal MIUR.

Ai partecipanti sarà rilasciato un attestato di partecipazione.



Note organizzative

 

È richiesta una quota di partecipazione di 55 Euro che può essere versata

Su conto corrente postale N. 99941007 intestato al Pontificio Ateneo Salesiano, Piazza Ateneo Salesiano, 1 – 00139 ROMA

Sul conto corrente Banca Popolare di Sondrio – Piazza Filattiera, 24 – 00139 ROMA intestato al Pontificio Ateneo Salesiano

IBAN: IT62 WO56 9603 2190 0000 1000 X18

(indicare con precisione il nome della/delle persone cui esso si riferisce e la causale del versamento: iscrizione Convegno IdR 24-25 marzo 2012)

Direttamente presso la Segreteria dell’Istituto di Catechetica all’atto dell’iscrizione.

Le iscrizioni al Corso devono pervenire via Fax o Mail entro il 28 febbraio 2012 alla Segreteria dell’Istituto di Catechetica, mediante

  • invio della scheda di iscrizione unitamente alla ricevuta comprovante il versamento della quota di iscrizione (55 Euro)
  • direttamente presso la Segreteria dell’Istituto di Catechetica all’Università Salesiana nei termini indicati
Soggiorno

È possibile ricevere ospitalità presso l’Istituto Salesiano S. Cuore (sede del Convegno), in Via Marsala 42, nei pressi della Stazione Termini.

Si dispone di circa 80 posti fra camere singole e multiple. Le camere singole sono in numero

limitato, perciò l’invito è di scegliere più possibile la sistemazione in camera multipla, indicando eventualmente il compagno/a di camera.

I prezzi sono i seguenti:

–          45 Euro a notte in camera singola

–          40 Euro a notte in camera doppia

–          35 Euro a notte in camera tripla

–          10 Euro ogni singolo pasto per coloro che pernottano

–          15 Euro ogni singolo pasto per coloro che non pernottano.

Nota Importante

Le camere e i pasti si devono prenotare direttamente presso l’ufficio Ospitalità dell’Istituto Sacro Cuore entro e non oltre il 23 febbraio 2012. Anche il pagamento deve essere realizzato presso Il Sacro Cuore.

Mail: sacrocuoreosp@tiscali.it

Tel. 06 49.27.22.88

Fax: 06 – 44.63.352

 

 

Iscrizioni e informazioni

Segreteria Istituto di Catechetica

Università Pontificia Salesiana

Piazza Ateneo Salesiano, 1

00139 ROMA

Tel 06 87290.651; 06 87290808

Fax 06 87290.354

e-mail: catechetica@unisal.it

orario di ufficio:

8-12 Martedì e Giovedì

 

 

SCHEDA DI ISCRIZIONE

 

 

COGNOME  e Nome________________________

 

Nato a______________________il____________

 

Indirizzo_________________________________

 

Tel. + e-mail

 

Grado Scolastico ………………………………

 

Sacerdote       religioso/a       laico  

 

        ha versato la quota di iscrizione di 55  Euro sul ccp 99941007 intestato al Pontificio Ateneo Salesiano, Piazza Ateneo Salesiano, 1 – 00139 ROMA

(indicare con precisione il nome della/delle persone cui esso si riferisce e la causale del versamento: iscrizione Convegno IdR 23-25 marzo 2008)

Sul conto corrente Banca Popolare di Sondrio – Piazza Filattiera, 24 – 00139 ROMA intestato al Pontificio Ateneo Salesiano: IBAN: IT62 WO56 9603 2190 0000 1000 X18

 

firma

 

data

Indagine Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza

Scuola, per gli studenti deve preparare di più al lavoro…
…e per i genitori essere più aperta alle proposte degli alunni

 

Secondo gli adolescenti la scuola deve soprattutto prepararli al mondo del lavoro (32,5%), farli maturare (27,8%) e accrescere la loro cultura (26,6%). è quanto emerge dall’Indagine Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza di Telefono Azzurro ed Eurispes che fornisce una fotografia degli atteggiamenti, delle idee e dei comportamenti dei bambini e degli adolescenti presentata oggi a Roma.

I ragazzi vorrebbero più spazio per sport (16,1%), attività pratiche (15,6%), studio dell’informatica e delle nuove tecnologie (13%) e lingue straniere (12,5%). Allo stesso tempo vorrebbero anche sentirsi più partecipi della vita scolastica e avere più opportunità di indicare su quali temi desiderano soffermarsi (11,1%). Il 7,8% vorrebbe più spazio per la musica, il 4,7% che si facesse una maggiore attività di prevenzione su temi quali bullismo e droghe, il 4,4% che fosse inserita nei programmi anche l’eduzione sessuale e il 3,6% vorrebbe meno nozionismo. Infine il 10,5% degli studenti non cambierebbe nulla: la scuola va bene così com’è.

Ma quasi un terzo degli adolescenti (29,3%) ha dichiarato di sentirsi annoiato per la maggior parte del tempo trascorso a scuola, il 7,1% prova agitazione e il 2,6% addirittura infelicità. I sentimenti negativi raccolgono quindi nel complesso quasi il 40% delle indicazioni. Un dato che desta preoccupazione, anche a fronte di un quarto del campione che si è detto interessato (25,8%), a un quinto che si è detto sereno (20,4%) e al 5% che si diverte tra le mura scolastiche.

Gli studenti vorrebbero essere più partecipi della vita scolastica: infatti, l’84,7% chiede una scuola più aperta alle proposte e alle iniziative dei ragazzi e il 66% auspica un coinvolgimento degli studenti stessi nel fare lezione su alcune materie.

A preoccupare è tuttavia soprattutto la valutazione implicitamente data dagli studenti alla classe docente: dovendo immaginare una scuola ideale, il 59,1% dei ragazzi vorrebbe infatti insegnanti più preparati e più aggiornati.

Sul fronte dei genitori, questi vorrebbero una scuola più aperta alle proposte degli alunni e insegnanti più preparati.

L’80% dei genitori in una “scuola ideale” vorrebbe insegnanti più preparati e più aggiornati. Per il 67% del campione sarebbe necessario invece un maggiore impegno nel combattere le discriminazioni e per il 79,1% la scuola ideale dovrebbe mostrarsi più severa con i ragazzi violenti.

Fortissima anche la richiesta, espressa dall’84,5% dei genitori, di avere una scuola più aperta alle proposte e alle iniziative degli alunni. Meno sentite le opzioni di mandare i propri figli in istituti privi o di alunni stranieri (6%) o di simboli religiosi (12,4%).

L’idea dei genitori è che la scuola debba “accrescere la cultura” (28,9%) e “far maturare le persone” (28,8%); il 17,9% si è espresso richiamando la necessità di preparare al mondo del lavoro e il 13,4% a favore della trasmissione di valori.

Se i ragazzi vorrebbero più sport, attività pratiche e informatica, i genitori desiderano prevenzione e lingue straniere. I genitori vorrebbero aumentare nelle scuole le attività di prevenzione rispetto a fenomeni quali il bullismo o le droghe (20,7%) e dare maggiori opportunità ai ragazzi di scegliere i temi su cui soffermarsi (18,5%). Il 17,9% invece vorrebbe nei programmi scolastici più spazio per lo studio delle lingue straniere e il 12,7% maggiore spazio alle attività pratiche.

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tuttoscuola.com

 

 

Indagine Conoscitiva 2011 sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza

Insegnare ai ragazzi, imparare dai ragazzi. È questo il messaggio principale della Dodicesima Indagine Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza di Telefono Azzurro ed Eurispes che, come ogni anno, fornisce una fotografia degli atteggiamenti, delle idee e dei comportamenti di bambini e adolescenti, individuando le trasformazioni avvenute nell’ultimo anno e cogliendo i più recenti trend della vita dei giovani italiani.
Non solo, dunque, attenzione alta su quello che ai ragazzi si insegna ma anche su quello che dai giovani si può imparare. Novità assoluta dell’Indagine 2011 è la voce dei genitori.
Oltre ai 1.496 ragazzi tra i 12 e i 18 anni, sono stati infatti ascoltati anche 1.266 genitori con l’intento di fornire un quadro il più possibile esaustivo sulla condizione dei più giovani e di indagare luci e ombre del rapporto genitori-figli.
Famiglia, media e nuove tecnologie, tempo libero, scuola, comportamenti a rischio, bullismo e cyberbullismo i grandi temi dell’Indagine.

 

Per scaricare una sintesi della Indagine Conoscitiva

sintesi_indagine_telefono_azzurroeurispes_2011

 

http://www.azzurro.it/index.php?id=225

 

1/Sperimentazione per la scuola primaria: Dio è creatore e padre

 

SCUOLA PRIMARIA – CLASSE SECONDA

UNITÀ DI APPRENDIMENTO N° 1 :

NELLA BIBBIA DIO È CREATORE E PADRE

 

 

FASE IDEATIVA



DEFINIRE LA DOMANDA:


1. Individuazione dell’Area di Esperienza e della domanda educativa

Si sceglie l’area della relazione intesa come dimensione fondamentale per la crescita del bambino. Inoltre, in questa fase il bambino s’interroga su come sia nato il mondo e su chi abbia dato la vita a tutte le creature e su chi le sostenga nel corso del tempo. Basta poco per stimolare la sua curiosità e far emergere domande riguardo all’esistenza e al mondo, alla vita e all’uomo.

 

2.  Indicazione del motivo educativo conduttore


Il processo di apprendimento si svilupperà privilegiando in particolar modo il senso di fiducia. Nelle relazioni quotidiane del bambino sono presenti il padre e/o la madre che si curano di lui, delle sue necessità ogni giorno, lo seguono da vicino e da lontano, gli infondono costantemente fiducia, sono pronti ad incoraggiarlo, a stimolarne un’autonomia sempre maggiore e a mostrargli una nuova possibilità dopo un conflitto o un evento sfavorevole.

3. Definizione delle fasi e dei passaggi del processo di apprendimento

Sono state individuate le seguenti fasi di svolgimento del processo di apprendimento per il raggiungimento della dimensione religiosa a partire dall’esperienza della relazione di fiducia nell’ambito familiare:

–          in famiglia il bambino sperimenta la dedizione del papà o della mamma, il tempo che loro dedicano per curare i diversi aspetti della vita della famiglia, l’attenzione verso le necessità non solo materiali dei diversi componenti, l’interesse nei confronti del suo desiderio di crescere, di imparare e di essere guidato all’autonomia (il progetto di una vacanza, di un viaggio o di una giornata insieme), il senso di sicurezza  di protezione e di fiducia, la certezza di un consiglio sicuro e di un’altra opportunità, in caso di conflitto o evento negativo;

–          Si allargano gli orizzonti, il bambino osserva il mondo, niente è casuale, qualcuno lo ha creato e lo sostiene nel tempo, avverte la presenza di un architetto invisibile, di qualcuno che ha a cuore anche la sua vita, che da sempre lo ha pensato, creato e che gli è e sarà sempre vicino, anche nelle difficoltà o quando si sentirà solo, a cui può affidarsi con fiducia piena;

–          individuazione nei racconti della creazione la presenza del trascendente che crea, guida, pianifica ha a cuore la vita delle creature;

–          individuazione in alcuni racconti e brani della Bibbia la presenza di un Dio che è Creatore del mondo e della vita, ma soprattutto è Padre e che quindi risponde alle attese di fiducia piena che appartengono al profondo di ogni persona.

 

4. Confronto orientativo con i documenti normativi della progettazione.

 


Dalle Indicazioni per il Curricolo

La promozione e lo sviluppo di ogni persona.

Elaborare il senso dell’esperienza.

Sviluppo delle capacità necessarie per imparare a leggere le proprie emozioni e a gestirle.

Coesistere, condividere ed essere disponibili a cooperare.

Riflettere sulla dimensione religiosa dell’esistenza umana.

 

Dal P.O.F.:

Da ricavare dai documenti della scuola di appartenenza.

 

Dalle Indicazioni per il curricolo di Religione Cattolica

“L’insegnamento della religione cattolica fa sì che gli alunni riflettano e si interrogano sul senso della loro esperienza per elaborare ed esprimere un progetto di vita, che si integri nel mondo reale in modo dinamico, armonico ed evolutivo … ”;

“… il confronto esplicito con la dimensione religiosa dell’esperienza umana svolge un ruolo insostituibile per la piena formazione della persona …”.


Dai Traguardi per lo sviluppo delle competenze di Religione Cattolica

–          L’alunno riflette su Dio Creatore e Padre.

–          L’alunno riconosce che la Bibbia è il libro sacro per cristiani ed ebrei e documento fondamentale della nostra cultura, sapendola distinguere da altre tipologie di testi, tra cui quelli di altre religioni; identifica le caratteristiche essenziali di un brano biblico, sa farsi accompagnare nell’analisi delle pagine a lui più accessibili, per collegarle alla propria esperienza.

 

Ambito tematico

Dio e l’uomo, con i principali riferimenti storici e dottrinali del cristianesimo.

La Bibbia e le fonti, per offrire una base documentale alla conoscenza.

 

Dagli Obiettivi di apprendimento  al termine della classe terza di Religione Cattolica

Dio e l’uomo

· Scoprire che per la religione cristiana Dio è Creatore e Padre e che fin dalle origini ha voluto stabilire un’alleanza con l’uomo.

La Bibbia e le altre fonti

· Ascoltare, leggere e saper riferire circa alcune pagine bibliche fondamentali, tra cui i racconti della

della creazione,

 

Sono possibili connessioni con le altre discipline della’Area Linguistico – Artistico – Espressiva

  1. 1. Italiano.

–          Leggere testi cogliendo l’argomento centrale, le informazioni essenziali, le intenzioni comunicative.

–          Interagire nello scambio comunicativo in modo adeguato alla situazione, rispettando le regole stabilite.

  1. 2. Arte e Immagine

–          Esprimere sensazioni, emozioni, pensieri in produzioni di vario tipo, utilizzando materiali e tecniche adeguate e integrando diversi linguaggi.

  1. 3. Musica

–          Usare la voce, gli strumenti, gli oggetti sonori per produrre, riprodurre, creare e improvvisare fatti sonori ed eventi musicali di vario genere.

 

5. Definizione dell’obiettivo formativo


Muovendo da una riflessione sull’esperienza personale del senso di fiducia in famiglia, il bambino:

scopre l’importanza della fiducia per la propria crescita e apertura al mondo che lo circonda;

si interroga sulla presenza di qualcuno che ha a cuore il mondo e la vita di ogni persona, anche la sua in modo autentico;

intuisce in alcuni racconti mitici l’idea di un dio creatore del mondo e dell’uomo;

si accosta ai racconti biblici della creazione per scoprire che Dio è Creatore e Padre.

 

 

 

FASE DI APPLICAZIONE


COSTRUIRE LA RISPOSTA


1.      INDIVIDUARE IL COMPITO autentico di apprendimento


Con il contributo di ciascuno, si allestisce una mostra di classe con sei poster che dimostrino il percorso compiuto a livello personale e di gruppo. Possono contenere riflessioni, disegni, fotografie, immagini, idee …:

–          IDEE SU DIO …(le idee all’inizio dell’unità)

–          NELLA MIA VITA HO SCOPERTO CHE …

–          OCCHI APERTI SUL MONDO …

–          RACCONTI ANTICHI PER DIRE CHE …

–          NELLA BIBBIA: DIO è CREATORE E PADRE!

–          ORA PER NOI DIO … (come sono cambiate le nostre idee dopo il percorso)


  1. 2. STABILIRE LE MODALITà DI ESECUZIONE DEL COMPITO AUTENTICO UNITARIO

I poster vanno realizzati nei diversi momenti dell’unità, in modo da poter prevedere un momento finale di confronto sul percorso e verificare se la fruizione delle fonti, il confronto di gruppo e le diverse esperienze hanno modificato le idee di partenza.

 

  1. 3. INDICARE LE ATTIVITÁ PREVISTE

 

Suggeriamo le seguenti esperienze ed attività per sviluppare le diverse fasi del processo di apprendimento.

¨      In famiglia il bambino sperimenta la fiducia, infatti ci sono persone  che hanno tempo per lui, predispongono gli aspetti più importanti della sua vita, per ascoltarlo, per parlare …

Suggeriamo alcuni testi, tra i quali scegliere, che :

–          possono essere spunti per la riflessione di gruppo, per far emergere vissuti ed esperienze;

–          si prestano ad essere illustrati;

–          lasciano spazio a attività di rielaborazione personale e collettiva (ne suggeriamo alcune di volta in volta).

 

Felicità

Felicità è farsi le coccole

e star bene insieme anche con niente.

È un posto dove starcene in pace

a dirci quello che ci piace.

È sederci vicini in un posto caldo e colorato

a goderci tranquilli

un racconto incantato.

Felicità è che ci vogliamo bene,

è tutte le cose che facciamo insieme.

G. Andreae, V. Cabban, Felicità è …, La Margherita

 

–          cartellone di gruppo: PER ME FELICITà è…

–          acrostici con la parola FELICITà

 

Mamma

Mamma,

i miei capelli

che si sciolgono sulle tue ginocchia

sono mille e mille fili di seta

che tu mi hai donato.

Pic Sing

 

Io e la mamma

Io con la mamma sto moltissimo bene: mi fa sentire un gattino felicissimo.

Le do un dolore quando la faccio arrabbiare, ma poi facciamo la pace perché è lei che mi perdona sempre. Lei mi dà gioia e felicità. La mamma mi chiama “topolino” e io la chiamo “regina”.

Matteo Mussi

 

I papà sono bravi a …

I papà possono insegnarti ad andare in bicicletta, possono fare un pupazzo di neve con te, e preparare una torta per il tuo compleanno.

I papà possono aiutarti a lavorare in giardino, possono portarti in spalla quando sei stanco e curarti quando sei malato.

I papà possono guardare il tramonto con te, cucire il bottone del tuo orsacchiotto e consolarti quando sei triste. I papà posso mascherarsi ad Halloween, aiutarti a fare il bagno al cane e giocare con te al parco. I papà possono leggerti una storia della buonanotte, rimboccarti le coperte e darti il bacio prima della nanna.

Ma, più di tutto i papà possono darti tanto, tantissimo amore. E le mamme? Le mamme possono fare le stesse cose.

L. Numeroff, I papà sono bravi a …, Fabbri

 

–          Racconto e/o disegno un momento o un’esperienza della mia vita di ogni giorno con papà e/o mamma che ritengo molto importante.

 

Tu cosa faresti?

C’era una volta un piccolo tucano curioso.

Un giorno chiese alla mamma.

– E se fossi una nuvola, tu cosa faresti?

– Sarei il vento – rispose la mamma – per poterti spettinare.

– E se fossi un serpente?

– Sarei il ramo con cui puoi giocare.

– E se fossi una cascata?

– Sarei la pietra che ti fa cantare.

– E se fossi un albero, tu cosa saresti?

– Sarei la pioggia che grande ti fa diventare.

– E se fossi un frutto?

– Sarei il sole che ti fa maturare.

– E se fossi la pantera nera?

– Sarei la notte per poterti abbracciare.

– E se fossi la mamma tucano?

– Sarei il tuo piccolo che ha tanto sonno e vuol farsi coccolare.

S. Colloredo, P. La Porta, Solo per amore, CARTHUSIA

 

–          Intervista alla mamma e/o al papà con: SE IO FOSSI…TU COSA SARESTI/FARESTI?

Concludiamo questa prima fase con una sintesi:

è bello, perché nella mia vita ci sono persone che pensano a me, ho fiducia in loro,

perché mi ascoltano, mi capiscono e mi aiutano a crescere.

 

¨      Si allarga lo sguardo sul mondo, il bambino scopre che niente è casuale (l’alternanza delle stagioni, dei momenti della giornata, la bellezza e i frutti della natura …), c’è qualcuno che come un architetto invisibile ha messo ordine e sostiene ogni creatura, ogni persona, come un padre o una madre.

Suggeriamo di esplorare direttamente le bellezze della natura, in qualsiasi stagione dell’anno, con un’osservazione del giardino della scuola o con una passeggiata, magari scattando delle fotografie da commentare in classe per rivivere l’esperienza.

Presentiamo alcuni brani, tra i quali scegliere i più idonei al periodo di svolgimento dell’unità e/o agli interessi dei bambini, che possono essere illustrati, rielaborati, drammatizzati o semplicemente spunto per una riflessione insieme, utilizzando le domande che li accompagnano.

 

Finestre sul mondo

Apro i miei occhi, finestre sul mondo:

lo guardo bene. Non sembra tondo …

Fiumi, pianure, monti in salita,

la giravolta è presto finita.

Apro le orecchie, lo sento parlare:

soffio di vento, canto di mare.

Provo a toccarlo: che meraviglia!

Ruvido tronco, liscia conchiglia.

Voglio scoprirlo da cima a fondo.

È così bello questo mio mondo!

Tratto da I favolosi quattro, Giunti Scuola, classe seconda, pag. 45

 

– Anche per voi è bello il mondo? Perché? Che cosa vi piace osservare, ascoltare o toccare? Che cosa vorreste scoprire o vedere?

– Cerchiamo immagini belle del mondo e realizziamo un collage dal titolo: è COSì BELLO QUESTO NOSTRO MONDO!

 

Le magie del sole

Di notte tutto è nero:

il cielo, i giardini i prati,

il mare che urla e piange

i boschi profumati.

Ma appena il gallo canta

Il sole torna fuori

A dipingere il mondo

con i suoi mille colori.

G. Rodari

 

–          Com’è il cielo di notte? E durante il giorno?

–          Quali sono i colori della notte e del giorno?

–          Cosa accade quando spunta il sole?

–          Ti piace la notte/ il giorno? Perché? Ti fa paura la notte? Quando?

 

L’ombra del cielo

Il cielo tramonta

il cielo tiene un po’

della sua luce

e si fa l’abito di tanti colori.

La terra diventa scura

e il mare prende l’ombra del cielo

e la sprofonda pian piano.

Io mi sento sola

ma penso al sole

che domani verrà.

M. Lodi

 

–          Che cosa succede quando il sole tramonta?

–          Quali sono i colori dell’abito che il cielo indossa al tramonto?

–          Ti ricordi di aver visto un tramonto molto bello? Quando? Cosa hai provato?

 

Un albero per amico


Il tronco è il tuo corpo;

i rami braccia sempre aperte

che a cullare i nidi sono esperte.

Le radici son piedi …

ma tu non cammini,

gli amici li hai sempre vicini:

i passeri, le nuvole, il vento

e me che ti guardo contento.

M. Mortillaro

–          A cosa assomiglia un albero? Cosa fanno le sue “braccia”?

–          Hai mai visto un nido nascosto fra i rami?

–          Chi sono gli amici dell’albero? Tu pensi di essere amico degli alberi?

 

Sotto le stelle

Era una notte buia, senza luna e tutto era nero intorno a me. Ad un tratto mi parve di sentire un brusio sul fienile e alzai lo sguardo. Vidi un cielo così fitto di stelle come non l’avevo mai visto. Uno spettacolo: c’erano stelline tanto piccoline che parevano granellini di sabbia, altre invece grandi e luminose. E in mezzo al cielo si vedeva una nuvola chiara e sfumata, che non era una nuvola, ma polvere di stelle. Erano tantissime! Provai a contarle: una, due, tre, quattro, dieci … Ma ben presto diventò impossibile; i miei occhi si smarrivano.

M. Lodi

 

–          Anche a voi è capitata un’esperienza simile? Quando? Che cosa avete provato?

–          È possibile contare le stelle? Secondo voi qualcuno c’è riuscito?

 

Il concerto del prato

Vi è capitato di prestare attenzione ai suoni della natura? Quando in un pomeriggio di primavera o d’estate ascoltate il canto degli insetti in un prato, lo sapete che state ascoltando una vera musica? I grilli, le cicale suonano bellissime melodie che solo loro sanno capire. I grilli sembrano violinisti che muovono l’archetto sulle corde del violino. Le cicale, invece, sono tamburine: il loro pancino risuona come un tamburo mentre fanno il loro verso. E questi versi si mescolano agli altri mille suoni che formano il concerto del prato.

Da Panda G, Mondadori

–          Con materiale naturale o riciclato e la voce, proviamo a fare un concerto del prato.

 

Il cielo

Il cielo mi piace così tanto, con la luna, le stelle e tutto il resto. Però mi piacerebbe di più se potessi cambiarlo ogni tanto a modo mio. Una sera, per esempio, vorrei tre lune, non una sola: una luna rotonda, una luna quadrata, una luna triangolare.

Un’altra sera mi piacerebbe disporre le stelle secondo disegni che preparerei io stesso. Disegnerei con tante stelle il mio nome, poi il nome del mio bambino, poi il nome della sua mamma. Metterei una stella ferma in mezzo al cielo, ordinerei a tutte le altre di farle attorno il girotondo. Tutti guarderebbero in su, sarebbe uno spettacolo molto più bello dei fuochi artificiali. Mi piacerebbe anche vedere un corteo di stelle: centomila stelle in fila, e davanti a tutte la luna, come una bandiera bianca.

G. Rodari, Fiabe lunghe un sorriso, E. Riuniti

Spostiamo l’attenzione sulla dimensione religiosa con alcune domande: che senso ha il nostro mondo con tutte le sue meraviglie? Perché esistono il mare, il cielo, gli animali, le piante e tutto quanto il mondo contiene? Chi ha iniziato tutto questo e chi lo sostiene ogni giorno, pensando ad ogni creatura, anche la più piccola e a ciascuno di noi?


¨      Individuazione nei racconti della creazione la presenza del trascendente che crea guida, pianifica a cuore la vita delle creature.

Ci sono moltissimi racconti a riguardo, naturalmente i bambini non dispongono ancora degli strumenti per una comprensione completa e adeguata dei miti, soffermiamoci quindi sugli aspetti che mettono in luce la presenza e l’azione del trascendente che crea e ha a cuore le sue creature.

Qui ne riportiamo un paio.

 

Un racconto antichissimo

«In un tempo lontanissimo, il mondo era immerso completamente nel silenzio. Non c’erano monti, prati o qualsiasi essere vivente, solo un cielo infinito e buio e un mare immenso e silenzioso. Esistevano solo Gucumatz e Hurakan. Gucumatz era il dio costruttore, avvolto nel manto di piume azzurre e Hurakan.

Gucumatz e Hurakan decisero di incontrarsi e di dare inizio alla vita e alla luce.

– Terra! – dissero gli dei e subito si formarono le colline, le pianure e i monti rivestiti di boschi, spuntarono i fiori a dipingere di colori i prati e fu stabilito il tempo del giorno e della notte.

Dopo aver pensato un po’, gli dei dissero: – Rompiamo il silenzio che riempie la Terra e diamo vita a creature viventi, che ci lodino e ci ringrazino per tutto ciò che abbiamo creato! -.

Così apparvero animali d’ogni specie, bestie grandi e piccole, che popolarono il mare, la terra e il cielo. Gli dei comandarono loro: – Fate sentire le vostri voci e date lode a chi vi ha dato la vita e tutto ciò che vi circonda!-.Ogni animale, quindi, iniziò ad esprimersi e a lodare gli dei, secondo le sue capacità, chi ruggendo o ululando, chi fischiettando o gracidando e la Terra si riempì d’ogni genere di suono. Gli dei erano davvero felici di ciò che avevano fatto, la Terra era piena di vita, di luce e di voci, ma nessun animale era capace di ringraziarli dal profondo del cuore.

Gucumatz e Hurakan, quindi, decisero di donare la vita ad un essere capace di obbedire, di lodare, e di aver cura delle meraviglie della natura e crearono l’uomo. In principio presero della creta, ma erano uomini troppo fragili e non pensavano, perciò gli dei afferrarono i pupazzi di fango, li gettarono in mare e questi si sciolsero subito.

Allora presero del legno, lo intagliarono e fecero degli uomini, ma non avevano cuore e intelligenza e ben presto si dimenticarono degli dei che li avevano creati. Quindi gli dei fecero scatenare delle piogge così forti che gli uomini di legno furono sommersi.

Gucumatz e Hurakan, però, non volevano rinunciare alla loro idea, così presero un po’ di mais e lo mescolarono con una pozione magica, creando quattro uomini maschi, belli, intelligenti e che sapevano parlare. I loro occhi erano straordinari, come quelli degli dei sapevano vedere e capire ogni cosa. Gli dei erano un po’ preoccupati, perché avevano paura che gli uomini diventassero come loro, allora soffiarono tante nuvole, che circondarono la Terra e resero più confusa la vista degli uomini, ma non li lasciarono soli e crearono quattro bellissime donne.

Da quel momento gli uomini iniziarono a popolare la Terra».


Così raccontano gli indiani Yakima

Agli inizi del mondo c’era solo acqua. Il Grande Capo Lassù viveva nel cielo tutto solo. Quando decise di creare il mondo, scese in luoghi dove l’acqua era poco profonda e cominciò a raccogliere grandi manciate di fango che divennero terra. Fece un mucchio di fango altissimo che, per il gelo, divenne duro, dando origine alle montagne.

Quando cadde la pioggia, questa si trasformò in ghiaccio e neve. Il Grande Capo Lassù fece crescere sulla terra alberi, radici e bacche. Con una palla di fango creò un uomo e gli disse di prendere i pesci nell’acqua, i daini e gli animali nelle foreste.

Quando l’uomo divenne malinconico, Grande Capo Lassù creò una donna, affinché fosse la sua compagna, e le insegnò a preparare le pelli, a lavorare cortecce e radici e a fare cesti.

Miti  e leggende degli Indiani del Nord America, Demetra

 

¨      Individuazione nei brani della Bibbia la presenza di un Dio che è Creatore del mondo e della vita, ma soprattutto è Padre e che quindi risponde alle attese di fiducia che sperimenta nel suo vissuto quotidiano.

Leggiamo insieme ai nostri alunni alcuni brani tratti dai primi due capitoli della Genesi: i racconti della Creazione, aiutandoci con immagini, fotografie o una presentazione in Power Point.

Guidiamo i bambini a scoprire alcuni punti importanti, che mettono in luce gli aspetti specifici delle narrazioni bibliche e quindi della prospettiva cristiana: Dio è Creatore e Padre.

  • Dio crea, con la sua parola e con le sue azioni, ogni cosa da nulla, mettendo ordine dove prima c’era il caos; crea il tempo e lo spazio e tutti gli esseri viventi;
  • Dio crea l’uomo e la donna a sua immagine e somiglianza, dandogli la facoltà di agire sul mondo in modo responsabile e libero;
  • Dio è felice per tutto ciò che ha creato, specialmente per l’uomo;
  • sin dalla Creazione, Dio desidera stringere un patto d’amicizia con Adamo, si impegna a condurre l’uomo a una vita di comunione con lui, chiedendo in cambio obbedienza e fedeltà, ma lo lascia libero di scegliere;
  • l’uomo non rispetta da subito questo patto, ma Dio non si stanca mai di perdonarlo e ricominciare ogni volta.

 

 

Possiamo arricchire la nostra proposta con altri brani biblici e non, che esprimono lode e ringraziamento per i doni quotidiani e le meraviglie della natura, la fiducia in Dio e il riconoscimento della Sua grandezza e della sua presenza nella vita, come un genitore per il proprio figlio.

Ne indichiamo alcuni tra i quali l’insegnante può operare delle scelte.

 

Salmi adattati per i bambini


Salmo 131

Padre buono,

il mio cuore non diventa orgoglioso,

non cerco di fare cose più grandi di me.

Fa’ che io sia felice con te.

Come un bambino in braccio alla sua mamma,

fa’ che io sia sereno e innocente come lui.


Salmo 139

Signore, tu mi guardi sempre,

mi segui in tutto ciò che faccio

e vedi persino i miei pensieri.

Signore, tu sai dove sto andando

e che cosa dirò ancora prima

che io inizia parlare.

Talvolta è come se sentissi una mano,

la tua mano appoggiata alla testa:

così mi guidi come fa un papà.


Dal Salmo 131

Tu solo sei grande.

Tu solo fai meraviglie.

Tu solo sei Dio.

 

Dal Salmo 66

Venite, guardate le meraviglie di Dio,

opere stupende che meravigliano l’uomo.

Salmi per piccoli cuori, Elledici

 

Il più bel nome di Dio

Questa storia accadde nei tempi antichi. Allora gli uomini conoscevano una sola parola per indicare Dio: DIO,appunto.

«E non c’è un altro nome?» domandarono alcuni. Allora gli uomini cominciarono a riflettere. Stabilirono di ritrovarsi dopo una settimana. Ciascuno doveva dire il nome che aveva trovato Avrebbero, poi, scelto il più bello e lo avrebbero dato a Dio.

Ed eccoli riuniti dopo una settimana. Il primo portò un recipiente di terracotta dentro il quale ardeva un fuoco. Disse:«SOLE, questo è il nome di Dio. Egli ci dona la luce e il calore, vince il buio e il freddo della notte».

Avanzò il secondo, anche lui portava un vaso di terracotta con dentro dell’acqua. «ACQUA: questo deve essere il vero nome di Dio. Dall’acqua, infatti, viene la vita».

Il terzo si chinò verso il suolo, raccolse con la mano una manciata di terra e la sciò scorrere tra le dita. Disse:«Così dobbiamo chiamare Dio,TERRA. Essa ci nutre e ci sostiene, è la nostra casa».

Il quarto portò un velo soffice e leggero. Lo gettò per aria e subito il vento lo gonfiò e lo portò in alto. Egli disse:«Questo per me è il vero nome di Dio, ARIA. L’aria spinge le vele delle navi e noi viviamo d’aria, essa ci permette di respirare».

Tra questi c’era anche un quinto uomo. Era zitto, non diceva una sola parola, teneva in braccio un bambino e lo cullava teneramente. «E tu?» chiesero allora, «quale nome hai trovato per Dio?».

L’uomo rimaneva in silenzio, cullava il suo bambino. Tutti erano in silenzio e lo guardavano attenti. All’improvviso uno di loro esclamò:«Adesso ho capito! Il nome più bello che possiamo dare a Dio è PADRE!».

«è davvero così» dissero tutti insieme,«Dio è nostro Padre. Egli è il Padre di tutti.»

Tratto da Raccontami una storia, Ella Di Ci, 1989

 

  1. 4. precisare: tempi, modalità, metodi, mezzi, strumenti scelti per le attività

 

Stabilire i tempi

Primo o secondo quadrimestre, almeno 10 ore.

 

Modalità, metodi, mezzi, strumenti

IN SINTESI

–          Esperienze di riflessione e di confronto.

–          Rievocazione di vissuti.

–          Lettura di immagini.

–          Lettura e lavoro di ricerca, di analisi di racconti, filastrocche, preghiere.

–          Attività di sintesi e di condivisione di gruppo.

–          Rielaborazione personale e di gruppo con cartelloni, disegni, attività di attualizzazione.

 

Metodologia

–          Lavoro di analisi e ricerca di gruppo e personale, confronto e discussione di gruppo e altri indicati nel percorso, rielaborazione.

 

 

 

 

FASE DI VALUTAZIONE

 


VERIFICA, VALUTAZIONE E

CERTIFICAZIONE DELLE COMPETENZA ACQUISITA


  1. 1. Stabilire il “compito autentico di verifica”
  1. 1. Per verificare se gli alunni hanno scoperto nella propria esperienza di vita la presenza di persone che pensano a lui ogni giorno e a cui può rivolgersi con fiducia.

Nell’album sottostante disegna le persone nelle quali hai fiducia e una situazione in cui hai scoperto in famiglia la presenza di persone hanno pensato a te in modo speciale. Racconta con le tue parole.

 

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  1. 2. Per verificare se l’alunno ha compreso che, da sempre, Dio è presente nella vita dell’uomo come Creatore e Padre.

Leggi con attenzione il racconto.

Ogni mattino un arabo, che attraversava il deserto con un esploratore francese, si fermava per pregare Dio. Un giorno il francese gli disse:: «PERCHÉ OGNI GIORNO FAI QUESTO? DIO NON ESISTE, TU NON L’HAI MAI VISTO E MAI TOCCATO». L’arabo non rispose.

Poco dopo il francese vide delle belle orme di cammello ed esclamò: «GUARDA, DI QUI É PASSATO UN CAMMELLO!».

E l’arabo: «COME FAI A DIRLO? IL CAMMELLO NON L’HAI VISTO, NÉ TOCCATO».

Il francese rispose: «SI VEDONO LE ORME!».

Allora l’arabo, puntando il dito verso il sole: «ECCO LE ORME DEL CREATORE: DIO C’È».

Adattato da P. Pellegrino, Sorsate. 365 gocce di luce per ogni mattina dell’anno, Elledici

E se tu osservi il mondo e le persone che ti circondano, dove vedi i segni della presenza di Dio? Traccia quattro impronte delle tue mani, disegna all’interno e poi racconta con una breve frase.


  1. 3. precisare le modalità di verifica

Verifica individuale.

 

  1. 4. definire i criteri e la scala di valutazione

 

Aspetto della prova da valutare

Descrittori di livello

A                                                   B                                                       C

INIZIALE                                    MEDIO                                        ELEVATO

Le presenza di persone  e situazioni nell’esperienza personale dell’alunno

Non sono state disegnate persone importanti e/o una situazione significativa.

È stata disegnata una situazione significativa, ma la spiegazione non è coerente.

Sono state disegnate persone importanti e una situazione significativa. La spiegazione è coerente.

I segni della presenza nel mondo di Dio Creatore e Padre

È stato disegnato e spiegato un solo un segno significativo della presenza di Dio Creatore e Padre.

Sono stati disegnati e spiegati due o tre segni significativi della presenza di Dio Creatore e Padre.

Sono stati disegnati e spiegati quattro segni significativi della presenza di Dio Creatore e Padre.

 

  1. 5. individuare modalità di certificazione della competenza acquisita.

Si può ipotizzare il seguente modello di certificazione:

 

LIVELLO    COMPETENZA   RAGGIUNTO

SI CERTIFICA CHE L’ALUNNO

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PIENO

MEDIO

INIZIALE

 

Ha scoperto la presenza nei suoi vissuti quotidiani di persone che hanno a cuore la sua vita, si occupano di lui e in cui ha fiducia.

Ha sperimentato che nel mondo e nella natura che lo circonda niente è casuale, che c’è un ordine che rimanda alla presenza di un creatore che ha a cuore le sue creature.

Ha intuito nei racconti antichi della creazione appartenenti a varie tradizioni culturali la presenza del trascendente come creatore del mondo e della vita.

Ha colto, nei racconti biblici della Creazione, che Dio non è solo Creatore, ma anche Padre di ogni persona.

 

  1. 6. confronto con i documenti normativi

In questa fase, l’insegnante verifica la conformità del percorso con gli obiettivi indicati nella FASE 1 per quanto riguarda:

–          i riferimenti al P.O.F. d’Istituto di appartenenza;

–          gli obiettivi di apprendimento di Religione Cattolica contenuti nelle Indicazioni per il Curricolo;

–          gli obiettivi delle altre aree disciplinari coinvolte.