Messaggio di Benedetto per la XX giornata mondiale del Malato

(11 FEBBRAIO 2012) «Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!» (Lc 17,19)

In occasione della XX giornata del malato vi proponiamo il Messaggio del Pontefice che ci invita a seguire il modello di Cristo, il quale “si è chinato sulle sofferenze materiali e spirituali dell’uomo”.

Il messaggio vuole essere un stimolo a riflettere sulla tendenza della nostra cultura ad emarginare le persone deboli e malate, là dove invece è necessario e quanto mai arricchente “Scoprire che la sofferenza è una risorsa”, e accostarsi ad essa è l’invito che viene rivolto ai giovani e a quanti operano nel settore sanitario, perchè il dolore dell’altro non ci deve far paura, ma il malato è come “un ospite di cui prendersi cura“.

Benedetto XVI afferma “Il compito principale della Chiesa è certamente l’annuncio del Regno di Dio, «ma proprio questo stesso annuncio deve essere un processo di guarigione: “… fasciare le piaghe dei cuori spezzati” (Is 61,1)» (ibid.), secondo l’incarico affidato da Gesù ai suoi discepoli (cfr Lc 9,1-2; Mt 10,1.5-14; Mc 6,7-13).

Il binomio tra salute fisica e rinnovamento dalle lacerazioni dell’anima ci aiuta quindi a comprendere meglio i «Sacramenti di guarigione».

Messaggio di Benedetto

Commenti al messaggio


Convegno di studio su “I beni storico-artistici delle diocesi: una risorsa per l’IRC”

Giovedì 23 febbraio 2012 Sede CEI di Via Aurelia 796

Una delle principali finalità della Scuola Italiana di ogni ordine e grado è quella di istruire, formare ed educare cittadini responsabili e consapevoli.

Una formazione così globale non può prescindere dalla conoscenza del patrimonio artistico italiano che, oltre ad essere una delle maggiori ricchezze del nostro Paese, è per la gran parte legato al cristianesimo cattolico che tanto ha influito e influenza la nostra cultura.

Programma del Seminario di Studio
ESONERO.pdf

VI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)

Prima Lettura
Lv 13,1-2.45-46

Dal libro del Levìtico

Il Signore parlò a Mosè e ad Aronne e disse: 
«Se qualcuno ha sulla pelle del corpo un tumore o una pustola o macchia bianca che faccia sospettare una piaga di lebbra, quel tale sarà condotto dal sacerdote Aronne o da qualcuno dei sacerdoti, suoi figli. 
Il lebbroso colpito da piaghe porterà vesti strappate e il capo scoperto; velato fino al labbro superiore, andrà gridando: “Impuro! Impuro!”. 
Sarà impuro finché durerà in lui il male; è impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento».

Salmo responsoriale (Sal 31)

Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall’angoscia.

Beato l’uomo a cui è tolta la colpa 
e coperto il peccato. 
Beato l’uomo a cui Dio non imputa il delitto 
e nel cui spirito non è inganno.

Ti ho fatto conoscere il mio peccato, 
non ho coperto la mia colpa. 
Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità» 
e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.

Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti! 
Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia!

Seconda Lettura
1Cor 10,31-11,1

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio. 
Non siate motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio; così come io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti, perché giungano alla salvezza. 
Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo.

Acclamazione al Vangelo
(Lc 7,16)

Alleluia, alleluia.

Un grande profeta è sorto tra noi, 
e Dio ha visitato il suo popolo.

Alleluia.

Vangelo: Mc 1,40-45

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. 
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». 
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.


commento al Vangelo

“Gesù nostro contemporaneo” dal 9-11 febbraio a Roma

Progetto culturale che il card. Camillo Ruini, presidente del Comitato Cei per il progetto culturale, ha definito l’evento internazionale che si svolge a Roma dal 9 all’11 febbraio.

Dire che Gesù è nostro contemporaneo – ha spiegato il card. Ruini ai giornalisti – non significa semplicemente rivendicarne l’attualità, ma dire molto di più, e cioè che Gesù è nostro contemporaneo proprio nella sua vicenda storica unica e irripetibile; non, quindi, semplicemente nel ricordo, o nel tentativo di modellare la nostra vita sulla sua, ma nella sua realtà. Questa è la posizione della fede, ed è su questo che vogliamo misurarci”.

L’obiettivo è quello di “riproporre tutto ciò su un piano culturale, che mostri che la fede non sia un salto nel vuoto: certo, c’è una componente di scelta libera, ma la fede è una scelta plausibile e ragionevole”.

Due le scelte di fondo del convegno: puntare sulla “figura storica” di Gesù, che “ha acquistato spessore e completezza”, come dimostra “la svolta nella ricerca storica su Gesù” che si è registrata negli ultimi dieci anni, ed evidenziare “l’attualità di Gesù, che emerge da una storia efficiente, che ha effetti e tuttora agisce, che da Lui è arrivata fino a noi, nella paradossale forma della Croce e della Resurrezione”. “Anche la storia dei discepoli di Gesù è una storia di Croce e Resurrezione”, ha fatto notare il cardinale: “Basti pensare al martirio, che accompagna la vicenda dei discepoli di Gesù e che anche oggi non è così raro”. Senza contare la “contiguità” con Gesù che “hanno molti uomini e molte donne”, come dimostrano molte biografie.

Il card. Ruini si è anche soffermato sul legame tra il primo evento internazionale organizzato dal Comitato Cei per il progetto culturale – “Dio oggi: con lui o senza di lui cambia tutto”, del 2009 – e quello che si svolgerà tra qualche giorno: “Il Dio in cui crediamo o non crediamo, in Italia ma anche in gran parte del mondo, è il Dio di Gesù Cristo, che ci è stato presentato da Gesù Cristo, con le sue parole e la sua vita. Se Gesù è importante per tanta gente, è perché la gente è convinta che abbia un rapporto speciale, unico con Dio. Gesù e Dio sono inseparabili, non solo per la fede ma anche per la cultura”.

Il primo a prendere la parola sarà il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della CEI. Dopo di lui, i cardinali Scola e Ravasi, i vescovi Sanna e Fisichella, studiosi quali Berger e Marion, Sequeri e Lutz.

In programma ci sono anche alcune testimonianze, a partire da quella del cardinale Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong.

All’iniziativa è collegata anche una mostra fotografica di Monika Bulaj (Auditorium della Conciliazione, dal 7 all’11 febbraio, ore 10-19), la presentazione di un cortometraggio inedito di Liliana Cavani e un dibattito sulla fede e l’arte contemporanea, a partire da un’opera dell’artista italo-argentino Raul Gabriel. Gesù e le donne; Gesù e i poveri; i giovani e Gesù sono invece i titoli di alcune delle tavole rotonde, animate da figure di spicco del mondo della cultura e della comunicazione.

Per prendere parte alle diverse sessioni dell’evento, ricco di dibattiti pubblici e momenti in contemporanea, ci si può iscrivere sul sito www.progettoculturale.it, da cui sarà possibile seguire in diretta il convegno in streaming, così come sul sito www.tv2000.it

Programma

Da: SIR Servizio informazione religiosa

APERTURA CONVEGNO: DISCORSO DEL CARD BAGNASCO: DEL 9/02/12  FEDE E CULTURA L’incontro che salva

DISCORSO DEL TEOLOGO TEDESCO  KLAUS BERGER: FEDE E CULTURA Gesù rende visibile Dio

INTERVISTE del 10/02/12

Proponiamo l’intervista a Jean-Luc Marion, fra i più autorevoli pensatori viventi su come il messaggio cristiano continua a stimolare ed irradiare, in modi anche imprevedibili, la filosofia contemporanea. Già docente presso prestigiose università europee e statunitensi, accademico di Francia, dei Lincei e membro del Pontificio Consiglio della Cultura, Marion parteciperà OGGI al grande convegno romano «Gesù nostro contemporaneo», intervenendo proprio su «La potenza e la gloria del sacrificio» (ore 15, Auditorium Conciliazione).

intervista

Almanya – La mia famiglia va in Germania

una commedia e una riflessione toccante in occasione della 34° Giornata per la vita

a cura di Arianna Prevedello

«Per educare i giovani alla vita occorrono adulti contenti del dono dell’esistenza, nei quali non prevalga il cinismo, il calcolo o la ricerca del potere, della carriera o del divertimento fine a se stesso. […] Molti giovani, in ogni genere di situazione umana e sociale, non aspettano altro che un adulto carico di simpatia per la vita che proponga loro senza facili moralismi e senza ipocrisie una strada per sperimentare l’affascinante avventura della vita».

Molte diocesi, comunità e gruppi ecclesiali è divenuta consuetudine celebrare, preparare o approfondire i contenuti della Giornata Nazionale per la vita anche attraverso la visione e la discussione di un’opera cinematografica.
A partire dal Messaggio per la 34° Giornata per la vita (5 febbraio 2012) a sostegno di queste iniziative proponiamo di seguito un’analisi-interpretazione del recente film Almanya – La mia famiglia va in Germania giunto sul grande schermo nel periodo natalizio e ancora attualmente in programmazione nei cinema d’essai tra cui molte sale della comunità (cinema parrocchiali).
Restare uniti è il desiderio che caratterizza l’esperienza della famiglia. La vicinanza affettiva è il sogno anche degli Yilmaz, emigrati in Germania dalla Turchia negli anni ’60 e giunti ormai alla terza generazione. In età di pensione il patriarca Hüseyin, protagonista del film tedesco e capostipite della ricca discendenza, si trova a fare i conti con un passaporto più che mai tedesco e una tenera nostalgia per l’Anatolia. La lontananza da casa avvertita dal nonno è tale da indurlo ad acquistare perfino una casa nel piccolo paesino d’origine senza nemmeno dirlo alla moglie. Anzi, pretendendo piuttosto di andarvi tutti (figli e nipoti) in vacanza al più presto. Il viaggio di ritorno in patria diviene uno spartito su cui scrivere anche le simpatiche note in flashback del lontano viaggio della speranza avvenuto decenni addietro verso la Germania.

Almanya è una commedia esilarante on the road capace di far emergere i valori universali su cui ogni persona ritrova il benessere e le risorse psicologiche per una vita ben piantata. Scritta da due giovani sorelle tedesche di origine turca, Yasemin e Nesrin Samdereli, Almanya recupera i ricordi di una della più imponenti comunità straniere della Germania. I tardivi ricongiungimenti, il cambio culturale per alcuni obbligato e da altri subito, la convivenza con una locale diversità religiosa e il possibile ritorno nella terra natia sono elementi che continuano a provocarla. Eppure, malgrado la complessità che la investono in ogni nuovo giorno di vita, dal nonno al nipotino tanta è la voglia di difendere l’imprescindibile legame familiare.
Se nel viaggio emergono le fatiche vissute dai figli di seconda generazione che si rimproverano l’un l’altro di non essersi stati accanto nei momenti difficili della vita, l’itinerario diventa anche l’occasione di un saluto e di una rinnovata accoglienza. L’addio al nonno che poco prima di arrivare a destinazione nel pulmino, che tanto ricorda quello del film Little miss sunshine, si spegne tra l’affetto dei suoi cari e l’abbraccio maturato proprio grazie alle parole del nonno per il bambino che la nipote non sposata porta in grembo. Un film toccante che sa spiegare al più giovane della famiglia come la vita nel suo epilogo evapori come l’acqua (l’esperienza della morte) e, al contempo, come la nascita di una nuova creatura sia un dono in qualunque condizione. Senza retorica i personaggi sperimentano come aprirsi alla vita significhi accrescere (e allargare con speranza e gratitudine) il legame familiare che ridona senso al loro stare al mondo. In Germania o in Turchia, fa lo stesso.

 

SCHEDA DEL FILM

DA: sdc sale della comunità

 

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VITA, GIOVANI PROTAGONISTI

 

 

 

 

 

 

 

In occasione della 34ª Giornata Nazionale per la vita, La trasmissione “A sua immagine” dedica la puntata al tema “Giovani aperti alla vita”.

In che modo possiamo educare le future generazioni alla ricerca della vera giovinezza, custodita in coloro che non si chiudono alla vita? Come è possibile valorizzare il dono della vita nella società contemporanea? In che modo i giovani si dispongono nei confronti della vita? Saranno questi i temi al centro del dibattito in trasmissione. Rosario Carello ne discuterà con i suoi ospiti in studio,in cui si ascolteranno numerose testimonianze di giovani aperti alla vita

da: trasmissione “a sua immagine” puntata del: 4/02/2012

SITO

 

Passione e progetto – Chiesa e scuola insieme per educare

(Saggistica Paoline)  di Lanciarotta Edmondo

Sollecitato dall’attenzione che la Chiesa italiana rivolge al tema attraverso gli Orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020, l’autore pone una riflessione critica sulla pastorale della scuola e dell’educazione in atto nelle comunità cristiane alla luce della cosiddetta «emergenza educativa», del magistero ecclesiale e della prassi pastorale, in modo da superare i punti deboli e far leva sui punti di forza di una pastorale organica o «integrata» di tutta la comunità cristiana, sempre più invitata a percepirsi come «comunità educativa».

Il libro affronta la «questione educativa oggi», resa particolarmente difficile dalle caratteristiche della società contemporanea occidentale; tratta dell’antico e fecondo legame nel tempo tra «scuola e Chiesa»; auspica un ritorno all’«educazione della persona». E infine, si interroga su come ripensare e rilanciare la «pastorale della scuola e dell’educazione» come azione di Chiesa, comunità educativa, per vocazione missionaria, a servizio di ogni uomo e di ogni donna, e come luogo di speranza nel mondo della scuola e dell’educazione.

Punti forti

Aiuta genitori, insegnanti, a capire quanto incida, nel processo educativo, la forza testimoniale dell’educatore.
Aiuta i sacerdoti, gli insegnanti di religione, a scoprire il nesso intrinseco tra evangelizzazione ed educazione, offrendo indicazioni concrete su possibili applicazioni delle linee che scaturiscono dagli Orientamenti pastorali della CEI per il 2010-2020.

Destinatari

Insegnanti/educatori/insegnanti di religione cattolica/sacerdoti/responsabili di istituti e congregazioni che hanno le scuole/Associazioni come: AIMC, FIDAE, AGE…

Autore

Edmondo Lanciarotta, sacerdote e parroco, è insegnante di religione, di etica e teologia dell’educazione presso la Sisf di Venezia (aggregata all’Ups di Roma). Dirige l’Ufficio Scuola, Educazione e Università della diocesi di Treviso ed è responsabile di Scuola, Educazione e Università per la Conferenza episcopale del Triveneto.

Convegno Nazionale “Educare alla vita buona del Vangelo a scuola e nella FP”

Roma 18-19 Febbraio 2012   AR.SO – Centro Congressi Via Aurelia 773 – Roma

Il Centro Studi per la Scuola Cattolica della CEI organizza nei giorni 17-19 febbraio 2012 un Convegno Nazionale sul tema “Educare alla vita buona del Vangelo a scuola e nella FP”. L’obiettivo è quello di ripensare il progetto educativo della scuola cattolica all’inizio del decennio degli Orientamenti Pastorali in modo da poter sperimentare e verificare nel periodo 2010-20 la nuova impostazione.


scheda di iscrizione (iscriversi al più presto)

Note Organizzative
Per esigenze organizzative  è indispensabile inviare la scheda di iscrizione entro DOMANI 9 febbraio al Centro Studi Scuola Cattolica n. di fax 0666398451 o all’indirizzo e-mail csscuola@chiesacattolica.it
Il Centro Congressi AR.S.O, ha messo a disposizione del CSSC  35  stanze per gli ospiti che intendono pernottare presso la struttura  a tariffe in convezione.
Prima della prenotazione è indispensabile contattare la segreteria del CSSC per verificare la disponibilità. La quota del servizio richiesto  va versata al momento dell’iscrizione  mentre i  pranzi del 18 e del 19 febbraio  sono offerti dal Centro Studi Scuola Cattolica. Ulteriori dettagli nelle note organizzative della scheda di iscrizione

Mons Crociata sulla scuola: “L’esame di maturità è occasione per mobilitare le risorse migliori di ognuno”

L’educazione, ad ogni tappa della crescita, non si compie se la relazione e la proposta educativa non riescono a risvegliare e a mobilitare tutte le risorse migliori che sono nella interiorità personale di ciascuno”. Lo ha detto mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, intervenendo oggi al seminario su “Il tempo dell’esame di maturità”, promosso da quattro Uffici Cei.

Per mons. Crociata, “c’è una sorta di paradosso nell’educazione, poiché chi cresce ha tutto e ha niente, nel senso che tutte le potenzialità sono in lui, come dotazione umana e come sostegno della grazia, ma nulla si attiva senza un processo educativo che veda come punto di riferimento figure di adulti e testimoni maturi per umanità e fede”.

“Nessuno sviluppo si mette in moto se non c’è qualcuno che dia occasione a chi cresce di prendere coscienza e di risvegliare il desiderio e la volontà di aprirsi alla vita e all’incontro con gli altri e con l’Altro”, ha ammonito il presule, secondo il quale “ricerca e risposta, desiderio e incontro hanno bisogno di incrociarsi, perché si compia il cammino verso la pienezza e la maturità umana”. In quest’ottica, il passaggio dell’esame di maturità rappresenta “uno snodo rilevante nel passaggio di un giovane alla fase decisiva della sua formazione personale; per questo va compreso con adeguata competenza e accompagnato con senso di responsabilità”.

da SIR Servizio informazione religiosa 3 Febbraio 2012

Auguri e riflessioni per i 50 anni del Concilio Vaticano II

ll 2 febbraio del 1962 Giovanni XXIII fissava la data di apertura del Concilio. La dolorosa “circostanza” della malattia, i cui sintomi aveva avvertito ben prima dell’apertura, non consentirono al Papa Buono di portare a termine la celebrazione del Concilio.
Ma la “macchina” da lui avviata andò avanti ugualmente fino a destino nel segno della continuità di Pietro e della sua Chiesa.

“Una storia di popolo e di volti. Il territorio, le analisi, le letture, l’informazione”

Sono  iniziate analisi, riflessioni e valutazioni sui cinquant’anni vissuti dall’inizio del Concilio Vaticano II e certamente nel corso dell’anno ci sarà un crescendo d’interventi da parte di storici, pastoralisti, teologi ed esperti di varie discipline.
Si prospetta una bella rilettura di un evento straordinario che ha posto un supplemento di responsabilità e di speranza nella storia della Chiesa e nella storia del mondo.
Il soffio del Concilio, come ogni soffio che viene da un’esperienza di fede e da un evento di Chiesa, non è mai un vento impetuoso che sradica alberi e scoperchia tetti.
È il proseguire di una brezza che ha accompagno l’umanità fin “dal principio” preferendo il linguaggio del silenzio, delle parole essenziali, dei gesti e dei volti. La Bibbia offre immagini stupende al riguardo.
La Chiesa ha amato da sempre questa comunicazione che anche oggi attraversa l’esperienza dell’uomo come un fiume carsico che scompare e improvvisamente appare là dove nessuno se lo aspetta.
Per cogliere questo scorrere nel tempo è necessario un ascolto intenso e umile perché due voci, quella di Dio e quella dell’uomo, entrano in dialogo tra di loro, in dialogo in una comunità credente, in dialogo con il mondo.
Allora, anche se indispensabile, non basta una grande professionalità giornalistica per capire e per raccontare cosa è accaduto dall’inizio del Concilio a oggi. Anche noi non abbiamo questa presunzione.
Vorremmo solo dire che accanto ai documenti del Concilio, che verranno ripresi in mano dagli esperti alla luce dei grandi cambiamenti che a tutti sono noti, c’è un popolo, ci sono i volti.
Non un popolo e dei volti generici ma un popolo e dei volti illuminati dalla luce di quella fede di cui il Concilio è stato e rimane una primizia, cioè un annunciatore e un anticipatore di nuovi frutti.
È davvero bello rivedere il percorso di cinquant’anni del Concilio nelle comunità parrocchiali e diocesane, nelle aggregazioni laicali, nelle testimonianze di speranza nei luoghi della sofferenza, dell’angoscia, dell’impegno e della festa.
Una storia di fragilità e umiltà rispetto a quella gridata del potere, una storia che potrebbe far sorridere qualcuno ma è la storia che rimane nel tempo, che origina nuova storia, che prende il sapore dell’eternità.
È qui che anche l’informazione religiosa, il giornalismo vaticanista vengono con grande rispetto interrogati dalla vita e dal pensiero di un popolo credente.
Ci sono le strade e le piazze che non sono meno importanti dei palazzi.
C’è un popolo la cui capacità di leggere e interpretare la storia e di pensare in grande si esprime nella concretezza del territorio dove i concetti e le parole trovano la loro giusta misura anche nella fatica e nella speranza quotidiane dei laici.
Il Concilio vive in questa presenza che sta con ancor più amore e responsabilità in un Paese che attraversa una crisi di fiducia e di futuro. Il Concilio vive in una comunità credente in cui il laicato “si declina” con l’inno alla carità di Paolo: paziente, benigno, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto ma si compiace della verità…
Sono parole intrise di vita che il Concilio ha ripreso e coniugato con i tempi moderni, parole che anche oggi illuminano la strada.

Paolo Bustaffa in SIR del 3-02-12

vedi anche: 50° del Concilio Vaticano II: il grande annuncio in Frontiera del 2-2-12