Istantanee del Seminario ICa: «Religione e cultura, prove di epistemologia per l’IRC»

Si è svolto nei giorni scorsi il Seminario «Religione e cultura, prove di epistemologia per l’IRC» promosso dall’Istituto di Catechetica. Su invito, erano presenti 35 docenti, esperti e responsabili del settore scolastico dell’Insegnamento della Religione Cattolica (IRC). La convinzione di base è che l’IRC possa e debba essere letto in chiave “culturale”, sia per l’ambiente scolastico di cui fa parte a pieno titolo, sia per fedeltà al dettato concordatario che fonda l’insegnamento della religione sul “valore della cultura religiosa”. Partendo dalla consapevolezza che la Chiesa ha da sempre portato il suo contributo alla promozione della cultura, favorendone l’umanizzazione nel confronto con la visione teologica cristiana e i valori evangelici, ci si è interrogati sulla religione intesa come oggetto culturale e sul significato della cultura, a sua volta oggetto di tutta l’azione della scuola.

L’introduzione ai lavori del prof. Giampaolo Usai, moderatore della prima parte dell’incontro; le dense relazioni dei proff. Sergio Cicatelli, Appunti per un IRC come cultura religiosa, e Flavia Montagnini, Praticabilità pedagogico-didattica della proposta; gli interventi provocanti dei due discussant, il filosofo Paolo Zini e il sociologo Massimiliano Padula; il contributo al dialogo degli esperti presenti hanno dato vita a una riflessione profonda e appassionata sul tema vitale per la Scuola e l’IRC.

 

In allegato si mette a disposizione del lettore la sintesi dei lavori a opera della prof.ssa Cristina Carnevale, che ha moderato la seconda parte dell’incontro.

Linee conclusive

 

Istantanee:

Corso online: “Anch’io so voler bene: Affettività e sessualità nella persona con disabilità”

Siamo lieti di comunicare che tutti i mercoledì, a partire dal prossimo mercoledì 24 gennaio 2024, si terrà il Corso online, della durata di dieci incontri, riguardante l’affettività e la sessualità nella persone con disabilità dal titolo: “Anch’io so voler bene: affettività e sessualità nella persona con disabilità”. Soltanto per il primo incontro del 24 gennaio l’orario è dalle 20.15 alle 21.45. Gli incontri successivi invece si terranno tutti dalle ore 20.20 alle ore 21.30.  In allegato desideriamo inviarvi la locandina.

L’iniziativa, organizzata da questo Servizio Nazionale per la pastorale delle persone con disabilità e dal Servizio Nazionale per la tutela dei minori della Conferenza Episcopale Italiana, è aperta ai referenti diocesani, genitori, caregiver e coloro che operano nelle strutture residenziali. Di assoluto rilievo è la caratura dei relatori.

Per poter partecipare è necessaria l’iscrizione, entro il 21 gennaio, da effettuare attraverso il Servizio per la pastorale delle persone con disabilità della propria diocesi di appartenenza o in alternativa, in mancanza di questo, attraverso il Servizio per la tutela dei minori sempre della propria diocesi di appartenenza, inviando pertanto una richiesta di iscrizione al corso ai relativi responsabili diocesani di uno dei due Servizi.

 

La Segreteria di questo Servizio Nazionale, comunque, è a vostra disposizione per ogni eventuale necessità ai seguenti recapiti:

e-mail pastoraledisabili@chiesacattolica.it;

 

LOCANDINA EVENTO

 

_____________________________________________________

Conferenza Episcopale Italiana
Servizio Nazionale per la Pastorale delle Persone con disabilità
Circonvallazione Aurelia, 50
00165 Roma
Tel. 06 66398.311 / 230
Cell. 342-1215390
Fax. 06 69398204
https://pastoraledisabili.chiesacattolica.it

 

“Cultura Digitale e IRC. Opportunità e criticità” il nuovo numero della rivista «CATECHETICA ED EDUCAZIONE»

Editoriale:

I tratti che caratterizzano la nostra contemporaneità comunicativa ci interpellano nella quotidianità scolastica, spesse volte ci mettono in difficoltà, forse ci infastidiscono. Nella scuola sicuramente chiedono il contributo di tutti gli insegnanti all’esperienza di apprendimento-insegnamento, dunque anche quello specifico degli Insegnanti di Religione Cattolica (IdR). E se la scuola tenta di cambiare a contatto con le nuove istanze, come può muoversi l’Insegnamento della Religione Cattolica (IRC)? Per decidere da che parte stare, è necessario interpre-tare, interpretarsi e sapere dove si vuole andare.
D. Lorenzo Milani – di cui abbiamo celebrato quest’anno il centenario della nascita – affermava che non si può educare se non si sa cosa accade nella società e nella politica. Non è possibile formare le persone senza essere coscienti di ciò che succede e soprattutto senza decidere da che parte stare.
Il presente numero di Catechetica ed Educazione, che alla fine di ogni annata dedica i suoi contributi all’IRC, raccoglie i risultati del percorso di riflessione e confronto promosso dall’Istituto di Catechetica nell’anno accademico 2022-2023, concretizzatosi in un Seminario di studio e un Webinar di aggiornamento per IdR di ogni ordine e grado scolastico a livello nazionale.

L’intento di riattivare un lungo e fecondo impegno di ricerca a favore dell’IRC e dei suoi docenti coincide con le celebrazioni del 70° anniversario di fondazione dell’Istituto, di cui si trova testimonianza nella sezione a esso dedicata, con la documentazione già avviata nei numeri precedenti dell’annata.
Punto di partenza cronologico del percorso è il Seminario di studio del mese di novembre 2022 sui bisogni formativi degli IdR, animato dai due inter-venti di Fabio Landi e Francesca Romana Busnelli, raccolti in Appendice. Il primo, dopo aver sottolineato l’urgenza di superare l’isolamento in cui spesso gli IdR si trovano ad operare, prende in esame uno dei temi formativi più significativi e attuali ovvero la sintesi tra vita, cultura e fede. La seconda offre spunti per considerare diversi approcci metodologici, in grado di orientare la costruzione di percorsi formativi per adulti, a partire dalle proprie scelte teoriche e assiologiche.
A partire da questi stimoli, volendo pensare a una formazione di adulti che insegnano religione, il tema della “cultura digitale” è parso di particolare attualità ed efficacia, affrontato attraverso una descrizione di scenario e prospettive, seguiti dall’offerta di un’interpretazione da più angolazioni disciplinari.
Portare i giovani dalle communities alla comunità è impegno educativo indispensabile, che coinvolge anche gli IdR, chiamati a interessarsi non solo al mondo dei social media in quanto strumenti di nuova comunicazione, ma anche alle logiche sottese al loro funzionamento, dunque allo scenario culturale che i mezzi ridisegnano. Lo afferma Fabio Pasqualetti nel saggio che presenta il contenuto del suo intervento al Webinar tenutosi il 31 marzo 2023 e recante lo stesso titolo del presente quaderno di Catechetica ed Educazione.

Anche Renato Butera è intervenuto nel medesimo Webinar, attivando l’attenzione degli IdR sulla possibilità e opportunità dell’impiego dell’audiovisivo nell’attività didattica. Pari-menti l’attenzione è centrata sulle caratteristiche della narrazione e della serialità che sottostanno alle dinamiche della produzione audiovisiva, all’interno dei tratti generali del mondo comunicativo contemporaneo. Per rispondere alle domande sorte in queste prime iniziative formative è stato costruito un percorso di appro-fondimento cui hanno contribuito gli autori dei saggi successivi, che descrivono la complessità del contesto comunicativo contemporaneo.
Che sia necessario circoscrivere uno scenario culturale, in cui possano trovar posto prospettive interpretative e operative, è testimoniato dal saggio di Massimiliano Padula. Variabili socio-culturali qualificano le tendenze digitali e le possibilità create dalla connettività globale sfidano il modo consueto di intendere cultura e società. L’analisi del consumo mediatico dei ragazzi convince del fatto che vada superata la visione di sistemi tecnici chiusi e omogenei, dato che il social networking è solo un aspetto di un sistema aperto e dinamico.

Piero Polidoro, a sua volta, ferma l’attenzione attorno ai concetti chiave che animano la discussione in merito a come i media digitali modificano la nostra esperienza, partendo dalla consapevolezza che è in realtà la “computation” e non il “carattere digitale” dei media a produrre effetti sociali dirompenti. Appare necessario che i risultati delle ricerche quantitative siano intrecciati con quelli di ricerche qualitative e – ancor più – entrambe siano guidate da una comprensione sistematica del mondo. La differenza principale non sta tanto tra coloro che ritengono l’impatto dei media computazionali come decisivo o irrilevante, quanto tra coloro che ritengono i nuovi processi comunicativi fenomeni orientabili oppure ineluttabili.
Apre lo spazio dell’interpretazione interdisciplinare Claudia Caneva, che nota come la tecnologia diventi sempre più totalizzante e immersiva, al punto che i sistemi computazionali stanno esprimendo una vocazione inedita: quella di “enunciare la verità”. È all’orizzonte una mutazione antropologica? Nuove povertà (gamification e hikikomori) richiamano l’attenzione sul fatto che sia necessario porsi e risolvere l’interrogativo. Il tema della coscienza e della sua educazione rimane decisivo, poiché attraverso di essa si sviluppa la consapevolezza riflessiva – cognitiva ed etica – che caratterizza l’essere umano; anche emozioni e senti-menti non sono surrogabili elettronicamente perché sono risposte interpretative e valutative agli stimoli che esprimono la relazione col mondo.
Proseguendo nella rassegna dei vari approcci disciplinari, c’è da chiedersi anche in che modo la teologia sia sfidata dalle nuove tecnologie. Marco Tibaldi ritiene che una teologia che accolga l’appello proveniente dalla galassia digitale debba potenziare una capacità “teosemiotica”, ovvero discernere e interpretare i codici comunicativi del web per procedere a una vera e propria inculturazione del kerygma. Per raggiungere l’obiettivo, l’Autore delimita alcune intersezioni tra teologia e mondo digitale, che vanno dal recupero della dimensione estetica in teologia al raccordo tra cultura pop, sensus ecclesiae e sinodalità, al tratteggiamento di una spiritualità digitale, per giungere finalmente alla possibilità di un annuncio digitale.
Da una prospettiva psico-pedagogica, Alessandro Ricci fa notare come costruire l’azione educativa dei nativi digitali richieda nientemeno che di rivedere radicalmente l’impianto del processo educativo, perché altre sono rispetto al passato le priorità, nuove le consapevolezze e le competenze richieste. L’interesse per il mondo contemporaneo digitalizzato è di carattere sociale, psicologico e legale, volto a esplorare i caratteri di uso e abuso della rete. E la società attende dall’educazione la realizzazione della sua funzione emancipante e socializzante, in cui l’agire educativo trasmette un sistema di valori e un atteggiamento di dialogo con la realtà. Il benessere digitale è ormai istanza educativa indilazionabile.
Guardando ai media più tradizionali, come sta cambiando la narrazione religiosa nella più recente produzione televisiva e cinematografica? In che modo una dimensione essenzialmente affidata alla trasmissione orale si sta adattando (se lo sta facendo) a una comunicazione prevalentemente iconica? Nel cercare una risposta a tali interrogativi, Annalisa Picardi conclude che la ricerca di senso, il bisogno di ritrovarsi e di avere figure educative efficaci è tra le priorità del post-umano. L’attuale scenario antropologico obbliga a riflettere su come la dimensione religiosa debba tenere conto dell’immaginario e di come questo possa essere positivamente abitato dalle immagini che arrivano dal mondo delle serie tv. L’uomo si forma attraverso l’immaginario e quindi non può vivere senza sogni perché attraverso questi può comprendere ed elaborare i suoi bisogni e desideri più profondi. Se l’immaginazione diviene luogo teologico di ascolto e d’incontro, la dimensione religiosa nel cinema e nella tv può essere una risposta al cambio antropologico, oltre alle sollecitazioni del semplice “genere religioso” cinematografico e televisivo.
I luoghi fisici frequentati dai giovani sono ormai affiancati – talvolta soppiantati – da luoghi virtuali, canali attraverso i quali essi esprimono convinzioni, desideri, emozioni, prospettive e contemporaneamente mediazioni che plasmano i loro stati di coscienza. Gli studenti che frequentano oggi le scuole nei diversi ordini hanno in mano strumenti potenti e straordinari e hanno bisogno di una guida e di una bussola per orientarsi nei labirinti e nelle potenzialità della rete. Da qui l’esigenza per gli adulti di liberarsi da timori e visioni limitate rispetto alla cultura digitale e l’importanza di avere riferimenti sicuri di risorse in rete per l’insegnamento delle varie discipline. In questa direzione procede il contributo sostanzialmente informativo di Barbara Pandolfi e Luca Paolini, che offrono una rassegna di siti web utili per un IRC digitally adequate.
Come accennato in precedenza, il presente numero del periodico si conclude con il contributo di Corrado Pastore che riassume in forma ragionata l’insieme della produzione scientifica raccolta nelle collane librarie dell’Istituto di Catechetica.

Con i due messaggi gratulatori di S. Em. Card. José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione, e di Don Mauro Mantovani, Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, e, infine, con una rassegna fotografica dell’attuale vita dell’Istituto di Catechetica termina anche la sezione della rivista dedicata a celebrare i 70 anni di vita dell’istituzione che ha contribuito in modo significativo allo sviluppo del pensiero catechetico a livello mondiale.

I MEMBRI DELL’ISTITUTO DI CATECHETICA
catechetica@unisal.it

ALLEGATO:

Anno VIII. Numero 3 – Dicembre 2023

Sezione Commemorativa: il 70° dell’ICA

Agosto 2023

ACCEDI ALLA RIVISTA ONLINE nella sezione “CATECHETICA ED EDUCAZIONE”

Vademecum 2023-2024 ed. aggiornata

PRESENTAZIONE

Carissimi Allievi e Allieve,
da alcuni anni, il GGC ha proposto un sussidio per il Vostro percorso di studio e di specializzazione, un Vademecum che possa risultare utile soprattutto per i lavori scritti e le tesi. Grazie anche all’apporto dei Docenti e di alcuni di voi, che ringrazio di cuore, si è potuto migliorare questo breve e lineare quadro di riferimento generale (con i profili professionali relativi ai curricula di catechetica ed educazione religiosa) insieme a delle indicazioni pratiche per lo studio, la ricerca e la redazione degli elaborati.

Rimangono sempre validi l’accompagnamento dei Docenti e la disponibilità durante le lezioni e nell’orario di appuntamento, come si ritiene da voi acquisita la competenza metodologica della ricerca e del lavoro scientifico. Rimane comunque un punto di riferimento, per alcune scelte e dubbi da chiarire, il testo di José Manuel PRELLEZO – Jesús Manuel GARCÍA, Invito alla ricerca. Metodologia e tecniche del lavoro scientifico, LAS, Roma 42007.

La metodicità, la rigorosità, la linearità argomentativa e la coerenza richieste nell’applicazione della metodologia scientifica, oltre a essere una forma di disciplina e di “ascesi”, sono delle virtù essenziali da acquisire e incrementare nel I e II ciclo fino alla completa autonomia degli allievi dai docenti e dai manuali di metodologia del lavoro scientifico.
È vero che nei vari ambiti accademici e universitari vi sono differenti sistemi e modelli di ricerca scientifica e si potrebbero fare altre opzioni, ma la scelta operata dall’ICa è quella di convergere verso uno specifico, ispirato al manuale sopracitato, ufficiale e proposto ai nostri docenti e studenti. Si potrà trovare un riscontro concreto nella rivista “Catechetica ed Educazione” per la quale è applicato il sistema scelto, indicato nelle norme per i Collaboratori e ripreso in questo fascicolo.

Chiedo in anticipo scusa se troverete qualche imprecisione che comunicheremo in qualche modo come “errata corrige”. Rimane sempre la possibilità da parte vostra di dare suggerimenti per il miglioramento del presente sussidio. Ringrazio quanti tra docenti e allievi hanno fatto pervenire osservazioni e correzioni.
Il Vademecum è un segno del nostro “esservi” accanto, facendoci compagni di viaggio del Vostro percorso di studio, per il conseguimento di competenze e ai fini di un servizio appassionato e qualificato alla Chiesa e al Mondo.

Buon Anno Accademico 2023-2024!

Roma, 25 ottobre 2023

Prof. Don Giuseppe Ruta
Coordinatore del GGC
e Direttore dell’ICa

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Vademecum- ICa-2023-2024

La via stretta dell’evangelizzazione: Sinodo e Catechesi

È il titolo della conferenza tenuta dal prof. Rinaldo Paganelli nel contesto del pomeriggio di studio per i docenti e gli studenti del Curricolo di Catechetica dell’Università Pontificia Salesiana (Roma) realizzatosi nei giorni scorsi.

Quali i temi più avvertiti tra gli esperti e nell’opinione pubblica? Quali le provocazioni e gli orientamenti provengono dalla prima parte del Sinodo appena concluso? Quali indicazioni riguardano la catechesi? Come questa può mettersi a servizio della conversione pastorale auspicata nel documento?

È disponibile qui l’intervento del prof. Paganelli, che ringraziamo per aver accettato la collaborazione.

 

La via stretta dell’evangelizzazione: Sinodo e Catechesi

Il tono generale, dei commentatori sui vari quotidiani, non è stato duramente critico, ma pressoché tutti hanno osservato la timidezza nelle proposte di soluzione di problemi che esigerebbero audacia nell’affrontarli.

Difficile fare sintesi

I redattori dell’Instrumentum Laboris, giustamente, si sono preoccupati di non abbandonare alcuno dei molti interrogativi che erano stati avanzati. È così che i sinodali, all’inizio dei lavori, si sono trovati con in mano un Foglio di Lavoro, 50 pagine, dotato di una batteria di schede fitte di domande. Troppa carne al fuoco per un’assemblea di 350 persone in un mese, anche se per 46 ore settimanali.

I gruppi di 10-12 persone (Circuli minores) lavoravano ciascuno, ogni giorno su un sottotema di un tema e, quindi, si riusciva abbastanza a mettere a fuoco l’argomento, mentre le Congregazioni generali sono state appesantite da interventi generici e non di rado fuori tema. I moderatori erano troppo benevoli: solo in un caso è stata tolta la parola di un intervento che si annunciava non pertinente.

Nella serata del 28 ottobre stata votata La Relazione di sintesi.  Si presenta con un testo ampio, ma agileAmpio perché affronta un ventaglio di questioni estremamente ricco, agile perché i temi sono organizzati con chiarezza in venti paragrafi, ciascuno dei quali inizia precisando le convergenze raggiunte, prosegue illustrando le questioni da approfondire e termina avanzando alcune proposte.

Si stende in venti paragrafi, a loro volta, sono organizzati in tre parti, tra loro strettamente consequenziali. La prima parte (“Il volto della Chiesa sinodale”) presenta i principi teologici che illuminano e fondano la sinodalità. La seconda parte (“Tutti discepoli, tutti missionari”) si occupa dei soggetti che, ai diversi livelli, formano il Popolo di Dio e che sono chiamati, ciascuno per la sua parte, ad assumere la sinodalità come concreto stile ecclesiale. La terza parte (“Tessere legami, generare comunità”) si concentra sui processi e organismi che, in una logica sinodale, consentono lo scambio tra le Chiese e il dialogo con il mondo.

La Relazione si distende su troppi argomenti, senza approfondirli in maniera adeguata, ripropone domande e accumula rinvii a uno studio ulteriore, più che avanzare proposte di soluzione. Se soffre di una certa genericità lo si deve all’ampiezza delle questioni emerse nella consultazione del popolo di Dio di questi due ultimi anni e allo scopo relativamente modesto cui giungere, visto che in questa sessione ci si doveva fermare a metà strada, consegnando il compito conclusivo ai lavori della Seconda sessione del 2024. A dire il vero, bisogna anche notare che il livello della riflessione teologica e della profondità di analisi delle situazioni concrete di alcuni interventi non erano molto brillanti. Per questo la Relazione di sintesi contempla tra le proposte quella di «promuovere, in sede opportuna, il lavoro di teologi e canonisti per l’approfondimento terminologico e concettuale».

Un evento storico

Il Sinodo dei vescovi non è un concilio ecumenico. Non ha potere deliberativo. È un organo consultivo del papa, cui spetta prendere le ultime decisioni. Non sarebbe stato realista attendersi decisioni dirompenti, soprattutto da questa prima assemblea sinodale. L’atmosfera di questo Sinodo è stata del tutto pacifica, pur nella diversità delle prese di posizione, quella del Concilio era quasi sempre agitata. La conflittualità fra le diverse posizioni dei Padri è stata però feconda e ha rivelato nei fatti che lo Spirito Santo guida la Chiesa: alla fine, infatti, i Padri conciliari sono approdati a decisioni molto audaci e, dopo molto battagliare, hanno raggiunto il consenso quasi unanime su tutti i documenti.

La Sintesi del Sinodo è stata approvata quasi all’unanimità (343 sì e un solo voto contrario). Tutti i singoli punti del testo sono stati approvati con la maggioranza qualificata richiesta di almeno due terzi. E il paragrafo conclusivo “programmatico” in vista della prossima sessione dell’ottobre 2024 ha avuto in particolare 336 voti favorevoli e 10 contrari.

Comunque ci sono stati alcuni paragrafi che hanno ottenuti meno di 300 voti. In particolare tre punti che toccano la problematica del diaconato femminile, un paragrafo che riguarda l’opportunità di inserire i presbiteri che hanno lasciato il ministero in un servizio pastorale che valorizzi la loro formazione e la loro esperienza e un altro paragrafo in cui si parla del celibato sacerdotale laddove si riferisce che alcuni chiedono se la sua convenienza teologica debba necessariamente tradursi nella Chiesa latina in un obbligo disciplinare.

Poco più di 300 voti hanno invece preso altre questioni. Quella di esaminare se alla luce del Concilio Vaticano II è opportuno ordinare i prelati della Curia Romana vescovi. Quella che incoraggia i vescovi africani a promuovere un discernimento teologico e pastorale sul tema della poligamia. E poi il punto in cui si fa riferimento ad alcune questioni, come quelle relative all’identità di genere e all’orientamento sessuale (nella Sintesi non si trova citato l’acronimo “Lgbtq+” che pure era apparso nell’Instrumentum laboris), al fine vita, alle situazioni matrimoniali difficili, che risultano controverse non solo nella società, ma anche nella Chiesa.

Una volta preso atto delle debolezze, sarebbe ingiusto non misurare la reale dimensione dell’evento, la cui importanza merita, senza temere l’uso inflazionato del termine, di essere definita storica. È la prima volta nella storia della Chiesa che si sono visti sedere allo stesso tavolo vescovi e cardinali, fedeli laici uomini e donne, suore, preti, diaconi e frati, con lo stesso diritto di voto a determinare le decisioni da prendere.

Non è sorprendente ma, è di fondamentale importanza il ricorrente riconoscimento che i fedeli laici sono veri soggetti della missione nelle loro attività sociali, che le loro esperienze e competenze sono l’attuazione, per ciascuno, di una sua vocazione specifica, per cui non è la frequentazione assidua di spazi ecclesiali a fondare la loro rilevanza nel partecipare ai processi decisionali della Chiesa, bensì la loro «genuina testimonianza evangelica nelle realtà più ordinarie della vita».

Ascoltare lo Spirito fino in fondo

Il lavoro del Sinodo è stato vissuto nell’ascolto dello Spirito e nel tentativo di discernere gli spiriti. Questa «conversazione nello Spirito» ha dato luogo a esperienze preziose: si è imparato ad ascoltare, a rispettare la diversità delle opinioni, a sopportare il dissenso. Naturalmente, non si doveva nemmeno fare opera di persuasione.

Tuttavia, questo metodo di «conversazione nello Spirito» ha mostrato anche i suoi limiti. La spiritualizzazione ha provocato una sorta di evitamento improduttivo del conflitto; vi erano più domande che risposte. Le questioni di riforma in sospeso da tempo non sono state portate avanti; e, rispetto al Concilio Vaticano II, gli esperti di teologia non si sono seduti ai tavoli dell’assemblea sinodale. Questo si evince anche dalla relazione finale. Per questo motivo, è proprio per «approfondire» le questioni rimaste aperte che viene richiesto ora il lavoro dei teologi e degli altri saperi.

L’alto gradimento del presente testo è stato reso possibile dal fatto che molte questioni non sono state risolte, ma indicate come ancora aperte: il che, da solo, deve essere considerato un grande successo. Questo significa molto lavoro per l’anno prossimo. (Il diaconato delle donne, la questione del celibato, la cultura sessuale, la questione di genere, la benedizione delle coppie omosessuali − sono tutte rimaste aperte).

Da un lato, questo può deludere chi si aspettava già ora delle decisioni. Ma preoccupa anche chi voleva che questi temi fossero rimossi dal tavolo sinodale. Secondo le cifre del voto sulle questioni sensibili, questi ultimi non sono poi così pochi− circa un terzo.

Per il tempo compreso tra le due Sessioni, il compito delle Chiese locali è così già definito: a partire dalle convergenze raggiunte, le Comunità saranno chiamate ad approfondire le questioni e le proposte, combinando discernimento spirituale, approfondimento teologico ed esercizio pastorale.

 

La sfida del sinodo per restare dentro al mondo

Il sinodo, che ha visto rappresentato ogni angolo della terra in modo quantitativamente meno sproporzionato che in passato, ci offre la possibilità di delineare tre attenzioni che un evento di tale portata suscita.

  1. Il confronto con il Vaticano II (1963-1965) è inevitabile e persino salutare, ma va svolto con attenzione. Questo sinodo è partito con uno svantaggio enorme rispetto al Vaticano II. Il Concilio aveva alle spalle centocinquanta anni di ricerca teologica straordinaria di risveglio spirituale e liturgico impetuoso. Aveva alle spalle le esperienze e la cultura di un cattolicesimo politico finalmente non confessionale. La fede e la chiesa furono chiamate a scegliere la strada difficile di una fedeltà in tempi nuovi e diversi, senza rancori e senza timidezze. Questo sinodo non ha alle spalle nulla del genere. In questo periodo la teologia ha vissuto una stagione più povera, la vita ecclesiale è stata ferita non solo dalle prove dei tempi, ma anche dall’aver tentato strade movimentiste, neoclericali o di managerializzazione della pastorale vecchie e già ampiamente fallite. Alla disciplina della libertà troppo spesso sono stati sostituiti spesso narcisismo ecclesiastico e carrierismo.
  2. Il problema del cattolicesimo era e resta quello del confronto con la modernità. Il radicalizzarsi di questa ha reso tale compito molto più difficile e molto più urgente. Il vaticano II lo aveva compreso ed aveva detto no tanto alla demonizzazione della modernità, quanto alla sua adulazione. Come disse Paolo VI (8 dicembre 1965) dentro la stessa modernità da una parte c’è la religione del Dio che si fa uomo, dall’altra quella dell’uomo che si fa Dio. Un tale confronto non comporta affatto la necessità di uno scontro assoluto, al contrario esige dialogo fecondo ed amicizia e il coraggio di una ricerca comune. Credenti e non credenti hanno anzitutto il dovere di essere pensanti-
  3. Tornare a percorrere di nuovo la via stretta dello stare dentro la modernità guidati da un Vangelo che non piglia tutto né rifiuta tutto, che discerne e anche inventa cose nuove, non lo si fa limitandosi a dichiarazioni di principio. Ma ciò che è realisticamente da chiedere al sinodo non sono le decisioni, ma la definizione di una agenda: pochi nodi, cruciali e urgenti. Tale agenda può dare ordine al confronto futuro per rendere poi più costoso evitare di decidere. È importante recuperare e aggiornare la visione della via stretta, collegata a una agenda fatta di pochi problemi urgenti. La via stretta era e resta dura, ma le scorciatoie erano e restano effimere e nefaste.

La relazione di sintesi attenzioni catechistiche

Per entrare di più nell’ambito della catechesi richiamo la vostra attenzione sul fatto che nella Relazione di Sintesi trova spazio il tema dell’iniziazione cristiana, come sorgente sacramentale della sinodalità: la comunione, la partecipazione e la missione dei cristiani nascono dal fonte battesimale, si accrescono con la Confermazione e si alimentano continuamente alla mensa dell’Eucaristia, la cui celebrazione manifesta l’unità e insieme la diversità della Chiesa.

 

“L’iniziazione cristiana è l’itinerario attraverso cui il Signore, mediante il ministero della Chiesa, ci introduce nella fede pasquale e ci inserisce nella comunione trinitaria ed ecclesiale. Tale itinerario conosce una significativa varietà di forme a seconda dell’età in cui viene intrapreso e delle diverse accentuazioni proprie delle tradizioni orientali e di quella occidentale. Tuttavia vi si intrecciano sempre l’ascolto della Parola e la conversione della vita, la celebrazione liturgica e l’inserimento nella comunità e nella sua missione. Proprio per questo il percorso catecumenale, con la gradualità delle sue tappe e dei suoi passaggi, è il paradigma di ogni camminare insieme ecclesiale” (Parte 1 Il volto della Chiesa sinodale §3).

Queste attenzioni hanno a che fare con un cristianesimo con un piede nella cristianità e con l’altro nella postmodernità. La parrocchia e la sua azione catechistica vivono di conseguenza una situazione di “transizione”. Si può anche usare la parola “smaltimento”, parola forte, ma che esprime bene quello che sta accadendo. Tutto l’impegno pastorale che viene richiesto è proprio quello di prendere per mano le persone che vengono dal cristianesimo di tradizione e di accompagnarle verso una situazione nuova: da una fede di convenzione a una fede di convinzione. Le proposte pastorali, le omelie, le iniziative parrocchiali devono avere tutte questa finalità. In questo lavoro avvengono delle inevitabili perdite: avviene cioè lo ‘smaltimento’ progressivo di chi è cattolico solo per anagrafe.

“Il sacramento del Battesimo non può essere compreso in modo isolato, al di fuori della logica dell’iniziazione cristiana, né tanto meno in modo individualistico. Occorre dunque approfondire ulteriormente l’apporto alla comprensione della sinodalità che può provenire da una visione più unitaria dell’iniziazione cristiana”.

Non siamo chiamati solamente a cambiare paradigma catechistico: siamo invitati a rivedere la figura di fede che persiste e che in modo inconsapevole comunichiamo agli altri nella proposta catechistica. Il sinodo sollecita ad andare alla ricerca, per noi e per gli altri, di una figura di fede “culturalmente abitabile, vivibile, sensata e desiderabile” nei nostri contesti di missione pastorale, segnati ormai ovunque dalla pluralità.

“Dall’Eucaristia impariamo ad articolare unità e diversità: unità della Chiesa e molteplicità delle comunità cristiane; unità del mistero sacramentale e varietà delle tradizioni liturgiche; unità della celebrazione e diversità delle vocazioni, dei carismi e dei ministeri. Nulla più dell’Eucaristia mostra che l’armonia creata dallo Spirito non è uniformità e che ogni dono ecclesiale è destinato all’edificazione comune”.

Per “figura di fede” intendiamo il modo con cui noi interpretiamo il cristianesimo, stabiliamo il nostro rapporto con Dio, lo traduciamo in atteggiamenti e orientamenti di vita. La sfida della catechesi non è solo questione di cambiamento di strategie, ma verificare se la figura di fede che si propone è oggi culturalmente comprensibile e vivibile, per noi e per coloro a cui è diretta la nostra missione. La proposta sinodale è ancora troppo schiacciata sull’iniziazione cristiana, quando ci si rende conto che è un nuovo annuncio quello che si chiede alle chiese.

  1. a) Piuttosto che dire che la Chiesa ha una missione, affermiamo che la Chiesa è missione. «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi» (Gv 20,21).
  2. b) I sacramenti dell’iniziazione cristiana conferiscono a tutti i discepoli di Gesù la responsabilità della missione della Chiesa. Laici e laiche, consacrate e consacrati, e ministri ordinati hanno pari dignità. Hanno ricevuto carismi e vocazioni diversi ed esercitano ruoli e funzioni differenti, tutti chiamati e nutriti dallo Spirito Santo per formare un solo corpo in Cristo. Tutti discepoli, tutti missionari, nella vitalità fraterna di comunità locali che sperimentano la dolce e confortante gioia di evangelizzare. L’esercizio della corresponsabilità è essenziale per la sinodalità ed è necessario a tutti i livelli della Chiesa. Ogni cristiano è una missione in questo mondo (Parte 2: Tutti discepoli, tutti missionari §8).

Il Sinodo da valore a un cristianesimo della grazia. La fede nel segno della grazia si basa sull’esperienza di un amore incondizionato. Tutto è donato. Questa esperienza connota la missione della Chiesa. È dunque la fede nella possibilità di vivere con speranza, perché siamo preceduti e custoditi. Questo non per le nostre forze, ma per grazia.

La fede identificata con il dovere e persino quella solo identificata con l’impegno non hanno futuro e non parlano più alle persone di oggi. Né la prima né la seconda sono una figura di fede “missionaria”, cioè in grado di sorprendere, di interrogare, di convertire. Qualsiasi rinnovamento della pastorale non avrà esito se non avremo operato questa conversione e non saremo entrati in un orizzonte di grazia, quella grazia che ci rende responsabili e impegnati. In noi le persone hanno bisogno di vedere riflessa la gioia di una fede che ci porta alla testimonianza gratuita e all’impegno. Non una fede legata ai doveri e al volontarismo delle nostre forze. Ciò che non è da perdere è la presenza della chiesa in mezzo alla gente. L’accento va più su “comunità ecclesiali presenza in un dato territorio” che su “parrocchia come insieme di strutture”, anche se di qualche struttura avremo sempre bisogno.  A livello di organizzazione. Siamo chiamati a vivere comunità cristiane che abbiano la forma di rete, in grado di mettere a disposizione le risorse umane, economiche, organizzative disponibili. Tra le proposte: Si invitano le Chiese locali a individuare forme e occasioni in cui dare visibilità e riconoscimento comunitario ai carismi e ministeri che arricchiscono la comunità”.

I confini di una comunità diventano luoghi di scambio, ponti comunicativi. Ciascuna è un punto della rete che fa correre la comunicazione, facilita l’accesso alle risorse e contribuisce a metterle a disposizione. Confini più porosi permettono di concentrare le energie sull’essenziale, lasciando progressivamente perdere ciò che non lo è. La logica dello scambio e della messa in comune concentrando le energie su aspetti essenziali alla missione.  Di conseguenza si è sollecitati a coltivare una ministerialità diffusa, che sappia dire il senso delle cose di tutti i giorni, con capacità di ascolto, aiuto, solidarietà, rottura della tentazione dell’indifferenza. La prossimità nel quotidiano è figura di una chiesa missionaria.

A livello di proposte pastorali e catechistiche segnalo che ad intra deve tornare al centro l’ascolto condiviso della Parola di Dio e il suo condurre verso l’assemblea eucaristica domenicale. Ad extra vanno messi al centro gli adulti le famiglie e i giovani perché possano trovare spazi per sperimentarsi e mettere alla prova i sogni della loro vita.

È stato riaffermato l’imperativo del cristiano di non mancare di rispetto per la dignità di nessuna persona e il dovere della Chiesa di corrispondere alle «persone che sono o si sentono ferite o trascurate dalla Chiesa, che desiderano un luogo in cui tornare “a casa” e in cui sentirsi al sicuro, essere ascoltate e rispettate, senza temere di sentirsi giudicate».

Rinaldo Paganelli

 

Alcune foto dell’evento:

Catechisti oggi in Italia.

Indagine Mixed Mode a 50 anni dal “Documento Base”

Nella felice ricorrenza del 50° anniversario del Documento Base, Il Rinnovamento della Catechesi (1970), il presente volume raccoglie i risultati più significativi di un’indagine sui catechisti italiani promossa dall’Istituto di Catechetica dell’Università Pontificia Salesiana (Roma). Ciò che appare è una nitida istantanea fotografica della situazione di quelli che sono i principali educatori nella fede in Italia.

Il volume si apre con la Prefazione del sociologo Roberto Cipriani, la Presentazione del Card. Marcello Semeraro e l’Introduzione dei catecheti Ubaldo Montisci e Antonino Romano.

L’originalità della presente Ricerca (2017-2020), oltre all’aggiornamento della situazione, sta nella sua duplice strutturazione qualitativa, a cura di Emanuele Carbonara e Antonino Romano, e quantitativa, curata da Teresa Doni, secondo il Mixed Mode attuato mediante un’innovativa metodologia di ricerca di cui si rende ragione nella prima parte del volume. D’intesa con i curatori, l’interpretazione dei dati è stata effettuata da vari esperti e cultori di catechetica, alcuni dei quali hanno fatto parte del team della Ricerca sin dall’ideazione.

La situazione catechistica in Italia è stata scandagliata secondo varie prospettive che richiamano i capisaldi del Documento BaseCosa rimane del DB nella consapevolezza dei catechisti di oggi? (G. Ruta), La natura teologica, pedagogica e comunicativa della catechesi (S. Soreca), Una catechesi per l’integrazione e interiorizzazione del messaggio nella vita (L. Meddi), La catechesi in una pastorale integrata e la sua incidenza nella cultura (V. Bulgarelli), I catechisti italiani: identità e auto-percezione (R. Paganelli), Missione e immagine di Chiesa nei catechisti italiani (P. Triani), I molti volti della comunità educante (F. Vanotti), Competenze, metodo, pratiche (G. Barbon), Articolazione del messaggio cristiano (J.L. Moral), Linguaggio e catechesi (L. Donati Fogliazza). Infine, Ubaldo Montisci firma le Annotazioni conclusive e prospettive.

Il quadro che viene proposto offre la mappa e la bussola per rilanciare la catechesi in Italia nell’orizzonte della “nuova evangelizzazione” il cui volano è costituito dalla formazione dei catechisti e dalla promozione di comunità cristiane adulte, capaci di “generare” alla fede.

 

Istituto di Catechetica – Università Pontificia Salesiana

Catechisti oggi in Italia. Indagine Mixed Mode a 50 anni dal “Documento Base”

Collana: Catechetica, Educazione e Religione, n. 9

Anno di pubblicazione: 2021

Pagine: 308